Importanti processi per le morti di operai sul lavoro, per stragi di cittadini dovuti alla responsabilità dei padroni, si stanno tenendo in questi giorni.
E' difficile ottenere giustizia dai Tribunali perchè i padroni hanno leggi dalla loro parte e molti soldi per pagarsi la propria difesa, ma quando ci sono state delle pesanti condanne come la ThyssenKrupp ed Eternit molto ha
influito la mobilitazione dei comitati dei famigliari, dei lavoratori, di tutti coloro che si battono contro i padroni assassini.
La Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e sui territori fa appello alla massima partecipazione davanti ai Tribunali dove si tengono i processi e alla mobilitazione in tutte le forme nelle città e
nei luoghi di lavoro perchè i padroni criminali vengano condannati con pesanti pene.
Portiamo la solidarietà e continuiamo la lotta assieme ai famigliari delle vittime della strage di Viareggio all' inizio del processo per la strage ferroviaria
del 29 giugno 2009 che ha ucciso nelle loro case 32 persone in una notte,decine di feriti e la distruzione di un'intero quartiere: 33 imputati tra cui l'amministratore delegato di Ferrovie, Mauro Moretti.
Vogliamo che vengano processati e condannati i padroni colpevoli per le stragi di amianto: dopo l'Eternit di Casale Monferrato, in questi giorni la Procura di Ivrea haaperto un'inchiesta sull'Olivetti e, al momento, sono più di 20 gli indagati traindustriali e manager, tra cui De Benedetti e il banchiere ex ministro,Passera.
A Ravenna si sta preparando il maxi-processo per 25 dirigenti dell'Enichem. per l'amianto,
mentre si processano militanti della RETE per avere protestato davanti l'agenzia interinale che ha mandato
a morire il giovane operaio Luca Vertullo, schiacciato da un rimorchio alsuo primo giorno di lavoro. Al processo contro i padroni assassini ci sono state 11 assoluzioni e 3 lievi condanne.
Non accettiamo la giustizia negata per la strage Umbria Olii con 4 operai morti il 25 novembre del 2006: la sentenza della Corte di Appello di Perugia 8 Novembre 2013 ha ridotto la condanna per il padrone assassino, ha condannato per "concorso di colpa" gli operai uccisi sul lavoro e ha ridottoi risarcimenti ai famigliari delle vittime
Nei loro Tribunali i padroni non pagano caro
ma solo con la lotta pagheranno tutto!
Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e sul territorio
bastamortesullavoro@gmail.com
da Milano
MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO GLI ASSASSINI SUI POSTI DI LAVORO IN NOME DEL PROFITTO!
Mentre si apre il processo a Ravenna contro attivisti della Rete che, giustamente, nel 2008 occuparono l’Agenzia di lavoro interinale – Intempo- gestita dalla Cgil, che aveva mandato a morire, al Porto di Ravenna, il giovanissimo operaio Luca Vertullo, al suo 1° giorno di lavoro. Un processo dove i carnefici si ergono a giudici e accusano chi lotta per il Diritto a Vivere e non morire per gli sporchi guadagni dei padroni. Una triste verità che conosciamo bene e che condividiamo con i famigliari delle tante vite operai bruciate-schiacciate-avvelenate-asfissiate da questo putrido sistema. Ma noi rivendichiamo questa battaglia, come rivendichiamo e sosteniamo tutti coloro che si battono per avere Verità e Giustizia. La vostra arroganza, la vostra impunità, non ci faranno fare un passo indietro. Anzi abbiamo molto da fare per sostenere i familiari-le Associazioni che si battono per avere Giustizia nel processo che si è aperto per la Strage di Viareggio del 2009.
E' emersa la vicenda Amianto all’Olivetti, i cui vertici, De Benedetti
e Passera, sapevano sin dal 1977 che stavano avvelenando i
lavoratori. Questa vicenda ci “ricorda” che questa Regione, la
Lombardia, è piena di tanti casi Olivetti, che non possiamo gettare
nel dimenticatoio e che chiamano tutti alla lotta: la Pirelli di
Milano; la discarica di Cappella Cantone; la ex Breda Fucine; la
Falk; il Palazzo del Comune milanese di via Melchiorre Gioia/ang.
