martedì 21 maggio 2013

pc 21 maggio - FIAT SATA: TI PAGO DI MENO PRODUCI DI PIU'

La Fiat del «regime Marchionne» è capace di aumentare la produttività anche con i lavoratori in cassa integrazione.

«A Melfi succedono cose incredibili dopo il licenziamento dei tre lavoratori  Fiom (bocciato dal giudice in primo grado: ndr) accusati di aver sabotato l'azienda.
Oggi quello stabilimento registra una produzione superiore al tabellone previsionale esposto sulla testa dei dipendenti, i lavoratori sono obbligati a movimenti ridotti e contingentati per le otto ore di turno. La morale è
semplice: ti pago di meno, produci di più e intanto la tua qualità della vita è compromessa per sempre».


Dall'opuscolo "S/catenate - donne lavoro-non lavoro una lotta di classe e di genere".

La Fiat con il piano Marchionne è l’esempio più lampante e drammatico di questa condizione.
Da un’altra inchiesta fatta dalle lavoratrici dello Slai cobas per il sindacato di classe, prima e dopo il piano Marchionne, è emerso chiaro l’effetto altamente nocivo di questo piano. Il nuovo sistema degli orari, la riduzione delle pause, la nuova metrica e la turnistica determinano un notevole peggioramento dei carichi di lavoro e dell’affaticamento sulle linee di produzione. L’uso dilatato e degli orari e dei turni, insieme all’intensificazione dei ritmi di lavoro, sovraccarico di lavoro, straordinario anche di sabato e domenica, sottrae tempo al riposo, al tempo libero, al tempo in famiglia.
"Loro - hanno detto delle operaie Fiat Sata - non sanno cosa significa catena di montaggio. Dicono: "che cosa sono 10 minuti di pausa in meno...", ma quando, come alla Sata, i bagni stanno a inizio e fine del reparto, per chi sta in mezzo ci vogliono 10 minuti solo per arrivarci! E per le donne? Chi ha il ciclo mestruale come deve fare?". Alla Sata già con i precedenti sistemi (TMC – TMC2) le operaie hanno subito pesanti conseguenze sull'apparato riproduttivo, disfunzioni, interruzioni del ciclo mestruale, problemi durante le gravidanze. Ora è anche peggio.
“Faccio i turni - racconta una operaia della Fiat di Termoli - di mattina e pomeriggio ma sono del tutto inconciliabili con l'orario spezzato di mio marito. Tutte le mie richieste di cambiare orario sono rimaste senza risposta ... mia madre è costretta a venire a casa mia all'alba...”.

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