domenica 10 novembre 2013

pc 10 novembre - contro la repressione delle lotte degli operai della logistica

Verso l'epilogo il primo processo penale contro gli operai di Basiano

Si arriverà così, il 6 dicembre, alle 13,00 alla discussione finale da cui prenderà poi corpo la sentenza finale. 


E' passato ormai un anno e mezzo da quel 11 giugno 2012, quando la santa alleanza filo-padronale concentrava la sua mattanza sociale in un'azione politico-militare finalizzata a stroncare la resistenza di un'ottantina di operai delle cooperative Bergamasca e Alma, che cercavano di difendere  posto di lavoro e minimi salariali davanti ai cancelli del "Gigante" a Basiano, nella cintura nord-est di Milano 60 licenziamenti, 20 feriti e altrettanti arrestati fu il responso del bollettino della guerra scatenata dal fronte padronale.
Si trattò indubbiamente di una sconfitta del neonato movimento dei facchini che da allora, per 17 mesi, non ha più smesso di espandersi, di proseguire sulla strada offensiva degli scioperi e dell'autorganizzazione dal basso, dimostrando a scettici e manichei che, certe sconfitte, sono fondamentali affinchè il movimento operaio riesca a costruire la sua forza reale.

Lontana da ogni tipo di riflettore si è chiusa, questa mattina, la fase degli interrogatori nel processo a Mohamed Hesham (per chi avesse dimenticato,  o non avesse mai saputo prima qui il link col video trasmesso dai TG nazionali, in cui si vede chiaramente come Mohammed sia effettivamente colpevole di aver daneggiato a testate una proprietà pubblica come sono i manganelli dei carabinieri).

Poco ci interessa adesso ripercorrere le tappe sindacali (forzatissime) che produssero i tentativi di resistenza di Basiano.
Molto di più invece ci pare opportuno, attrezzarci per trasformare, anche le aule della giustizia borghese, in terreni di battaglia politica contro un sitema intero di sfruttamento che, giunto forse ad uno deim suoi apici storici di crisi economica, pare incapace di trovare risposte politiche adeguate e che, anche nel ricorso alla repressione, non sembra mostrare quella decisione e capacità di intervento che appartiene al suo passato più o meno recente.

E così, come è stato per le lotte contro i CIE, come avvenuto nelle ultime udienze del processo Origgio, e come si è ripetuto stamattina a Milano, le istanze delle lotte cominciano a entrare nelle aule del tribunale e, in qualche modo, mettere in discussione il tecnicismo burocratico statale che finisce (praticamernte sempre) per dare ragione all'operato delle forze dell'ordine e degli apparati repressivi, ligi difensori dell'ordine costituto, garanti armati della sicurezza e dell'ordine così voluto dai padroni e da tutti i loro accoliti piccolo-borghesi (che purtroppo permeano ancora anche le fila operaie e proletarie).


Coscienti che senza memoria non c'è futuro e che, come già in altre occasioni, l'arma della solidarietà ha potuto svolgere il suo ruolo attivo, si ritiene più che opportuna una presenza "di massa" a cercare di segnare il necessario "isolamento" del fronte padronale di fronte alle lotte proletarie che si sviluppano.
A differenza di altre volte le premesse, anche giuridiche, sembrano buone.
Il video della mattanza ha evidentemente inciso, così come le nefandezze che portarono al licenziamento di massa del giugno 2012. Con un pizzico di enfasi ci permettiamo di dire: cerchiamo di dare una spallata vincente e di portare a casa un'assoluzione piena nel primo dei 19 processi che si dovranno affrontare sulla vicenda Basiano.

Appuntamento all'aula 11 del tribunale di Milano.
9 novembre 2013  - S.I. Cobas

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