Via via che le ore passano in Libano appaiono chiare due cose:
tutte le forze politiche del governo e dell’opposizione legate all’imperialismo e alle potenze regionali locali sapevano dell’esistenza di questo gigantesco deposito di esplosivo al porto, legato alla disseminata presenza di depositi d’armi e di altre sostanze nocive.
Quindi è giusta la protesta popolare di fronte all’immane disastro e alle vittime, e siamo perché essa si organizzi e vada fino in fondo, si unisca alle masse palestinesi doppiamente colpite e sviluppi le condizioni per una rivoluzione di Nuova democrazia che spazzi via tutte le forze che all’interno del paese lavorano per l’imperialismo e le potenze regionali, nessun esclusa.
Il Libano non può continuare ad essere né il crocevia di tutti i commerci all’insegna del profitto, della speculazione, né il crocevia di tutti i ricchi e i criminali che lì si rifugiano e tengono le loro ricchezze. Non può continuare ad essere il teatro di guerre tra bande che pur raccogliendo fasce della popolazione povere le irregimenta in un sistema politico statuale che ne perpetua oppressione e sfruttamento.
Proletari e masse popolari devono respingere le lusinghe di aiuti che vengono da Macron e dalle altre potenze imperialiste. Devono cacciare le potenze militari imperialiste dal paese, compreso il contingente italiano.
L’immane disastro dimostra che senza muoversi in questa direzione non c’è futuro per le masse, e non solo anche per il Libano stesso come paese indipendente e sovrano.
I comunisti, le forze rivoluzionarie e antimperialiste, i settori progressisti che esistono in Libano devono smetterla di civettare con l’imperialismo e le borghesie reazionarie dell’area. Non ci sono imperialismo buoni, non ci sono regimi amici; chi dice il contrario anche nel nostro campo tradisce e inganna gli interessi dei proletari e delle masse libanesi e delle masse arabe in generale.
proletari comunisti/PCm Italia
9 agosto 2020
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