(da Sole 24 ore) - Il segnale più eclatante è arrivato dalla Polonia, pronta a rimettere in discussione gli impegni assunti in ambito europeo sulle quote di immigrati da ricollocare. «Gli attacchi - ha dichiarato Konrad Szymanski, futuro ministro per gli Affari europei del nuovo governo conservatore - implicano la necessità di rivedere profondamente la politica europea nei confronti della crisi migratoria. Noi accoglieremo i rifugiati solo se avremo garanzie sul fronte della sicurezza»...
Berlino, che aveva reintrodotto i controlli alle frontiere il 13 settembre, ha peraltro già esteso da due a sei mesi la sospensione degli accordi di Schengen sulla libera circolazione delle persone all’interno dell’area...
Una stretta sui controlli alle frontiere, in particolare quelle con la Francia, è stata intanto decisa da diversi governi: Belgio, Olanda, Gran Bretagna, Bulgaria, Svizzera.
Gli attentati di Parigi hanno poi, inevitabilmente, rafforzato le richieste dei leader populisti di tutta Europa di fermare i flussi migratori. La Francia riprenda il controllo permanente dei suoi confini - ha ammonito la leader del Front National, Marine Le Pen - e «annienti il fondamentalismo islamico». In Olanda il leader islamofobo del Partito della libertà (Pvv), Geert Wilders, ha invitato il governo a chiudere immediatamente i confini, accusando le autorità di negare i legami tra immigrazione e terrorismo. E il premier slovacco Robert Fico, nazionalista di centrosinistra contrario alle quote, ha esplicitato ciò che molti, non solo tra i partiti populisti, temono: il rischio che tra i tanti immigrati che hanno raggiunto l’Europa si siano infiltrati militanti dell’Isis...
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