Pirelli; la Scala; i vagoni e le officine dell’ATM; l’Eternit di
Broni; le Case Aler dal quartiere Corvetto al Gratosoglio; la tanto
declamata “Città della Salute” (che dovrebbe accorpare due
eccellenze, meglio dire ridimensionare, come Istituto Besta e
l’Istituto Tumori, di Milano) che dovrebbe sorgere nella ex area
Falk di Sesto San Giovanni, altamente inquinata e mai bonificata; e
purtroppo la lista è infinita.
La Corte d’Appello di Perugia intanto ha ridotto la
condanna per il padrone assassino della Umbria Olii (4 operai
uccisi), a Milano il proprietario dell’Eureco di Paderno Dugnano
–Giovanni Merlino-, è libero di continuare nei sui sporchi affari
dopo che nel 2010 ha Bruciato la vita di 4 operai e non pagato manco
i miseri risarcimenti. Questa impunità si chiama: Connivenza e
copertura della politica, da destra a sinistra, e degli organi
preposti al controllo, ma anche la, loro, giustizia che rifiuta la
costituzione di parte civile del Comitato di sostegno familiari
vittime Eureco e Associazioni come l’AIEA e Medicina Democratica.
In questi sono i
giorni in cui sono stati pubblicati i dati sugli incidenti e i morti
sul lavoro dall’inizio dell’anno, 518, e dove come sempre non
vengono considerati quelli in itinere o fatti passare per incidenti
stradali o camuffati da malattia. Ebbene questa Regione si può
vantare per l’ennesima volta di essere al primo posto, 64 in tutto,
di cui 15 a Brescia; 12 a Milano; 7 a Pavia; 6 a Bergamo e
altrettanti a Como; 5 a Sondrio; ecc. Eppure il governo, Comune,
Provincia, Regione, sindacati conniventi e imprese blaterano di
Lavoro Sicuro per portare a compimento Expo 2015, quando non passa
giorno che non venga fuori infiltrazioni mafiose-mazzette-lavoro
nero, dove, come per tutte le cosiddette grandi opere, la Lega delle
Cooperative fa la parte del leone. E quando tutti sanno che i primi
sponsor sono inquisiti e che anziché stare in galera siedono in
Parlamento, come Formigoni.
Noi non accettiamo questo
stato di cose presenti e rilanciamo l’appello ad Associazioni,
Comitati, RLS, sindacalisti non conniventi, ad unirsi in questa
battaglia di Civiltà.
Rete Nazionale per la
Sicurezza e la Salute sui Posti di Lavoro e sui Territori Nodo
Milano/Bergamo
retesicurezzamilano@gmail.com;
cell. 338-7211377
a Taranto
la Rete rilancia dalla fabbrica della morte ILVA
la piattaforma particolare e la piattaforma generale
la piattaforma particolare e la piattaforma generale
Su ILVA:
- Messa a norma radicale e d’emergenza dell’azienda, da imporre a
qualsiasi proprietà, Riva, nuovi assetti, Stato, con i fondi necessari
prelevati dai profitti dei padroni, con misure anche di esproprio senza
indennizzo;
- questa messa a norma avvenga con l’utilizzo pieno di tutti gli attuali
operai dell’Ilva nei lavori di bonifica, garantendo il salario pieno –
anche per l'indotto;
- dare potere di proposta e di controllo agli operai dell’Ilva sui lavori da fare e sulla tempistica di essi;
- riduzione dell’orario del lavoro nella siderurgia e negli impianti
inquinanti e per il riconoscimento dei benefici pensionistici da lavori
usuranti per tutti gli operai operanti nella zona industriale e ai
Tamburi, in particolare per i lavoratori cimiteriali;
- sviluppo di un piano di bonifica di Taranto e del territorio, a
partire dal quartiere Tamburi, con massicci investimenti dello Stato;
- piano sanitario d’emergenza per Taranto per monitorare salute dei
cittadini, malattie professionali, strutture ospedaliere (affidate ad
Emergency), in grado di intervenire con le migliori cure e tecnologie
esistenti; cure gratuite;
- processo rapido ai responsabili del disastro ambientale e sanitario secondo il modello realizzato per Eternit;
costituzione di parte civile associata di lavoratori e cittadini per giusti risarcimenti nei processi;
Su tutte le grandi realtà industriali a Taranto, in particolare ENI
- potenziamento del ruolo degli Rls in fabbrica da eleggere sui posti di
lavoro tra tutti i lavoratori indipendentemente dalle sigle sindacali
- postazione ispettiva in tutti gli impianti industriali come l’Ilva, Eni, ecc.
