martedì 4 agosto 2020

pc 4 agosto - Con la "green economy" al centro c'è sempre il profitto che arriva a distruggere l'ecosistema, come dimostra l’accordo tra Fincantieri e Saipem per lo sfruttamento dei minerali dai fondali marini

Il modo di produzione capitalistico nella sua fase imperialista agisce contro gli uomini e la natura, per questo non c'è alternativa al suo rovesciamento

Ecco come Fincantieri e Saipem andranno a caccia di zolfo e cobalto
di Chiara Rossi
startmag
4 AGOSTO 2020

Accordo strategico tra Fincantieri e Saipem per lo sviluppo sostenibile del deep sea mining. Le due società hanno firmato un Memorandum of Understanding per analizzare le potenzialità dello sviluppo del mercato Deep Sea Mining, ovvero l’utilizzo sostenibile (!?) delle risorse dai fondali marini oltre i 3.000 metri di profondità.
Oggi minerali presenti nel fondo oceanico risultano fondamentali per la transizione energetica. Questi includono cobalto, litio, rame, nichel, manganese e zinco che vengono utilizzati nelle batterie di veicoli elettrici e dispositivi digitali, oltre alla generazione di energia e molti altri aspetti della vita quotidiana.
Negli ultimi tempi gli scienziati hanno avvertito che l’estrazione di questi minerali potrebbe danneggiare gli ecosistemi marini.

Fincantieri e Saipem hanno gettato dunque le basi per una collaborazione strategica volta a definire la
fattibilità sostenibile, lo sviluppo e le opportunità di business nella progettazione, ingegnerizzazione, costruzione e gestione di sistemi di deep sea mining.

L’IMPORTANZA DEI FONDALI MARINI
I fondali marini profondi sono ricchi di minerali, generalmente suddivisi in solfuri (zolfo), croste di cobalto e noduli polimetallici, che trovano applicazione nei prodotti della moderna economia digitale, ma sono anche alla base dell’ecosistema degli oceani.
“I minerali presenti nei giacimenti sottomarini si riveleranno imprescindibili se si riuscirà a passare con successo da un’economia basata sui combustibili fossili a un’economia verde. Molte tecnologie rinnovabili, infatti, richiedono grandi quantità di metalli che possono essere reperiti in elevate concentrazioni nelle profondità marine, e questa sarà la direzione da chi sarà pronto a favorirne l’utilizzo”. Ha sottolineato l’ad di Fincantieri.

CRESCE LA DOMANDA DI COBALTO
Come sottolineato dall’analista Giuseppe Gagliano su Start, “è innegabile il ruolo strategico rivestito dal cobalto sia nel contesto biomedico, sia nel contesto radioterapico ma soprattutto come componente indispensabile per le batterie agli ioni di litio che alimentano la gran parte dei telefoni cellulari e dei veicoli elettrici”.
Si prevede che la domanda di cobalto e altri metalli per le batterie utilizzate nell’elettronica mobile e nei veicoli elettrici aumenterà notevolmente.
Uno studio della Banca mondiale stima che per soddisfare questa domanda, la produzione di cobalto dovrà crescere del 450% dal 2018 al 2050.
Il cobalto estratto in acque profonde potrebbe entrare nelle catene di approvvigionamento delle società di sviluppo automobilistico, elettronico, delle batterie, aeronautiche ed energetiche entro un decennio.

FONDAMENTALE UNA FORNITURA STABILE
Nel frattempo, i produttori automobilistici ed elettronici stanno riconoscendo sempre più l’importanza strategica delle loro decisioni sull’approvvigionamento di cobalto. BMW, Tesla, Samsung SDI, SK Innovation hanno iniziato a bypassare i loro fornitori tradizionali per firmare contratti di approvvigionamento diretto con società estrattive. Per questi produttori, l’accesso a una fornitura stabile ed etica di cobalto è più importante che mai.

L’ATTIVITÀ DI DEEP SEA MINING
Come si legge nella nota diffusa da Fincantieri e Saipem, “al momento non esistono applicazioni industriali che consentono una raccolta adeguata e rispettosa della sostenibilità dell’ambiente marino di tali minerali”.
Se l’estrazione in acque profonde potrebbe offrire costi finanziari inferiori e ridurre l’impronta di carbonio rispetto alle fonti terrestri convenzionali di questi minerali, ha anche il potenziale per danneggiare gli ecosistemi marini.

L’ALLARME DEGLI SCIENZIATI
Tanto che Ong e scienziati sollecitano una moratoria sulle attività di deep sea mining nelle acque profonde nel Pacifico, fino a quando i potenziali impatti e i metodi di gestione non saranno del tutto chiari.
Un rapporto commissionato dalla Deep Sea Mining Campaign e MiningWatch Canadaha ha rivelato che l’impatto del “mining di noduli polimetallici in acque profonde sarebbe esteso, grave e durerebbe per generazioni, causando la perdita di specie essenzialmente irreversibile e il degrado degli ecosistemi”.

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