da operai contro

Alla Fca di Melfi rappresentavano la nuova frontiera della fabbrica 4.0, sono stati messi da parte. Conviene di più aumentare i ritmi sulla linea e spremere la gioventù operaia, costa meno e rende di più.


Fra il 1991 e il 1993 fu costruito uno dei più grandi stabilimenti Fiat in questo paese, la Sata di Melfi, adesso Fca. Furono chiamati migliaia di operai e nel 1994 iniziò la produzione della grande punto. Da allora milioni di vetture sono state prodotte da noi operai, tantissimi i profitti per il padrone. Dopo tanti anni, il bilancio che noi operai tranquillamente possiamo fare, anche solo guardandoci in faccia, è che sicuramente siamo visibilmente invecchiati, abbiamo consumato una vita per produrre profitti per il padrone ricevendo in cambio un salario che ci ha fatto solo sopravvivere. Molti operai dello stabilimento, nell’arco di tempo che va dal 1994 ad oggi, a causa dei ritmi e carichi di lavoro, si sono ammalati e accusano patologie di ogni genere, protusioni, ernie, tendiniti ecc… Problemi legati alla
fatica svolta, certificati da strutture pubbliche. Nella massa di operai che davvero hanno problemi di salute, probabilmente ci sarà anche una sparuta minoranza di operai che hanno scelto la strada delle certificazioni false per cercare di sfuggire allo sfruttamento del padrone. La Fca sa tutto, ha i suoi informatori, in verità quello che le interessa è che un determinato numero di operai deve produrre un determinato numero di vetture e non importa chi sia a produrle, l’importante è che si producono garantendo il margine di profitto preventivato. In ogni modo anche quelli che hanno problemi di salute, e che hanno certificazioni che lo dimostrano, devono all’interno del meccanismo di sfruttamento fare qualcosa, e se proprio non c’è da fare e la produzione cala, possono rimanere a casa in cassa integrazione più degli altri. Il padrone al di là degli accordi presi con il sindacato fa quello che vuole. Inoltre, i padroni, grazie alle leggi volute da loro e approvate dai loro servitori nei vari rami del parlamento, possono assumere giovani operai precari lasciando a casa quelli più vecchi e consumati. Al padrone a cosa serve uno schiavo se si è consumato prima? A cosa serve spendere una parte dei guadagni per trovare altre soluzioni quando ci sono tante braccia fresche e forti disponibili in qualsiasi momento?

Due anni fa la Fca a Melfi annunciò che sarebbero stati utilizzati e sperimentati gli esoscheletri, cioè dei dispositivi a loro dire innovativi che avrebbero aiutato e favorito gli operai sulle postazioni di lavoro. In quell’occasione tutti i sindacati dissero di essere d’accordo. Marco Lomio, segretario regionale della Uilm, affermava che “il dispositivo rende il lavoro meno pesante, accompagna i muscoli in determinati movimenti. Per ora si tratta di uno strumento molto costoso e sperimentato in via eccezionale fra pochi operai. Bisognerebbe estenderlo ad un numero maggiore di lavoratori“. Gerardo Evangelista, segretario della Fim, diceva: “non bisogna avere paura delle innovazioni tecnologiche“. Roberto D’Andrea, segretario regionale della Fiom, asseriva: “la nostra non è una posizione di netta contrarietà, ma l’azienda avrebbe dovuto prima contrattare con i lavoratori l’avvio della sperimentazione”. Ognuno in qualche modo diceva la sua, poi, passata la cosa nelle commissioni e dato l’assenso da parte di tutti i sindacati, il padrone ha fatto quello che più gli conveniva e così, poiché la tecnologia deve essere inserita nei luoghi di sfruttamento solo se serve ad aumentare profitto, gli esoscheletri sono stati posti negli armadi.
L’esoscheletro formalmente alleggerisce la fatica dell’operaio, ma garantisce un più preciso controllo da parte del padrone sui movimenti degli operai, consentendo di eseguire le ripetute operazioni sempre in modo costante ed uniforme ed a ritmi più accelerati. Altro che meno fatica! Ma gli esoscheletri costano e perché mai – si è detto il padrone- dovrei spendere dei soldi quando ottengo lo stesso risultato spremendo di più gli operai alla catena semplicemente aumentando la velocità della linea e aumentando le operazioni che deve svolgere il singolo operaio? Tanto, quando l’operaio si logora e non regge più allo sforzo, mi è semplice sostituirlo con altra carne fresca, anche più ricattabile.
Crocco, operaio di Melfi