Una manifestazione complessivamente
moscia, con numeri inferiori ad altre precedenti della Fiom. Gli
organizzatori parlano di 50mila ma i numeri reali sono inferiori.
E' stata una manifestazione
classicamente Fiom con molto spirito di organizzazione e
autocelebrativa, intorno alla considerazionedi sé stessi come
unica forza di opposizione. Sarà anche vero ma occorre vedere
di che opposizione si tratta.
La partecipazione è stata quindi prevalentemente di iscritti e la delegazione più ampia è stata ancora una volta quella emiliana. Presenti diversi spezzoni di immigrati che in diverse fabbriche costituiscono ormai una componente importante della classe operaia, che può molto contribuire a smuovere le acque ed elevare la coscienza di classe.
La partecipazione è stata quindi prevalentemente di iscritti e la delegazione più ampia è stata ancora una volta quella emiliana. Presenti diversi spezzoni di immigrati che in diverse fabbriche costituiscono ormai una componente importante della classe operaia, che può molto contribuire a smuovere le acque ed elevare la coscienza di classe.
Presenti naturalmente gruppi operai
delle grandi fabbriche: Mirafiori, Pomigliano, Ilva Taranto, e
delegazioni consistenti dalle fabbriche che hanno vertenze in corso,
che animavano le parti più vivaci del corteo.
Le denunce dalle fabbriche e la volontà
di lotta dalle fabbriche in sofferenza sono comunque state la parte
migliore del corteo. Ma le parole d'ordine che hanno sostenuto anche
queste fabbriche sono sembrate nello stesso tempo eccessivamente
difensive o inadeguate – ad esempio i rappresentanti Fiom dell'Ilva
di Taranto, di fronte al terremoto in corso e alla situazione grave
in fabbrica, in cui la Fiom peraltro ha sempre meno peso ed è
sempre più strettamente unita a Fim e Uilm cioè ai
sindacati dell'azienda, non hanno potuto andare oltre il sostegno
alla magistratura e parole d'ordine buone per tutti gli usi:
compatibilizzazione ambientale, intervento dello Stato...
Anche queste delegazioni operaie si
muovono all'interno e lungo una posizione e un percorso democratico
riformista senza posizioni e lotta classista, sempre all'insegna del
piede in due staffe, Cgil/PD, governo e opposizione; sempre
all'insegna del predicare bene e razzolare male.
Niente di strano, quindi, che a parte
Landini, chi ha ricevuto maggior sostegno al comizio finale è
stato Rodotà, sorta di 'presidente onorario', che sotto la
bandiera della “Costituzione” e della”difesa della
Costituzione” raccoglie l'adesione convinta della direzione
democratico piccolo borghese di Landini. L'attuazione della
Costituzione, la legalità, la tutela dei redditi, l'Europa da
cambiare, sono, per così dire, la piattaforma politica generale
della forza politico-sindacale che si raccoglie intorno alla Fiom.
Ma tutto questo appare non solo come
retorico, vecchio, ma con un progressivo slittamento a destra. Perchè
di questo si tratta se non si denuncia il PD e la Cgil come cuore e
sostenitore del governo Letta, a sua volta sotto l'egida Napolitano,
al servizio dei padroni, dello Stato e dello stesso Berlusconi. Un
governo più a destra del governo Monti, in un parlamento
perfino più a destra di quello precedente, dove la protesta e
l'opposizione è rappresentata dal populismo reazionario di
Grillo.
Ma lo slittamento a destra della Fiom è
più chiaro proprio sui temi dei lavoratori.
La democrazia sindacale, cavallo di
battaglia retorico anche in questa manifestazione, non è più
quella dell'opposizione al fascismo padronale di Marchionne, ma è
quella che chiede di rientrare nella contrattazione per il
tramite della concertazione neo corporativa. Non si parla neanche più
di diritti per tutti i lavoratori ma di diritto di veto sugli accordi
firmati; così la richiesta del voto dei lavoratori sugli
accordi ha poco senso senza una denuncia/rottura col nuovo accordo
sulla rappresentanza di tipo fascista che la Cgil si appresta a
firmare con la Confindustria e che sterilizza ogni opposizione agli
accordi, irregimentando ancor di più le RSU.
La Fiom è così una
copertura ipocrita della posizione della Cgil. La Fiom è una
cinghia di trasmissione del riformismo da pressione verso il PD e il
governo della larghe intese. Ed è chiaro quindi che le parole
d'ordine di critica all'”Agenda Monti”, di redistribuzione del
reddito, di equità, democrazia del lavoro, giustizia sociale,
sono poco più che socialdemocrazia, laburismo di sinistra che
porta alla sconfitta le lotte dei lavoratori.
La debolezza di questa manifestazione
non sta nei numeri, comunque assai difficili in questa fase senza
acuta lotta di classe nelle fabbriche e senza sindacato di classe
effettivo, ma nella mancanza nella manifestazione di una ribellione e
di una opposizione interna, che non poteva certo neanche essere
rappresentata da quei pezzi di movimento presenti con spezzoni e
volantini di appoggio.
Comunque, alle componenti classiste e
combattive della lotta sindacale e dell'opposizione politica di
classe serve interferire nella dinamica dell'egemonia dei Landini,
con spirito di unità e lotta tra i lavoratori.
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