Nè delega alla magistratura, nè andare dietro agli ipocriti/complici dirigenti di Fim, Fiom, Uilm, nè farsi usare dall'aziendalismo.
Gli operai devono lottare autonomamente e autorganizzati contro Riva, il governo, lo Stato dei padroni, perchè solo con questa lotta si deve difendere lavoro e salute.
Ma occorre anche di più.
Da tempo lo Slai cobas per il sindacato di classe Ilva aveva posto la necessità del sequestro-requisizione dei fondi di Riva per avviare una vera messa a norma dello stabilimento che salvaguardi salute, sicurezza e lavoro; questo era diventato ancora più urgente a fronte delle ultime operazioni per scorporare l'Ilva dal resto del gruppo Riva e quindi per mettere al riparo le "casse" della famiglia Riva.
Questo provvedimento della Procura è quindi un atto dovuto, a cui deve però seguire un altro provvedimento che destini immediatamente questi miliardi al risanamento dell'Ilva e alla tutela dei posti di lavoro e del salario di tutti gli operai dell'Ilva e dell'indotto, facendo degli stessi operai i protagonisti del risanamento, con la cessazione dei contratti di solidarietà e il rientro di tutti in fabbrica ad orario pieno.
Su questo gli operai non devono e non possono delegare. Solo la loro lotta dura, prolungata, in unità con quella che deve riprendere della popolazione di Taranto, può farli tornare nel senso giusto sulla scena locale e nazionale e pesare realmente sui passi successivi.
Non possiamo fidarci di ciò che dice il Proc. Sebastio sul fatto che questo sequestro non toccherà il siderurgico di Taranto e non ha effetti sulla continuità della produzione. Non perchè Sebastio sia falso, ma perchè nel sistema capitalista - e anche le stesse operazioni truffe dei Riva lo stanno ampiamente dimostrando - non sono così separabili le varie società di un gruppo, nè l'attività industriale dall'attività finanziaria dei padroni; anzi nella fase attuale di colpi di coda del sistema capitalista, che ha fatto già il suo tempo storico ma resiste con ferocia, e di crisi del capitalismo, sono più che mai le operazioni finanziarie che dirigono e condizionano l'attività produttiva.
Ma su questo è inutile farsi prendere dall'allarmismo, dalla paura - questo fa solo il gioco dei capi e sindacati aziendalisti - o fare furia francese e ritirata spagnola. Occorre capire e non andare dietro ai sindacati confederali o a chi spara di più.
Sicuramente non possiamo fidarci delle fesserie che stanno dicendo i vari Stefanelli, Talò, Panarelli. Questi prima di tutto sono sporchi ipocriti che dovrebbero, insieme ai segretari che li hanno preceduti, stare anche loro sul banco degli imputati: per complicità nella politica di Riva in tutti questi anni, per "associazione a delinquere con Riva", come complici ora attivi, ora silenti, dei disastri ambientali, dell'attacco alla salute degli operai, degli infortuni e morti in fabbrica, dei profitti nascosti mentre accettavano cassintegrazione, fino all'ultimo contratto di solidarietà.
Ora fanno gli ipocriti, i "sorpresi", quando non potevano non sapere (e se qualcuno veramente non sapeva vuol dire che non può chiamarsi neanche sindacato).
E lo stupido Donato Stefanelli arriva - proprio ora che vengono scoperti i miliardi nascosti di Riva! - addirittura a chiedere che il governo, lo Stato devono fare un prestito ai Riva..." (!); e a dire che il contratto di solidarietà è "la garanzia per i lavoratori, una stampella per uno, due anni (come dire: poi si chiude...), l'unica luce in questo buio tunnel occupazionale..." - Ma Stefanelli ci fa o è veramente...?
Mentre Talò non sa dire altro che "rimane solo di affidarci al governo" (come affidarci a Gesù Cristo), quel governo che ha fatto il decreto "salva-Riva" e che ora sta permettendo all'azienda anche di disattendere bellamente la stessa legge Aia.
