Il Ministro del lavoro Sacconi continua con la sua isteria infinita contro i lavoratori e tutti coloro che si ribellano alle politiche del suo governo.
È da qualche giorno infatti che è tornato a parlare di “violenza organizzata” e “ritorno del terrorismo” e tradisce così la coscienza nera di chi sa che sta portando avanti “misure difficili e impopolari” sulle quali vorrebbe “ottenere un consenso sociale”!!!, come lui stesso dice, ed è anche per questo che ha chiesto un dialogo con le “parti sociali”.
Per parti sociali Sacconi intende i sindacati confederali che dovrebbero far accettare le “misure impopolari” al “popolo”, cioè a tutti coloro sui quali si sta scaricando la crisi attraverso i “licenziamenti facili”, ma non solo: lavoratori e lavoratrici, donne, giovani e studenti e tutti quanti, non solo gli anziani, per ciò che riguarda la pensione… per citare solo alcune di queste misure.
Questa accelerazione di Sacconi verso una preventiva maggiore reazione poliziesca, condivisa da Maroni e da tutto il governo da tempo sulla strada del moderno fascismo, non viene presa alla stessa maniera da altri politici e sindacalisti, come per esempio la Camusso che in una intervista a La Repubblica del 31 ottobre si è detta nettamente in disaccordo con Sacconi sulla questione della violenza, ma che invece dice: “Piuttosto vedo un altro rischio: quello della rivolta sociale, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno. Ma questo non ha nulla a che vedere con il terrorismo. Sono proprio i timori di una rivolta di chi è disperato ed è senza speranza che ci fanno insistere nel chiedere politiche attive per il lavoro, mentre la questione dei licenziamenti getta soltanto benzina sul fuoco”.
La Camusso non dice chiaramente che ha contribuito alla grande, insieme a Sacconi, a preparare questa disperazione popolare, firmando i peggiori accordi… la rivolta sociale che adesso evoca e di cui ha paura è, attualmente per le masse popolari, l’unica alternativa per cominciare a fermare il “massacro sociale”.
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