- corsie preferenziali per i processi aventi oggetto sicurezza e salute sui posti di lavoro e tutela ambientale sul territorio
- costituzione automatica di parte civile per tutte le associazioni familiari, sindacali, ambientali
- fondo di sostegno per i familiari delle vittime del lavoro.
da Palermo
È di qualche giorno fa l'ultimo morto sul lavoro in Sicilia (un muratore di
37 anni), che purtroppo si aggiunge ai circa 40 dall'inizio dell'anno solo
nella nostra isola: sono già oltre 500 in tutta Italia (escluso quelli che
muoiono lungo la strada per raggiungere o ritornare dal lavoro che
sono altrettanto). Ogni volta davanti a queste notizie (che riguardano
in percentuale maggiore agricoltura e edilizia ma in pratica quasi tutti
i settori lavorativi) tutti si dicono scandalizzati e indignati,
dalle istituzioni ai sindacati confederali, ma nella sostanza non muovo un
dito, fanno in modo sempre che sia qualcun altro ad occuparsi di questo
tragico problema sociale.
Le lavoratrici e i lavoratori vengono
lasciati soli a sbrigarsela con il padrone o il dirigente di turno che
talvolta vengono messi sotto processo per la non applicazione delle leggi
sulla sicurezza e che raramente pagano per questi, che per noi dovrebbero
essere considerati omicidi premeditati e puniti di
conseguenza.Lo spettro della disoccupazione e la precarietà senza fine, e il tantissimo lavoro nero, costringono spesso questi lavoratori, e di conseguenza le loro famiglie, a subire condizioni di lavoro inaccettabili per un paese civile. Come per le tantissime cause intentate da lavoratori e organizzazioni per esempio sulle morti causate da disastri ambientali (vedi il polo petrolchimico Gela-Priolo-Augusta o la raffineria di Milazzo) che si perdono per anni nei meandri dei palazzi di giustizia. A tutto questo si aggiunge in Sicilia la burocrazia e la confusione tra le funzioni dei diversi enti che dovrebbero sovrintendere alla sicurezza e al rispetto delle leggi. Se a livello nazionale i parenti delle vittime del lavoro (Thyssen, Umbria Olii, Viareggio, Mecnavi, Mineo, Molfetta e i tantissimi altri a gruppo o individuali) aspettano ancora giustizia e vanno seguendo i vari processi in corso rivivendo la tragedia ogni volta, le tanto sbandierate politiche di controllo e prevenzione e i “protocolli” vari firmati dai responsabili della Regione Siciliana non hanno impedito affatto che la nostra isola
risulti seconda in questa allucinante classifica di morti sul lavoro, e questo nonostante la crisi che ha portato ad un calo di attività aziendale, tale da far parlare di desertificazione industriale! Meno persone al lavoro
e più morti sul lavoro! È questa verità che dimostra quanto poco vengano applicate le leggi sulla sicurezza.
A questo si aggiunge
lo stato a dir poco disastroso delle strutture pubbliche, dalle scuole agli
ospedali, dalle strade alle discariche che rappresentano un pericolo costante
per la salute e un lento avvelenamento della vita collettiva.
A
livello locale, siamo impegnati in particolare in questo momento, in
una complessa attività fatta di manifestazioni e denunce a tutti i livelli,
che tocca le condizioni di lavoro dei lavoratori e lo stato
delleinfrastrutture del Policlinico di Palermo.
La Rete nazionale
per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e sui territori domani ha
indetto una giornata nazionale di mobilitazione, che vuole essere anche un
appello, per un raccordo tra le tantissime lotte in corso al fine di
sviluppare in tutto il paese una capacità di risposta che riesca a
contrastare la precarietà che produce morti, il menefreghismo delle
istituzioni, la criminalità intrinseca dei padroni e di tutti coloro che non
tengono conto della vita di chi lavora per vivere non applicando le leggi
sulla sicurezza: una mobilitazione capace di pretendere verità e giustizia
per tutti i lavoratori uccisi per il profitto dei padroni.
Per
la Sicilia retesicurezzalavorosicilia@gmail.com
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