- Riccardo Bottazzoda il manifesto
I
migranti hanno manifestato per il rischio contagi. Ora la Lega li
accusa. E già a giugno le associazioni denunciavano il sovraffollamento
nel centro, dovuto all’abolizione degli Sprar
Succede quando l’accoglienza finisce in
caserma, quando il Covid non esiste e, se esiste, lo diffondono i
migranti. Succede al centro di accoglienza situato nell’ex caserma
Serena di Dosson di Casier, piccolo borgo a ridosso di Treviso, oggi
trasformatosi in uno dei più pericolosi focolai di infezione del Veneto.
Gli ultimi tamponi effettuati dall’Ulss
tra venerdì e sabato mattina hanno accertato la presenza di 137 positivi
su 297 ospiti testati della struttura.
IL FORTE RISCHIO di
diffusione della pandemia tra i migranti ammassati nei dormitori comuni
dell’ex caserma era già stata denunciata dalle associazioni per i
diritti umani sin da metà giugno. Un operatore della struttura appena
rientrato dal Pakistan era stato spedito a lavorare senza fargli
rispettare il periodo di quarantena.
Per paura di perdere il lavoro, nella
mensa della struttura, l’uomo nascondeva la febbre con le Tachipirine.
Solo al momento del suo ricovero in ospedale, è stato scoperto positivo
al Covid-19.
I MIGRANTI HANNO
organizzato anche alcune manifestazioni di denuncia del rischio di
diffusione della pandemia, ma non sono stati ascoltati dal sindaco di
Treviso, il leghista Mario Conte,
che si è opposto a qualsiasi ipotesi di trasferimento e di smistamento degli ospiti in strutture più piccole, minimizzando la questione, invocando un impossibile coprifuoco e tacciando gli ospiti di ingratitudine.
che si è opposto a qualsiasi ipotesi di trasferimento e di smistamento degli ospiti in strutture più piccole, minimizzando la questione, invocando un impossibile coprifuoco e tacciando gli ospiti di ingratitudine.
Il risultato è quello che oggi è sotto
gli occhi di tutti. L’infezione si è propagata e ora quasi metà degli
ospiti dell’ex Serena sono stati contagiati.
«Ma i migranti costretti a vivere in quel posto orribile che è l’ex caserma Serena non sono untori – ha commenta Monica Tiengo dell’Adl Treviso – Sono
le vittime dei decreti sicurezza voluti da Salvini. Le vittime di un
sistema che li vuole prigionieri in uno dei più grandi hub della
regione. Fin dalla sua apertura chiediamo che quel posto venga chiuso e
che i richiedenti asilo vengano distribuiti in strutture più piccole e
dignitose. E invece hanno fatto di tutto per favorire la diffusione del
virus, così che oggi possono dare la colpa del Covid ai migranti e
trasformare la paura in voti».
Il centro situato negli spazi dell’ex
caserma Serena è gestito dalla srl Nova Facility, una società sorta
sulle ceneri dell’impresa di costruzione Pio Guaraldo spa, chiusa nel
2017 per fallimento con un buco di svariati milioni di euro dopo aver
gettato nel lastrico centinaia di creditori.
Un anno fa, la gestione del centro gli
era stata soffiata da una cooperativa napoletana, la Marinello. La
faccenda finì in tribunale. Il giudice diede ragione alla Nova Facility
che tornò a gestire l’ex caserma. La nuova amministrazione di Treviso le
ha affidato anche tutti i servizi sociali della città.
I MIGRANTI POSITIVI
dell’ex Serena sono diventati in Veneto un fertile terreno di battaglia
elettorale e hanno scatenato nei social la rabbia delle destre che
imputano la diffusione del contagio ai migranti. Lo stesso presidente
della Regione, Luca Zaia, ha dichiarato: «All’ex caserma Serena c’è un focolaio di coronavirus perché ci sono delle persone che hanno dato vita al focolaio».
Il presidente uscente ha invocato
l’immediata chiusura del centro, dimenticandosi che la struttura era
stata fortemente voluta da una amministrazione comunale leghista, da una
giunta regionale leghista e da un ministro leghista.
Glielo ha ricordato il suo antagonista alla carica di presidente del Veneto, Arturo Lorenzoni: «L’abolizione
del sistema Sprar, per cui vanno ringraziati Salvini e la Lega, ha
creato i presupposti per questi mega centri di assembramento e le
condizioni per potenziali situazioni di conflitto. Io credo sia urgente
lo svuotamento in sicurezza della caserma Serena, che rappresenta un
modello di accoglienza superato e foriero di problemi per chi è accolto e
per chi accoglie. Mettiamo in atto un’accoglienza diffusa, gestibile e a
misura della dignità delle persone che è anche l’unica capace di
fermare la diffusione del virus».
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