L'unica garanzia sta nella lotta di classe degli operai, nel fatto che essa diventi, per tutte le controparti, un'emergenza sociale reale e un problema di "ordine pubblico", a cui non si può non rispondere. Occorre una lotta prolungata ma determinata, che vada a fondo per strappare dei reali risultati sul fronte della salute e del lavoro.
Ma occorre anche che questa lotta si trasformi in lotta politica contro l'intero sistema dei padroni, per cambiare realmente questo sistema sociale in cui ti negano sia il lavoro che la salute, in cui al massimo puoi strappare dei piccoli risultati che possono poi sempre toglierti, perchè solo il potere in mano agli operai che producono tutta la ricchezza sociale e non hanno niente, può realmente porre fine allo sfruttamento e al profitto dei padroni sulla pelle degli operai e delle masse popolari.
LA POSIZIONE E LE PROPOSTE
DELLO SLAI COBAS ILVA
A fronte degli ultimi provvedimenti
della Magistratura che mettono obiettivamente fuori gioco la famiglia
Riva da potere legittimamente continuare a gestire lo Stabilimento
Ilva;
a fronte dell'esistenza del punto 6
dell'art. 3 del decreto n. 207/12 – da noi considerato comunque un
decreto volto alla salvezza di Riva e tuttora inadeguato a mettere a
norma lo stabilimento – e che recita: “Il Garante...
(segnala) al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro
dell'ambiente e
della
tutela del territorio e del mare e al Ministro della salute eventuali
criticita' riscontrate nell'attuazione della predetta autorizzazione
e proponendo le idonee misure, ivi compresa
l'eventuale
adozione di provvedimenti di amministrazione straordinaria anche in
considerazione degli articoli 41 e 43 della Costituzione”,
lo
Slai cobas Ilva ritiene che questo punto possa essere
immediatamente attuato.
Ma chiediamo al governo e allo Stato:
- Come e con chi assumete la gestione
diretta del piano Aia e del conseguente piano industriale?
- Quali fondi, in entità e durata,
siete disposti a mettere per il raggiungimento dell'obiettivo di
messa a norma e salvaguardia dello stabilimento?
- Siete disposti a garantire da subito
la tutela del salario e di tutti i posti di lavoro dell'Ilva e
dell'indotto?
Lo Slai cobas Ilva non ne fa un
problema di “forma della proprietà” quanto di effettiva tutela
del lavoro e del reddito dei lavoratori, di reale messa a norma dello
stabilimento, di piano di bonifica e di risarcimento dei cittadini a
partire dai quartieri più colpiti.
Tenendo conto che a nostro giudizio va
assolutamente scongiurata la soluzione “Bagnoli” e che senza
effettivi investimenti di riconversione industriale non sarà
possibile evitare desertificazione, disoccupazione di massa,
continuità del degrado territoriale, sanitario e ambientale della
città.
Data la situazione dei padroni
dell'azienda, anche il suo management attuale non può essere
considerato un interlocutore riconosciuto.
Data la messa sotto inchiesta di parte
consistente del sistema politico degli Enti locali, che perseguito
fino in fondo; dato che i sindacati confederali sono corresponsabili
del passato e del punto a cui si è arrivati,
lo Slai cobas pretende:
- un azzeramento dell'attuale Tavolo
istituzionale;
- l'immediato decadimento delle attuali
rappresentanze aziendali, sia Rsu che Rls;
- l'affermazione netta e chiara che
solo le assemblee dei lavoratori hanno potere decisionale e che la
rappresentanza sindacale deve essere espressa dalle assemblee e deve
avere un rigido vincolo di mandato nel rispettare interessi e volontà
dei lavoratori.
Lo Slai cobas, di conseguenza, è
perchè si arrivi per il sostegno della salute e del lavoro allo
sciopero generale della fabbrica, estendibile a tutta la città, fino
al raggiungimento degli obiettivi.
TA. 25.5.2013
SLAI COBAS per il sindacato di classe
ILVA
slaicobasta@gmail.com
– 3475301704
Rappresentanti
Ilva:
Andrea
Bianco 3397144555 - Piero Fricelli 3921497896 – Lorenzo Semeraro
3282182791
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