Sono costretti a lavorare – come
denunciano sul Guardian – in condizioni estreme, soffocando tra le maschere di
protezione, stressati e con basse retribuzioni (800 yen all’ora -sei euro
circa), molto meno rispetto ai 1.500 guadagnati in un’ora dai braccianti
giapponesi. Con la minaccia delle radiazioni invisibili: ”Non hanno colore né
odore, se si lavora in questo ambiente per un po’ ci si abitua e non hai più
paura”, ha ammesso Hiroshige Kobayashi, un capo ufficio di 45 anni. “Per questo
ricordiamo sempre che esiste una seria minaccia per la salute”. Secondo quanto
ha spiegato il ministero della Sanità, almeno 63 lavoratori del Fukushima
Daiichi hanno lavorato, nell’ultimo mese, sottoposti a livelli di radiazione
sopra la media consentita. Così come 146 lavoratori della Tepco e 21 lavoratori
a contratto, secondo i dati registrati fino a dicembre: anche loro avevano
superato i livelli massimi d’esposizione consentita.
Gli eroi
netturbini condannati a morte di Fukushima
di Maghdi Abo
Abia - La Tepco pesca tra gli strati più poveri lavoratori che puliscono
l'impianto assorbendo radiazioni
Le Monde ci racconta la storia di
tremila “netturbini” addetti alla pulizia delle rovine della centrale nucleare
di Fukushima ma, a due anni dal violento terremoto che ha spazzato al costa est
del Giappone, non si esauriscono le critiche relative all’impiego di questi
uomini.
LA DENUNCIA - Lo scorso 22 aprile il
giornale Asia-Pacific ha pubblicato un pezzo firmato da Sumi Hasegawa,
ricercatore all’università McGill di Montreal, in Canada, che ha messo in
evidenza i rischi nucleari a cui vanno incontro i lavoratori. La lettera aperta
è stata indirizzata anche al primo ministro ed ai dirigenti Tepco, proprietaria
dell’impianto. Durante le ultime analisi sono stati rilevati livelli di
radioattività molto alti. Gli operai possono assorbire in tre mesi qualcosa come
50 mSv -millisievert-. Qualcuno di loro è riuscito ad accumulare anche 100 mSv,
un valore che in Francia può essere raggiunto solo sommando per cinque anni
consecutivi la massima esposizione radioattiva prevista per
legge.
GLI STIPENDI RIDOTTI - Il mensile
locale Sekai ha aggiunto che alcuni di questi lavoratori hanno subito delle
pressioni che hanno costretto loro a non parlare di cose diverse dagli argomenti
standard. Nonostante i tentativi di mascherare la situazione, questa appare
decisamente allarmante. La metà dei dipendenti non è regolare visto che lo
stipendio viene pagato loro da un’altra azienda e quindi non dalla Tepco, la
quale così non è responsabile delle eventuali conseguenze sanitarie e di
eventuali problemi nel tenore degli emolumenti. E se il lavoro è aumentato, il
salario è diminuito. Per cercare di ammortizzare le conseguenze del disastro
l’azienda ha ridotto del 20 per cento lo stipendio dei lavoratori cancellando i
premi. Ad oggi il 5 per cento degli impiegati guadagna poco meno di 6 euro l’ora
-837 yen-.
LAVORATORI INVISIBILI - Il punto è
che dal 2011
in poi sono aumentate le truffe ai danni dei lavoratori.
Una piccola azienda subappaltante di General Electric ed Hitachi ha usato un
timbro falso necessario per falsificare i libretti medici dei dipendenti. Tepco
invece va a pescare tra lo strato di popolazione più basso sia per cultura sia
per conoscenza dei propri diritti, sopratutto grazie ad agenzie interinali.
Costoro sono dei precari dall’età compresa tra i 15 ed i 34 anni pagati per
lavori che necessitano di poche competenze e che generalmente sono mal pagati.
Alcuni di loro lavorano a giornata, altri direttamente a cottimo. Gli annunci
sono generalmente fumosi e non spiegano che la mansione è quella di “pulire”
l’impianto. Si parla solo del luogo di lavoro, dell’orario, della paga e stop. E
quel che è peggio è che queste persone sono “dimenticate” sia dal governo sia
dal principale sindacato del Paese, Rengo. (Photocredit
Lapresse)
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