venerdì 7 agosto 2020

pc 7 agosto – 13 miliardi per la “Difesa europea” nel bilancio dell’Unione Europea. Altri profitti per i padroni e miserie e guerra per le masse popolari

“Si aprono nuove ed inattese opportunità per l’industria italiana della difesa”! così si apre l’articolo di ieri del Sole 24 ore che esprime soddisfazione per lo stanziamento di 13 miliardi di euro che per la prima volta vengono previsti direttamente ed esclusivamente a questo scopo, nel bilancio dell’Unione Europea “su impulso della presidenza tedesca” e confermando l’asse Parigi-Berlino come “Il nocciolo duro della nuova Europa della Difesa (così come si è visto anche per il Recovery Fund)...”
I 13 miliardi sono così suddivisi: “7 per il Fondo europeo della difesa, 5 per le missioni internazionali e 1,5 per facilitare il movimento delle forze armate all’interno della Ue cosiddetto “Schengen militare”.
E i padroni non possono che essere contenti, proprio come abbiamo detto a proposito del Recovery Fund: “non poteva che vincere il capitale, i padroni e tra essi i padroni degli Stati imperialisti più forti, vale a dire: Germania e secondariamente Francia.”
E tra i padroni quelli italiani già prevedono grandi profitti: “L’industria della difesa italiana è
leader in diversi settori come nella progettazione e produzione di mezzi ruotati, nella cantieristica navale e nella componentistica elettronica…”
L’imperialismo è guerra! Questo ulteriore riarmo significa altri morti e altre distruzioni in giro per il mondo! E ogni paese imperialista cercherà di trarre il massimo da questa “cooperazione” armata. A questo riarmo accelerato e aggiornato alla tecnologia più avanzata, i proletari e le masse popolari si devono attrezzare per rispondere perché lo “sforzo” che stanno facendo i paesi imperialisti europei per trovare questi miliardi significherà tagli a salari e servizi, come abbiamo detto nell’editoriale del 24 luglio, “I proletari non hanno patria nei paesi imperialisti e capitalisti europei. Gli operai e le masse popolari di ciascun paese devono considerare l’insieme dei governi europei come governi dei padroni, e i governi dei padroni vanno combattuti tutti insieme a partire naturalmente dalla lotta nel proprio paese e contro il proprio governo.”
Mettiamo in grassetto altre affermazioni importanti presenti nell’articolo del Sole 24 ore che riportiamo sotto.
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Industria della difesa, fondi Ue per 13 miliardi
Si aprono nuove ed inattese opportunità per l’industria italiana della difesa dopo l’approvazione il 21 luglio scorso del bilancio europeo 2021-2027. Per la prima volta su impulso della presidenza tedesca il budget europeo prevede circa 13 miliardi per la difesa: 7 per il Fondo europeo della difesa, 5 per le missioni internazionali e 1,5 per facilitare il movimento delle forze armate all’interno della Ue cosiddetto “Schengen militare”. Si tratta di una novità importante come sottolinea il generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare dell’Unione europea dopo una lunga carriera che lo ha visto ai vertici delle forze militari italiane come Capo di Stato Maggiore della Difesa. “Uno degli impegni del semestre di Presidenza tedesca del Consiglio dell’UE – dice al Il Sole 24 ore il generale Graziano - vedrà in autunno il lancio dello Strategic Compass, un documento politico generale di alto livello il cui obiettivo è quello di migliorare la capacità dell’Unione, contribuendo ad identificare le minacce e a costruire una cultura strategica comune che colleghi e armonizzi le prospettive nazionali”.

Le risorse finanziarie sono inferiori rispetto a quanto avrebbero voluto alcuni Paesi come la Francia (come chiedeva il commissario Breton che chiedeva 9 miliardi solo per il fondo europeo della Difesa) ma è significativo che per la prima volta in un quadro finanziario pluriennale appaiano capitoli di spesa dedicati interamente alla difesa. Anche per le missioni internazionali (European Peace Facility) una prima ipotesi prevedeva un impegno di 10,5 miliardi mentre ora il massimale finanziario sarà pari a 5 miliardi attraverso uno strumento finanziario fuori bilancio che sostituirà l’attuale fondo per la pace in Africa e il meccanismo Athena. Il nocciolo duro della nuova Europa della Difesa (così come si è visto anche per il Recovery Fund) resta l’asse Parigi-Berlino finalizzato a raggiungere in tempi rapidi una maggiore sovranità militare europea proprio nel momento in cui l’America di Trump ha deciso il ridimensionamento delle sue forze in Europa con il ritiro dalla Germania di circa 12mila militari presenti attualmente.
Il Fondo europeo per la difesa, ricorda sempre il generale Graziano, dovrà servire proprio a dotare l’industria europea di maggior capacità operative per il futuro. “Si tratta – aggiunge Graziano - della nuova generazione di sistemi d’arma: progettare il carro armato di quarta generazione o il caccia di sesta generazione, individuare i programmi relativi alla cybersecurity, all’intelligenza artificiale e alla sorveglianza marittima superando le attuali difficoltà nella cooperazione tra Paesi europei”. L’Europa è infatti ancora vittima di una frammentazione eccessiva con 178 sistemi d’arma diversi rispetto ai 30 degli Stati Uniti con scarsa pianificazione, inutili duplicazioni e disponibilità non certo ottimale delle forze di difesa. Il nuovo Fondo europeo punta proprio a fornire gli incentivi necessari ad ogni livello del ciclo industriale costruendo catene di approvvigionament transfrontaliere integrate e competitive e forze armate realmente interconnesse tra di loro. Per accedere ai fondi occorrerà presentare progetti industriali che comprendano almeno tre soggetti provenienti da tre Stati membri diversi. Occorrerà superare rivalità tra Paesi e industrie come accaduto con il progetto pilota Fcas (Future Combat Air System) mentre avanza il programma Tempest cui partecipano Regno Unito, Italia e Svezia. L’obiettivo ora è evitare che si creino piattaforme concorrenti. “Ognuno dovrà fare la sua parte – spiega Graziano - ci sono delle eccellenze in Europa. L’industria della difesa italiana è leader in diversi settori come nella progettazione e produzione di mezzi ruotati, nella cantieristica navale e nella componentistica elettronica: competenze apprezzate in tutto il mondo. Per il resto in tutte le filiere il sistema industriale italiano potrà fornire un contributo essenziale nello sviluppo e nella difesa della sovranità tecnologica nazionale ed europea.”
Il Sole 24 ore 6 agosto ’20

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