martedì 21 maggio 2013

pc 21 maggio - I DATI SULLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE "GRIDANO" RIBELLIONE!

I dati del Rapporto annuale Istat evidenziano una diminuzione generale degli omicidi nell'ultimo ventennio. Tuttavia, dividendo i dati per genere si nota che la riduzione riguarda solo i casi in cui le vittime sono uomini, mentre quelli relativi alle donne restano sostanzialmente invariati. Case e centri delle donne dicono che i dati sono sempre in difetto perchè c'è la paura di denunciare.

Nel 2011 sono state 137 le donne uccise in Italia, dieci in più dell'anno precedente, e nel 2012 fino ad oggi già più di 120. Nella maggior parte dei casi si tratta di mariti, compagni o ex-partner.
Ben un milione e 400mila (il 6,6%del totale) ha subito uno stupro prima dei 16 anni. La grandissima maggioranza (oltre il 90%) non è mai stata denunciata.

Sono 6.743.000 le donne vittime di violenza fisica o sessuale (il 31,9%), 5 milioni di violenze sessuali (23,7%), 3.961.000 di violenze fisiche (18,8%)
Un milione e centomila hanno subìto "stalking".
Tra tutte le violenze fisiche rilevate è frequente l'essere spinta, strattonata, aver avuto i capelli tirati (56,7%), l'essere minacciata di essere colpita (85,2%), schiaffeggiata, presa a pugni, a calci o a morsi (36,1%).
Tra la violenza sessuale, la più diffusa è la molestia fisica, ossia essere stata toccata sessualmente contro la propria volontà (79,5%), l'aver avuto rapporti sessuali non desiderati accettati per paura (19%), il tentato stupro (14%), lo stupro (9,6%) e i rapporti sessuali degradanti ed umilianti (6,1%).
La violenza psicologica è stata subita da 7.134.000 donne, il 43,2% con partner attuale. Di queste, 3.477.000 l'hanno subita spesso o sempre (21,1%). 

Questo tipo di violenza si esprime con l'isolamento o il tentativo isolamento (46,7%), il controllo (40,7%), la violenza economica (30,7%), la svalorizzazione (23,8%), le intimidazioni (7,8%).
Il fenomeno riguarda tutte le classi sociali: impiegati, professionisti, ricchi e poveri. L'ignoranza non c'entra, così come i fattori economici. 
Una situazione che, anzi, si riscontra più frequentemente nelle famiglie in cui la donna è emancipata o cerca di emanciparsi.

di SARA FICOCELLI (La Repubblica) 

DALL'APPELLO "Non si può continuare a far finta di niente, non si può continuare a non fare niente" per una mobilitazione nazionale delle donne il 6 luglio.

"...Nessun governo, tantomeno questo, può “difendere le donne con la sua task force” come afferma Alfano, il delfino di Berlusconi, calpestatore della dignità delle donne, stupratore di minorenni e incitatore alla prostituzione.
Nessun appello al governo, come pure quello di “ferite a morte”, per la convocazione degli Stati generali contro la violenza sulle donne, può fare arretrare la guerra alle donne, senza la guerra delle donne.

Ci vuole una mobilitazione nazionale delle donne, una risposta doverosa, urgente e ineludibile. Una risposta autonoma del movimento delle donne, fuori e contro l'azione che il nuovo governo dice di voler fare..."
 

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