L'indagine riguarda il miliardo e 200 milioni di euro sottratti indebitamente alle casse dell'azienda. Per la Procura di Milano, i padroni del siderurgico devono rispondere di una maxievasione messa in atto sfruttando il meccanismo dello scudo fiscale
di GIULIANO FOSCHINI e MARIO DILIBERTOMILANO - Sequestri per 1,2 miliardi di euro bloccati nei paradisi fiscali e perquisizioni nelle abitazioni di alcuni componenti della famiglia Riva a Milano. L'indagine - come ha anticipato il nostro giornale - riguarda una maxi evasione fiscale con soldi sottratti indebitamente alle casse dell'azienda. I fratelli Emilio e Adriano, patron del Gruppo cui fa capo anche il siderurgico di Taranto, sono indagati a Milano per trasferimento fittizio di beni e truffa ai danni dello Stato. Altri due professionisti risultano indagati per riciclaggio.
L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco e dai pm Stefano Civardi e Mauro Clerici, nasce da una segnalazione della Gdf riguardo anomalie sullo scudo fiscale effettuato nel 2009 dalla famiglia Riva per far rientrare in Italia 1,2 miliardi di euro. Il denaro era custodito in otto trust, gestiti da una fiduciaria svizzera, nel paradiso fiscale di Jersey, dopo essere passato per il Lussemburgo e dopo essere uscito dalle casse dell'Ilva, attraverso operazioni finanziarie - soprattutto compravendita di titoli e realizzazione di plusvalenze - portate avanti in un decennio, tra il '96 e il 2006.
In particolare, i Riva, attraverso complesse operazioni societarie su partecipazioni detenute da società di diritto olandese e lussemburghese, avrebbero fatto confluire nei trust accesi a Jersey soldi frutto "di molteplici delitti di appropriazione indebita aggravata - come spiega la Gdf - in danno delle varie società del Gruppo industriale di riferimento, frode fiscale, infedeltà patrimoniale e false comunicazioni sociali".
Nell'inchiesta, condotta dal nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano, Emilio Riva, 86 anni e già agli arresti domiciliari con l'ipotesi di reato di disastro ambientale contestato dalla procura di Taranto, risponde, assieme al fratello Adriano, di truffa ai danni dello Stato e intestazione fittizia di beni, mentre due professionisti sono indagati per riciclaggio (e verifiche sono in corso su altri soggetti). Secondo l'accusa, i fratelli Riva avrebbero messo in atto operazioni irregolari per realizzare lo scudo fiscale e far rientrare i soldi in Italia, ingannando e truffando così lo Stato.
Emilio Riva, tra l'altro, è già indagato, assieme ad alcuni manager, dalla Procura di Milano, in un'inchiesta chiusa nei mesi scorsi, per una frode fiscale da oltre 50 milioni di euro, in relazione una complessa serie di operazioni con base all'estero, realizzate nel 2007.
(22 maggio 2013)
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