Mentre la Blutec di Ginatta viene sottoposta a sequestro da
parte della magistratura di 16 milioni di euro che dovrebbero servire a
ripagare parte dei 21 milioni pubblici “spariti” dalle casse dell’azienda, gli
operai, che erano in attesa della cassa integrazione fino a fine dicembre di
quest’anno, ma che non hanno ancora visto niente, hanno ripreso la
mobilitazione.
Le promesse dell'ingannapopolo Di Maio fatte con interventi davanti alla fabbrica
e in altre occasioni non si sono realizzate, non solo per la cassa integrazione
ma men che meno per il cosiddetto piano di rilancio.
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Palermo, operaio
piazza la tenda davanti alla Blutec. "Senza stipendio da aprile, sono
disperato"
Vito La Mattina davanti alla
Blutec
Protesta a Termini
Imerese di un ex dipendente Fiat in cassa integrazione: "Non ho più un
euro nemmeno per mangiare, datemi un lavoro". L'azienda nel ciclone dopo
gli arresti dei vertici
29 luglio 2019
Dopo cinque anni di cassa integrazione vuole tornare a
lavorare in fabbrica come ha fatto per 23 anni. Tanto più che da due mesi non
riceve neanche più gli ammortizzatori sociali. Così, questa mattina, il
palermitano Vito La Mattina, 52 anni, ha piazzato una tenda davanti ai cancelli
dell’ex Fiat di Termini Imerese: “Da aprile – dice – continuano a non pagarci.
Non ho più un euro per andare avanti. Sono in debito con la banca per il mutuo
della ristrutturazione e ho le bollette da pagare: ho dovuto mandare la mia
famiglia da mia madre. Faccio anche lo sciopero della fame, anche perché non ho
soldi neanche per mangiare”.
La Mattina, come gli altri operai ex Fiat, aspetta notizie dalla Blutec, che 5 anni fa ha rilevato lo stabilimento ma che adesso è bloccata dall’inchiesta che a marzo ha portato in cella i vertici dell’azienda. Ma aspetta anche gli assegni di maggio e giugno – bloccati da un problema tecnico - e soprattutto il decreto per la proroga della cassa integrazione dal primo luglio al 31 dicembre. “Ma io – assicura La Mattina, raggiunto davanti alla fabbrica da Roberto Mastrosimone della Fiom Cgil – non voglio solo la cassa integrazione. Voglio un lavoro. Da quando Blutec ha rilevato da Fiat la fabbrica, ormai quasi cinque anni fa, mi hanno sempre messo in cassa integrazione". Prima c’era stato più di un ventennio in fabbrica: prima al montaggio, poi in magazzino. "Ho degli attestati di specializzazione – prosegue La Mattina - mi mandino dove vogliono ma mi facciano lavorare".
La Mattina, come gli altri operai ex Fiat, aspetta notizie dalla Blutec, che 5 anni fa ha rilevato lo stabilimento ma che adesso è bloccata dall’inchiesta che a marzo ha portato in cella i vertici dell’azienda. Ma aspetta anche gli assegni di maggio e giugno – bloccati da un problema tecnico - e soprattutto il decreto per la proroga della cassa integrazione dal primo luglio al 31 dicembre. “Ma io – assicura La Mattina, raggiunto davanti alla fabbrica da Roberto Mastrosimone della Fiom Cgil – non voglio solo la cassa integrazione. Voglio un lavoro. Da quando Blutec ha rilevato da Fiat la fabbrica, ormai quasi cinque anni fa, mi hanno sempre messo in cassa integrazione". Prima c’era stato più di un ventennio in fabbrica: prima al montaggio, poi in magazzino. "Ho degli attestati di specializzazione – prosegue La Mattina - mi mandino dove vogliono ma mi facciano lavorare".
TERMINI IMERESE
Nuovo sequestro di oltre 16
milioni per la Blutec e per i suoi amministratori
26 Luglio 2019
I finanzieri del Nucleo di
Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo, nell’ambito
di indagini coordinate inizialmente dalla Procura della Repubblica di Termini
Imerese e trasferite, per competenza territoriale, alla Procura della
Repubblica di Torino, hanno dato esecuzione ad un nuovo decreto di sequestro
preventivo per 16 milioni di euro emesso dal Gip torinese, nei confronti della
Blutec spa, di Cosimo Di Cursi e Roberto Ginatta, già rispettivamente
Amministratore Delegato e Presidente del Consiglio di Amministrazione della
società.
