Hamaika herri borroka bakarra -Tanti popoli un' unica lotta
Parlare di Paesi Baschi vuol dire parlare di noi.
Questo è vero da sempre e appare ancora di più con il passare degli
eventi e delle fasi politiche. Il paese negato si trova al centro di
quella Europa dove la dittatura della finanza impone controllo e crisi
senza risparmiare nessuno. In particolare i baschi devono subire le
politiche di attacco ai diritti sociali e nazionali da parte di due
governi, spagnolo e francese. Anomalia che si aggiunge al fatto che
questi stati e le loro forze di polizia occupano e militarizzano gran
parte del territorio in questione. La richiesta di autodeterminazione è
un'urgenza democratica, che non solo affonda le proprie radici in una
diversità culturale e politica storica, ma che oggi appare anche come
l'unica possibile uscita dalla crisi, attraverso la costruzione di un
modello sociale e politico altro, di ispirazione socialista che nel
contesto basco ha da tempo creato le condizioni strutturali e di massa
per concretizzarsi.
L'attualità del Paese basco è data anche dal fervente dibattito che lì si sta sviluppando circa la fase politica in corso.
Abbandonata la lotta armata, il movimento indipendentista basco sta
ridefinendo l'assetto interno di una composizione complessa ed unica nel
quadro della sinistra europea. Fanno parte del movimento in modo
organico l'organizzazione giovanile Ernai, il sindacato di classe LAB e un partito politico come SORTU.
A questi si devono aggiungere le associazioni di massa, le
occupazioni,i collettivi contro lo sfruttamente del territorio, i
movimenti sociali, collettivi e associazioni culturali per la difesa
della lingua e della culutra basca, le organizzazioni che si occupano di
internazionalismo e dei pres@s politici, e i pres@s stessi, organizzati
in collettivo politico,l' EPPK, che vuole partecipare attivamente alla vita politica e sociale di Euskal Herria.
La solidarietà con i Paesi Baschi si alimenta e si rinnova nella connessione delle lotte di oggi.
Una discussione sulla repressione o la militarizzazione dei territori,
ovunque si faccia, deve tenere in considerazione anche quello che accade
quotidianamente nei Paesi Baschi I comitati contro il TAV che si sono
determinati in Val di Susa e in Euskal Herria si conoscono, si parlano,
si scambiano conoscenza, strumenti ed esperienze di lotta, perché più
intensi e simili tra loro di quelli sviluppati altrove contro l'alta
velocità. Il dibattito che sta nascendo sulla tortura e sull'amnistia
nel contesto italiano, può attingere dalla triste esperienza fatta dai
movimenti baschi in questi lunghi decenni.
Insomma parlare di Paesi Baschi vuol dire parlare di noi.
Ad
ottobre si è scatenata la macchina repressiva dello Stato spagnolo,
senza che questo rappresenti una novità con il passato, nonostante il
nuovo scenario di superamento della lotta armata iniziato ormai da ben
due anni. Sono stati arrestati 18 compagn@ di Herrira,
l'organizzazione basca che lotta per i diritti e la liberazione dei
pres@s politici, con l'accusa di sostegno alla lotta armata. In
particolare gli viene contestato l'organizzazione di ONGI ETORRI, atti
politici di benvenuto che si celebrano in occasione della scarcerazione
dei\delle prigionier@. Sono stati rilasciati una settimana dopo in
libertà condizionale in attesa del processo. La notte di domenica 13
ottobre dopo un intervento violento e diverse cariche è stato rotto il
muro del popolo (HERRI HARRESIA) a Iruna. La città si era stretta,
infatti, intorno a Luis Goñi, giovane condannato a sei anni di
detenzione per appartenenza all'organizzazione giovanile della sinistra
indipendentista, SEGI. Tutto ciò non ha purtroppo
impedito l'arresto, anzi ha dato il via alla settimana dei grandi
processi contro il movimento indipendentista basco: quasi 200 compagn@,
giovani, responsabili di partiti, di associazioni, di herriko taberna
sono coinvolt@ nell'operazione, basata sul solito copione accusatorio
del tutto è ETA. In questo caso l'accusa richiede più di 400 anni di carcere complessivo.
