giovedì 1 agosto 2019

pc 1 agosto - I padroni sperimentano nuovi metodi di controllo sugli operai: dopo il caso Amazon, a Brescia bracciale elettronico in cantiere con la scusa della sicurezza.

Il job act di Renzi aveva già stabilito il controllo a distanza dei lavoratori senza l'accordo con i sindacati. Per la "sicurezza" è previsto il controllo anche nello statuto dei lavoratori.
Sono solo i padroni a stabilirlo: il capitale, forzando la scienza a servirlo, costringe sempre alla docilità la mano ribelle del lavoro
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Karl Marx, Il capitale: "All'interno del processo produttivo di produzione il capitale si è sviluppato in comando sul lavoro, cioè sulla forza lavoro in attività, ossia sull'operaio stesso. Il capitale personificato, il capitalista, vigila affinché l'operaio compia il suo lavoro regolarmente e con il dovuto grado d'intensità".

corriere della sera

IL PROGETTO
Bracciale elettronico in cantiere: «Così proteggiamo gli operai»
Sforzi, gas, aree vietate: rileverà i pericoli. Sperimentazione al via. Il nodo privacy
di Giampiero Rossi

Un bracciale elettronico per monitorare la salute dei muratori al lavoro in cantiere e sensori per fermare le macchine automaticamente in caso di pericolo. Non è soltanto la teorizzazione di possibili applicazioni future delle tecnologie ma è una realtà che parte oggi in forma sperimentale in due cantieri bresciani. E con la benedizione (e il finanziamento) della Regione e della Camera di commercio di Brescia. Il progetto è il punto più avanzato di una delibera dedicata proprio alla sicurezza sul lavoro presentata dall’assessore regionale allo Sviluppo Economico Alessandro Mattinzoli e approvata ieri dalla giunta di Palazzo Lombardia. Alla base c’è un confronto durato un paio di mesi al tavolo sull’edilizia. «Avevo chiesto concretezza — racconta Mattinzoli — cioè idee in grado di contribuire davvero al miglioramento delle condizioni di sicurezza che, soprattutto nel settore delle costruzioni continuano a essere motivo di allarme». E nel giro di qualche settimana è arrivato il progetto per monitorare la salute e la sicurezza dei lavoratori con strumenti e metodi digitali elaborato dalla Camera di Commercio di Brescia e in particolare dall’Ente Sistema edilizia Brescia (Eseb) in collaborazione con l’Università degli studi di Brescia e l’Università di Verona. L’operazione — finanziata con centomila euro, suddivisi equamente tra Regione e Camera di commercio — parte oggi in un paio di cantieri edili del Bresciano e proseguirà fino al 30 giugno 2020. È basata sull’utilizzo di «un dispositivo indossabile sensorizzato» in grado di raccogliere alcuni parametri individuali e ambientali durante l’attività del lavoratore e di trasmetterli in tempo reale. Il passaggio successivo è lo «sviluppo di un set di indicatori che permetta di monitorare i dati rilevati dai sensori in termini di salute e sicurezza del lavoratore e di gestione del cantiere».

In sostanza, spiegano i tecnici che hanno elaborato il progetto, le tecnologie permetteranno di raccogliere parametri fisiologici dei lavoratori come il ritmo cardiaco, la frequenza cardiaca, la frequenza respiratoria, la pressione arteriosa, l’ossigeno e il glucosio nel sangue, la temperatura corporea, il livello di stress, la qualità del sonno, le calorie bruciate, le scale salite/scese e altri ancora. E al tempo stesso saranno rilevati anche parametri ambientali come la qualità dell’aria, la pressione barometrica, le perdite di gas, l’umidità, la temperatura, l’illuminazione. Il terzo livello sarà «il rilevamento di prossimità e la geolocalizzazione, tramite dispositivi di protezione individuale o altri dispositivi controllabili da remoto». Perché in un cantiere edile — spiegano i tecnici — molto spesso gli incidenti si verificano per la presenza dell’operatore in zone in cui già operano altri macchinari o attrezzature, o in zone a rischio di caduta o interdette, o ancora per la mancanza di dispositivi di protezione sull’operatore o sui macchinari utilizzati. La connessione di uomini e macchine attraverso sensori, quindi, può «tenere sotto controllo il macchinario stesso e fermarlo o rallentarlo in caso di pericolo».

Non solo: i chip elettronici potranno anche «individuare chi stia salendo a bordo della macchina e se sia stato abilitato» e in caso contrario impedirne addirittura l’avviamento. «La stessa cosa potrà succedere quando un lavoratore si avvicina a zone interdette o di pericolo». Oppure «nel caso in cui una macchina si avvicini a un operatore che non si è accorto della sua presenza, o non è stato visto dal guidatore. Se la distanza diminuisce provvede a una frenata di emergenza o a spegnere la macchina». Nonostante la mole di dati in gioco gli ideatori della sperimentazione assicurano che la privacy sarà garantita e protetta. «Comunque — aggiunge l’assessore Mattinzoli — al tavolo c’erano anche i sindacati, ma in ogni caso siamo pronti a intervenire con tutte le modifiche che la sperimentazione dovesse suggerire. La cosa più importante — sottolinea — è che la prima voce sulla quale ci si è concentrati anche dal punto di vista tecnologico è la tutela della vita e della salute umana.».

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