mercoledì 5 febbraio 2020

pc 5 febbraio - Thyssenkrupp Torino - condannati i padroni assassini - ma dubitiamo che scontino la condanna in carcere

Rogo Thyssen a Torino, l'epilogo: i due manager condannati sconteranno 5 anni in Germania

Respinti gli appelli: per i maggiori responsabili della morte di 7 operai si aprono le porte del carcere.  La madre di una vittima: "Avremo davvero giustizia quando saranno dietro le sbarre"
Dovranno scontare cinque anni di reclusione in Germania i due ex manager della Thyssenkrupp condannati in via definitiva il 13 maggio 2016 da un tribunale italiano a 9 e 6 anni rispettivamente per il rogo nella notte del 6 dicembre 2007, a Torino, in cui persero la vita sette operai: i loro ricorsi in appello sono stati respinti da una corte distrettuale di Essen che ha dichiarato attuabili le condanne pronunciate in Italia, adeguando la pena detentiva a quelle previste dalla
legge tedesca. Dopo la sentenza di oggi, i due ex manager verranno incarcerati in Germania non appena sarà eseguita la sentenza. Gli avvocati annunciano già che ricorreranno ancora al terzo grado di giudizio, come la Cassazione per l'Italia, ma non dovrebbe esserci modo a questo punto di fermare l'esecuzione nel frattempo.

Dopo oltre dodici anni anni dalla orribile tragedia  annunciata è arrivato dunque il momento, per l’ex amministratore Harald Espenhahn e per il dirigente Gerard Priegnitz, di scontare la loro condanna, dopo che un anno fa erano stati raggiunti da un ordine d'arresto in Germania in esecuzione alle condanne definitive a nove anni e sei anni e dieci mesi di reclusione.
A pronunciarsi, ora, è stata la seconda sezione penale del tribunale regionale superiore di Hamm che ha respinto in quanto infondati  i ricorsi dei due imputati contro le decisioni del tribunale regionale di Essen del 17 gennaio 2019 e del 4 febbraio 2019, che avevano dichiarato ricevibile l'esecuzione di una sentenza italiana nei loro confronti adeguando la pena alle leggi tedesche.

"Era una ferita da rimarginare". E' il commento di Raffaele Guariniello, pubblico ministero del caso Thyssenkrupp e ora in pensione, che aggiunge, riferendosi al fatto che i condannati italiani avevano già cominciato a scontare la pena: "Non era giusto. Ma un'altra cosa importante da sottolineare - dice Guariniello - è che la pronuncia dei magistrati di Hamm conferma che il processo Thyssenkrupp fu un processo giusto".

"Per noi da quella tremenda notte del 6 dicembre 2007 non c'è stato più nulla da festeggiare - dice Graziella Rodinò, mamma di Rosario, uno dei sette operai morti nel rogo - apprendiamo la notizia della sentenza, è un passo avanti ma la vera notizia per noi familiari sarà quando ci diranno che quei due saranno entrati in carcere. Troppe volte sono riusciti a trovare il modo di non scontare la pena. Giustizia sarà fatta quando saranno realmente in galera".

La sentenza della Cassazione italiana era stata pronunciata nel 2016, che aveva confermato le condanne inflitte nel secondo processo d’appello di Torino nei confronti dei sei imputati. Un’esplosione di olio incandescente aveva travolto come una nuvola di fuoco i sette operai, uccisi, alcuni, dopo giorni di agonia.

Mentre i quattro dirigenti avevano iniziato a scontare le loro condanne lo stesso giorno del verdetto della Cassazione, Espenhahn e Priegnitz erano rientrati in Germania dove, secondo le regole della giustizia tedesca, era necessario verificare che i procedimenti giudiziari italiani si fossero svolti correttamente. Per le loro regole normative, tuttavia, potrebbero dover scontare solo 5 anni, il massimo consentito per l’accusa di omicidio colposo.

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