mercoledì 22 maggio 2013

pc 22 maggio - Don Gallo è morto - il saluto e il rispetto di proletari comunisti al prete della denuncia e lotta contro lo Stato di polizia G8 Genova 2001, la guerra imperialista, la Chiesa del potere, il potere dei ricchi.

Il sacerdote è mancato nella Comunità di San Benedetto. Aveva 84 anni. Le sue condizioni erano improvvisamente peggiorate dopo i tre giorni di ricovero in ospedale 

. Ha ceduto il suo cuore, il cuore che tanta parte ha avuto nella  sua storia di prete.

È morto Don Gallo, il prete partigiano

Don Andrea Gallo era nato a Genova nel 1928
Andrea Gallo nasce a Sampierdarena, il 18 luglio del 1928. Cresce negli oratori e durante la guerra fa il partigiano al comando del fratello  Così come terrà l’orazione funebre per Paride Batini, leader dei portuali genevesi cantando alla fine «Bandiera Rossa» con la vedova e i familiariNel 1953 chiede di partire per le missioni e viene mandato in Brasile a San Paulo dove compie studi teologici: la dittatura che vigeva in Brasile, lo costringe, in un clima per lui insopportabile, a ritornare in Italia l’anno dopo.
Prosegue gli studi ad Ivrea e viene ordinato sacerdote il 1 luglio 1959. Un anno dopo è cappellano alla nave scuola della Garaventa, noto riformatorio per minori: in questa esperienza cerca di introdurre una impostazione educativa diversa, dove fiducia e libertà tentavano di prendere il posto di metodi unicamente repressivi; i ragazzi parlavano con entusiasmo di questo prete che permetteva loro di uscire, poter andare al cinema e vivere momenti comuni di piccola autogestione, lontani dall’unico concetto fino allora costruito, cioè quello dell’espiazione della pena.

Rimosso dall’incarico dopo tre anni senza spiegazioni nel ’64 Andrea decide di lasciare la congregazione salesiana chiedendo di entrare nella diocesi genovese: «La congregazione salesiana, raccontava Andrea, si era istituzionalizzata e mi impediva di vivere pienamente la vocazione sacerdotale». Viene inviato a Capraia e nominato cappellano del carcere. Due mesi dopo è destinato in qualità di vice parroco alla chiesa del Carmine dove rimarrà fino al 1970, l’anno in cui il sacerdore che radunava intorno a sé i ragazzi con l’eskimo e no e predicava «con il vangelo in una mano e il giornale nell’altra» la fa davvero grossa per l’allora arcivescovo di Genova, cardinale Giuseppe Siri: prendendo spunto dalla scoperta di una fumeria di hashish nel quartiere borghese ricorda nella predica che sono più diffuse altre droghe, per esempio quelle del linguaggio, grazie alle quali un ragazzo può diventare «inadatto agli studi» se figlio di povera gente, oppure un bombardamento di popolazioni inermi può diventare «azione a difesa della libertà». Una posizione, sommata a quella a favore del divorzio nell’anno del referendum, che fa di don Andrea un personaggio da titolo su Le Monde: «Manifestation contre l’archeveque de Genes». Perchè la Curia vuole allontanare il sacerdote scomodo, punto di riferimento per i militanti della nuova sinistra e non solo (ma sempre nei ranghi dell’obbedienza e del rispetto delle gerarchie ecclesiastiche, infatti non sarà mai sospeso «a divinis») e i parrocchiani non vogliono. Don Andrea rifiuta di tornare da parroco alla Capraia. Allora trova accoglienza da don Rebora, parroco della chiesa di San Benedetto al Porto: e dal diktat del Cardinale Siri nasce la Comunità del «prete dei tossici». «La cosa più importante - la sua filosofia - è che tutti noi dobbiamo sempre fare nostra è che si continui ad agire perché i poveri contino, abbiano la parola: i poveri, cioè la gente che non conta mai, quella che si può bistrattare e non ascoltare mai. Ecco, per questo dobbiamo continuare a lavorare!».

La comunità cresce, i ragazzi lavorano nel ristorante sotto la Lanterna, nelle campagne piemontesi, negli alberghi all’estero.
Ma non ci sono solo i «tossici»: tra gli ultimi ci sono le prostitute sfruttate (e don Gallo dichiarerà di averne accomagnate alcune ad abortire, piuttosto che vederle morire nelle macellerie degli aborti clandestini), i trans, le «preziose» tanto care a De Andrè. Tra le sue provocazioni, anche lo spinello fumato nel salone di rappresentanza di Palazzo Tursi, contro la repressione penale per il consumo di hashish e marijuana.
L
Tra i gesti eclatanti, l’abbandono polemico della Mondadori. Ha scritto «L’Inganno Droga», «Il Fiore Pungente», «Il Prete da Marciapiede», «Il cantico dei drogati», «Angelicamente Anarchico», «Io cammino con gli ultimi», «Così in terra come in cielo». 


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