L’originario provvedimento di
sequestro disposto dal Gip di Termini Imerese era stato, infatti, annullato dal
Tribunale del Riesame di Palermo perché non era stato disposto di procedersi
preliminarmente sui rapporti intestati alla società e, solo in caso di
incapienza, per equivalente sui beni mobili e immobili nella disponibilità
degli indagati. Il Riesame aveva però pienamente convalidato i gravi indizi
di colpevolezza rispetto alla malversazione, confermando il sequestro
dell’intero compendio aziendale della Blutec spa, ad oggi ancora in
amministrazione giudiziaria per rischio di reiterazione di analoghe condotte di
reato.
Gli indagati sono accusati di
aver distratto ingenti finanziamenti pubblici, erogati per il tramite di
Invitalia (per conto del Ministero dello Sviluppo Economico), per sostenere il
programma di sviluppo finalizzato alla riconversione e riqualificazione del
polo industriale di Termini Imerese, che prevedeva la realizzazione di una
nuova unità produttiva presso gli opifici della ex impresa FCA Italy S.p.A. per
la produzione di componentistica automotive.
La Blutec spa, costituita nel
2014, con sede legale in Pescara ma sede decisionale effettiva a Rivoli, ha
sottoscritto nel 2015 l’accordo di programma con i dicasteri dello Sviluppo
Economico, del Lavoro e delle Politiche Sociali, con la Regione Siciliana e il
Comune di Termini, per un importo complessivo di circa 95 milioni di euro,
chiedendo agevolazioni pubbliche per oltre 71 milioni di euro (67 milioni
per finanziamento agevolato e 4 milioni a fondo perduto). A partire dal
dicembre 2016, sono stati erogati alla società circa 21 milioni a titolo di
anticipazione, tutti provenienti dalla Regione Siciliana.
Le indagini, svolte tramite
l’ausilio di complessi riscontri finanziari, ispezioni, perquisizioni, di una
consulenza tecnica e dell’assunzione di informazioni nei confronti di
dipendenti e fornitori della BLUTEC, hanno consentito di dimostrare che almeno
16 dei 21 milioni di contribuzioni pubbliche non sarebbero mai stati impiegati
per i fini progettuali previsti, né restituiti a scadenza delle condizioni
imposte per la realizzazione del progetto. Alcune spese sono state giudicate
non ammissibili, in altri casi i fondi pubblici sono stati utilizzati per
l’acquisto di beni (ad esempio software) impiegati a beneficio di altre unità
produttive dell’azienda site fuori regione e non presso il polo industriale di
Termini Imerese.
A tutt’oggi, nonostante la
revoca del finanziamento intervenuta ad aprile del 2018 e la precedente
attività di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Termini
Imerese, le procedure di restituzione non sono state ancora avviate.
Pertanto, grazie alla costante sinergia con Invitalia spa con cui la
Guardia di Finanza collabora assiduamente in virtù di un protocollo d’intesa,
è stato disposto dall’ente erogante il blocco definitivo dell’erogazione dei
restanti 50 milioni di euro di fondi pubblici richiesti ma non ancora erogati.
L’odierna attività di polizia
giudiziaria, condotta su delega della Procura della Repubblica di Torino, ha
permesso il sequestro preventivo dell’intero profitto di reato ad oggi
quantificato in oltre 16 milioni di euro, costituito da disponibilità
finanziarie della società beneficiaria dei fondi pubblici malversati, nonché
capitali, beni immobili e quote societarie nella disponibilità degli indagati
Di Cursi e Ginatta.
La Guardia di Finanza prosegue la
propria azione di contrasto agli sperperi di risorse pubbliche provenienti dai
fondi europei, nazionali e degli enti locali, che non solo rappresentano un
rilevante danno per il complessivo sistema degli incentivi alle imprese, ma
soprattutto alimentano una concorrenza sleale a nocumento degli operatori
economici onesti e rispettosi delle regole.
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