sabato 5 novembre 2011
pc 5 novembre - BARLETTA: I CORVI
Il 3 novembre a Barletta è andata in onda la sfilata delle istituzioni, con una regia rigida.
Da Napolitano al Sindaco Maffei, giustificatore del lavoro nero, tutti uniti. Nessuno dei responsabili delle istituzioni, locali, regionali, nazionali è responsabile, neanche morale!, di quelle 5 omicidi, avvenuti sotto gli occhi di tutti.
Le responsabilità sono rese volutamente astratte: "la speculazione edilizia", o la "maleedilizia" come dicono i rappresentanti della Chiesa di Barletta: ma chi? Dove sono nomi e cognomi? Chi permette che vi sia?
Poi, non si parli del lavoro nero! come causa principale di quelle 5 donne morte. Come se a Barletta non sono morte delle operaie!
Così i "corvi" possono dire le loro "alate" (Vendola), ipocrite parole (Napolitano) ma la realtà resta lì, anche peggio di prima. Mariella Fasanella, separata, tre figli da mantenere, l’unica operaia sopravvissuta al crollo del laboratorio di confezioni dove lavorava in nero, aveva detto «E adesso, chi mi darà lavoro? Qui il lavoro non c’è. Quell’attività era il mio lavoro». Anche se a 3 euro e 95 centesimi l’ora, anche se non c’era un regolare contratto di assunzione: «Mi chiamava quando aveva bisogno. Io lavoro così da quando avevo 11 anni».
LA STRADA E' TUTT'ALTRA!
DAL COMUNICATO DELLE LAVORATRICI, DISOCCUPATE dello SLAI COBAS per il sindacato di classe, inviato il 3 novembre a Barletta.
"... la morte delle operaie di Barletta non è un disastro, ma un assassinio! Noi pensiamo che insieme alla speculazione edilizia e affaristica, quelle morti sia soprattutto frutto del lavoro nero, che vuol dire taglio dei costi del lavoro, del salario come dei costi per la sicurezza. Se le operaie non fossero state in quelle condizioni, non si sarebbero neanche trovate in quel sottoscala a lavorare in locali con le crepe nei muri, senza via d'uscita a norma, ecc., per il taglio sui costi di una piccola azienda ma soprattutto per i profitti delle 'Grandi marche' che incassano “oro” dal “fango”, e, come a Barletta, anche dal sangue delle operaie.
Chi continua a negare il rischio mortale del lavoro nero, intrecciato con la speculazione affaristica dei padroni edili e la mancanza di controlli di Ispettorato, Asl, ecc., il menefreghismo, o connivenza delle Istituzioni, di fatto, come sta facendo il sindaco di Barletta, lo vuole giustificare, normalizzare, renderlo ordinario e scontato, accettabile come unica prospettiva soprattutto al sud, soprattutto per le donne. Ma così non può e non deve essere!
...non accettiamo, non ci vogliamo rassegnare al fatto che soprattutto per le donne, l'unica possibilità di lavoro è quello a sottosalario, a rischio della vita.
...è necessaria una mobilitazione regionale delle donne lavoratrici, precarie disoccupate contro il lavoro nero, la negazione di un lavoro dignitoso e sicuro;
Di fronte alla morte di Giovanna, Matilde, Antonella, Tina, Maria, perchè la loro vita non sia dimenticata, perchè serva ad evitare altre stragi, proponiamo di costruire insieme uno “SCIOPERO DELLE DONNE LAVORATRICI”, per dire Basta!, per sentirci forti, per non accettare questa vita!"
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