Non ci fu nessuna "Commissione Grandi Rischi", ma solo 7 amici al bar, che brindavano col Montepulciano all'osteria "De Bernardinis" su mandato di Bertolaso, alla faccia di 309 donne, uomini e bambini schiacciati dalla ragion di stato: un terremoto devastante prevedibile, ma la cui previsione era senz'altro poco conveniente.
Assoluzione definitiva quindi per Franco Barberi (presidente vicario della Commissione grandi rischi), Enzo Boschi (presidente dell’IGV), Giulio Selvaggi (direttore del Centro nazionale terremoti), Gian Michele Calvi (direttore di Eucentre e responsabile del Progetto Case), Claudio Eva (fisico) e Mauro Dolce (direttore ufficio rischio sismico di Protezione civile). Condanna confermata solo per De Bernardinis, il meno esperto di tutti che parlò per tutti, leggendo un copione già scritto... da Guido Bertolaso, all'epoca dei fatti capo della Protezione civile nazionale.
Ma anche l'inchiesta "Grandi Rischi bis", che vede Bertolaso rinviato a giudizio per omicidio colposo plurimo, rischia di essere archiviata per prescrizione dei termini (la prossima udienza è fissata per il 4 marzo 2016).
L'inchiesta "Grandi Rischi bis" è stata avviata dalla polizia giudiziaria dopo la diffusione di una telefonata intercettata tra Bertolaso e l'ex
assessore alla Protezione civile della Regione Abruzzo Daniela Stati,
uscita, invece, dall'inchiesta. A volere la riunione della Commissione
Grandi Rischi fu proprio Bertolaso, dopo che il 30 marzo 2009 in città
si registrò un terremoto di magnitudo 4.1.
A seguito di due richieste di
archiviazione avanzate dalla Procura della Repubblica dell'Aquila e
respinte dal giudice delle indagini preliminari, il fascicolo è passato
alla Procura Generale e l'indagine è stata gestita proprio dal pg Romolo Como.
Secondo l'avvocato generale e il sostituto Domenico Castellani,
l'accusa verso Bertolaso è consistita "nell'intento di contrastare
comunque pretesi allarmismi per la previsione di un grave evento sismico
e di correggere, perché esageratamente ottimista, un comunicato diffuso
dalla Protezione civile della Regione nel senso che non erano più
previste scosse di alcun genere, cosa da non dire in quanto si sarebbe
rilevata un boomerang in caso di altre scosse. Bertolaso convocava di
sua iniziativa una riunione della commissione per mettere a tacere le
voci allarmistiche e rassicurare la popolazione".
Nel mirino la telefonata con l'ex assessore regionale alla protezione civile Daniela Stati, scagionata. La
telefonata è del 30 marzo: l'ex numero uno della Protezione civile
informa l'assessora che il giorno dopo si sarebbe tenuta una riunione
della Commissione Grandi Rischi, invitandola a mettersi d'accordo con il
suo vice, Bernardo De Bernardinis. Una riunione necessaria per fare il
punto "su questa vicenda dello sciame sismico che continua (era iniziato
tra dicembre e gennaio 2014, ndr), in modo da zittire subito qualsiasi
imbecille, placare illazioni, preoccupazioni ecc".
Bertolaso, poi, rimprovera la Stati per
un comunicato stampa diffuso dalla Regione che rassicurava gli aquilani
spaventati dopo la scossa di magnitudo 4.1 e nel quale,
sostanzialmente, si diceva che non erano previste altre scosse di
terremoto. "Non si dicono mai queste cose quando si parla di terremoti -
sottolinea Bertolaso - neanche sotto tortura, perché se tra due ore c'è
una scossa che cosa dicono i tuoi? Bisogna essere prudentissimi",
aggiunge al telefono.
"Farò venire a L'Aquila i
massimi esperti di terremoto e loro diranno che è una situazione
normale, sono fenomeni che si verificano, meglio che ci siano cento
scosse di 4 scala Richter piuttosto che il silenzio perché cento scosse
servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa quella che fa
male. Hai capito? Ora parla con De Bernardinis, decidete dove
fare questa riunione domani. Poi fatelo sapere che ci sarà questa
riunione che non è perché siamo spaventati o preoccupati ma è perché
vogliamo tranquillizzare la gente e invece che parlare io e te facciamo
parlare i massimi scienziati nel campo della sismologia. Io non vengo -
prosegue la conversazione -. Li faccio venire da te a L'Aquila, o da te o
in prefettura, decidete voi a me non frega niente, di modo che è più
un'operazione mediatica. Hai capito?".
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