La
Spagna ha però subito da poco un duro colpo. La Corte Europea dei
Diritti dell'Uomo di Strasburgo ha condannato definitivamente la
dottrina Parot, che prevede l'allungamento arbitrario delle condanne,
creando delle situazioni di ergastolo di fatto, pur essendo questo
formalmente vietato dall'ordinamento spagnolo. In seguito alla
sentenza di Strasburgo è stata scarcerata Ines del Rio, dopo 26 anni di
prigionia, e si delinea la possibilità di liberare in questo modo quasi
60 pres@s politic@ considerati storici. Non si è fatta attendere la
risposta di Madrid, dove hanno manifestato contro questa decisione la
destra estrema e parte del governo, per ribadire la loro contrarietà
alla liberazione dei\delle prigionier@ ma soprattutto ad ogni progetto
di autodeterminazione e liberazione sociale; la loro soluzione continua
ad essere giustizia per una fine con vincitori e vinti. Il mese si è
chiuso con la decisioni dei\delle prigionier@ politic@ baschi detenuti
nel carcere di Siviglia II di iniziare uno sciopero della fame per le
gravi condizioni di vita a cui sono costretti all'interno della
prigione.
Novembre, dunque, si prevede come un mese particolarmente significativo e vogliamo attraversarlo in modo attivo e solidale.
· Il primo appuntamento sarà quello dell'11,
in cui saremo a Madrid, dove di fronte ai giudici dell'Audiencia
Nacional saranno processati Lander e Aingeru. Questo processo si basa su
una finta testimonianza estorta sotto tortura, come ha potuto
documentare nel suo ultimo rapporto sulla Spagna, anche il Relatore
Speciale dell'ONU contro la Tortura, Theo Van Boven. La Spagna è stata
più volte condannata per aver violato i diritti dell'uomo ma continua
noncurante a torturare e a proseguire con i processi politici contro la
dissidenza sociale e politica basca. Saremo a Madrid e in diverse piazze
in Italia per denunciare le politiche repressive
spagnole e francesi e chiedere la liberazione dei nostri compagni,
rilanciando una soluzione collettiva per il ritorno a casa di tutte e
tutti i priginier@ e gli esiliat@. Entrambi sono già detenuti, Lander in
particolare ha vissuto negli ultimi due anni a Roma, in modo attivo e
militante, contribuendo all'inizio di un percorso che ha rimesso in
agenda la questione basca nella città. Ad aprile è stato estradato, con
la complicità delle autorità italiane, dopo 10 mesi di arresti
domiciliari. Anche in questa occasione non li lasceremo soli.
· A metà novembre saranno in Italia delle/i compagn@ di SEGI.
Hanno ottenuto un permesso speciale per questo viaggio, sono infatti
parte del maxi-processo 26\11, un vero e proprio processo politico che
coinvolge circa quaranta giovani baschi senza accusa di reati specifici.
Parte di loro ha già scontato complessivamente 50 anni di detenzione
preventiva, ma rischiano altri 240 anni solo per aver fatto parte di un
organizzazione giovanile indipendentista che la Spagna ha dichiarato
illegale. In questi giorni stiamo organizzando delle iniziative
pubbliche per incontrali e confrontarci con loro su temi comuni come le
lotte sociali e la repressione. Con loro organizzeremo dibattiti e incontri
· Altra data sulla quale si concentreranno iniziative sarà quella del 18 novembre
in cui ci sarà il processo contro quattro militanti del movimento NO
TAV basco. Due anni fa durante un incontro della comunità di lavoro dei
Pirenei a Tolosa tirarono una torta in faccia alla presidentessa
dellaNavarra, Yolanda Barcina, esponente della destra reazionaria e tra i
principali responsabili dell'imposizione del treno ad alta velocità nei
Paesi Baschi. Per questo rischiano condanne tra i 5 e i 9 anni, e anche
in questo caso faremo sentire la nostra voce e la nostra solidarietà
con le/gli accusate/i
Parlare dei Paesi Baschi vuol dire
parlare di noi, ne siamo sempre più convint@. Vi invitiamo a partecipare
alle prossime iniziative proposte, a contribuire e sostenere i nostri
comitati a moltiplicare i momenti di incontro e dibattito ovunque, a
promuovere e aderire agli appelli e convocazioni che ci saranno.
La
solidarietà non si arresta e, come ci insegna il popolo basco, solo
goccia dopo goccia e con l'impegno di tutte e tutti, si forma un mare.
TANTAZ TANTA, EUSKAL PRESO ETA IHESLARIENEN ESKUBIDEEN ALDE
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