stralci da Internazionale
Lo strano silenzio che circonda la missione militare italiana nel Sahel
Il 16 luglio il nostro parlamento ha deciso l’invio di un contingente militare nel Sahel. Questa desertica regione dell’Africa occidentale, fino a ieri fuori dalle attenzioni della politica estera italiana -spiega Andrea de Georgio su Internazionale-, «sta assumendo un peso sempre più importante nella strategia geopolitica di Roma».
«Del futuro impegno militare italiano in Mali al momento si conosce l’entità (duecento soldati delle forze speciali, venti mezzi terrestri e otto elicotteri), la base (Ansongo, sperduta località del nord Mali), il raggio d’azione (il feudo jihadista del Liptako-Gourma, la cosiddetta zona “delle tre frontiere” a cavallo fra Mali, Niger e Burkina, dove regnano gruppi legati ad Al Qaeda e allo Stato Islamico) e l’onere finanziario (quasi 16 milioni di euro per il solo 2020)».
Dal 2017 ad oggi accordi militari bilaterali dell’Italia con Niger, Burkina Faso e Ciad «ed è attivamente interessata allo sfruttamento delle ricchezze del sottosuolo del Sahel», precisa Internazionale. Non è quindi un caso che Roma negli ultimi due anni abbia aperto tre ambasciate nella zona (in Guinea, Niger e Burkina Faso) e che a breve, la quarta sarà proprio in Mali. «Annunciata in calce alla partecipazione alla task force Takuba».
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