Esplosione
di garantismo e amnesia della memoria
Giusta
l’indignazione per la foto del ragazzo americano, sospettato
dell’omicidio del carabiniere, bendato e costretto a tenere le
braccia dietro la schiena con i polsi stretti dalle manette. in
caserma! Molti hanno sottolineato che uno dei principi cardine della
nostra democrazia è il rispetto della dignità umana. Hanno anche
ricordato che è stato un abuso dei mezzi di costrizione e aggiungono
che la ricerca della verità non può e non deve mai far venire meno
il rispetto delle regole perché l’Italia è un Paese dove i
diritti di tutti, anche di chi è in custodia (arrestati, detenuti),
sono garantiti. E nessuno
deve abusare dei propri poteri di custodia, perché nessun fine
giustifica i mezzi. Bene
fa piacere sentire queste affermazioni garantiste. Ce n’è bisogno
soprattutto di questi tempi, quando si sente un vice primo ministro
evocare i “lavori forzati” ripudiati dalla Costituzione e dalle
tante lotte grandiose in questo e in altri paesi. Quello che
preoccupa è l’assenza
di memoria,
una ampia amnesia.
È
così difficile rammentare che bendare
o incappucciare la persona arrestata e ammanettarla dietro la schiena
è stata la consuetudine delle forze dell’ordine in questo Paese
negli
anni Settanta
e Ottanta e anche successivamente? Soprattutto se le persone
arrestate erano sospettate di essere sovversivi, antagonisti o attivi
nella lotta rivoluzionaria. Incappucciamento che non si limitava alla
durata di qualche minuto (come nel caso del ragazzo statunitense), ma
per giorni e giorni, quanti ne erano consentiti alle forze
dell’ordine dalle Leggi Speciali.
A me è successo per sette
giorni consecutivi
restare incappucciato, dal giorno dell’arresto, 27 maggio 1980,
in
Via in Selci (Comando Legione Carabinieri di Roma) incappucciato e
rimasti lì per 7 giorni, finché è venuto il magistrato e quindi
trasferito a Rebibbia. E anche qui condotto incappucciato al punto da
suscitare lo stupore della guardia penitenziaria dell’Ufficio
matricola
nel vedersi consegnare una persona così conciata. Anche a altre e
altri e ,,, poco dopo… , incontrano la tortura..
Certo, direte tutti e tutte, altri tempi. Ma come diceva qualcuno di
cui ricorre , proprio oggi, il centenario della nascita (Primo Levi),
se è successo una volta, può succeder ancora, a meno che non si sia
criticato
radicalmente
il meccanismo politico che l’ha prodotto e ribaltate le basi
istituzionali su cui questo orrore può essere compiuto. Questa
critica in questo Paese non c’è stata! Siamo al paradosso che oggi
molte forze politiche stanno lavorando per reintrodurre emergenze e
leggi speciali analoghe a quelle di quei periodi.
La
soluzione sta qui:
NO
alla REPRESSIONE! NO al
CARCERE!
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