martedì 30 luglio 2019

pc 30 luglio - Torino: sgomberato l'Ex Moi mentre al Cpr gli immigrati resistono accendendo fuochi e compiendo atti di ribellione

L'alternativa alle ruspe è la deportazione, altro che sgombero "soft" come scrivono i giornali dei padroni.

Il Ministero dell’Interno e la sindaca hanno deciso di partire con gli sgomberi, invece che aspettare la fine dell’anno come era stato più volte dichiarato.
"È importante che si parta subito,  il quartiere Filadelfia da anni aspetta la riqualificazione del Moi e delle arcate -spiega il presidente della circoscrizione Davide Ricca .- Qui le case si sono deprezzate". I palazzinari ringraziano.

La trilogia della merda
Lega, PD e 5 stelle a ridere di gente che perde la casa.


Da la repubblica: "(lo sgombero) è iniziato come sempre alle prime luci con la Digos che per tutta la notte ha controllato la situazione per evitare azioni di protesta dopo il tam tam che da ieri pomeriggio, sui social, annunciava lo sgombero imminente, e per evitare problemi di ordine pubblico.  La zona è presidiata da polizia, carabinieri e polizia municipale. I camion dell'Amiat sono già al lavoro  da ore  per portare via rifiuti e mobili.
La resistenza allo sgombero del novembre 2017
L’accelerata voluta dal Comune per portare a termine lo sgombero ( che inizialmente doveva essere concluso entro il 2021 con la fine del mandato Appendino, poi anticipato al 2020 e ora entro l’estate 2019) si legge nella scelta di svuotare in un colpo solo due palazzine, la marrone e l’arancione, simbolo stesso dell’occupazione e cuore pulsante del Moi con le sue piccole attività commerciali al piano terra e nel cortile".
Quello che li aspetta sarà l’inserimento in dei progetti, per i primi 200, mentre per gli altrettanti restanti si tratterà di ricollocarli in centri di accoglienza o inserirli nel nuovo piano di incentivazione dei rimpatri volontari assistiti. Oltre alle due tranche del Viminale pari a 2 milioni di euro stanziati per lo sgombero delle palazzine, la nuova giunta regionale capitanata da Cirio ha ulteriormente stanziato 500 mila euro.


Ed ecco che il progetto M.O.I. (migranti un'opportunità di inclusione) è andato a farsi fottere. Ovviamente come da programma. Tanto lodato, tanto apprezzato, tanto unico e bello. Finiti i lustrini dei primi sgomberi, finita la gioia degli abitanti che, pur di essere inseriti e di fare finalmente una vita migliore, si "infiltravano" nelle fortunate palazzine che stavano per essere sgomberate. FUFFA. Dei media e delle istituzioni. Ora si passa al metodo salvini. Sgombero. Senza se e senza ma. Si bypassa l'ultima parte del progetto e i "cattivi" della palazzina arancione, pare a breve, verranno deportati chissà dove. La palazzina arancione. Quella più fragile. Strutturalmente e umanamente. Quella che avrebbe avuto più bisogno di attenzioni, quella dove c'è più vita. Quella della scuola e del magazzino. Quella che è il "centro" del Moi.
Miseria e miserabili. Tant'è. I miserabili e la città riavranno finalmente le loro palazzine morte e saranno liberi. Liberi di buttarle giù o, più probabile, di lasciarle marcire. Purtroppo ciò che marcirà insieme a loro sarà la vita e la dignità degli abitanti che avranno nuovamente perso tutto. Faranno marcire anche noi. Forse. O forse no. Perchè non ci arrenderemo e vi staremo col fiato sul collo. Ovunque andremo.



da Macerie:
Un fuoco al giorno …
Diario

L’aria rimane densa ed elettrica nel Cpr di corso Brunelleschi: venerdì durante il temporale un ragazzo ha approfittato della scarsa attenzione di charlie e delle forze dell’ordine per saltare sbarre e muri e conquistare la libertà.

Per quanto i media ufficiali avvolgano in un’aurea di eccezionalità le proteste e gli incendi nel centro, bruciare materassi e i pochi suppellettili rimasti è ormai una pratica consueta, per richiamare l’attenzione e pretendere una risoluzione ai tanti problemi che ci sono dentro, solo in ultimo la mancanza del barbiere. Nei giorni scorsi invece i reclusi ci hanno raccontato di come mancassero dosi di shampoo sufficienti per lavarsi e acqua fresca per dissetarsi.

Gli incendi servono anche per comunicare direttamente con fuori, durante gli ultimi presidi infatti è successo più volte di vedere innalzarsi una colonna di fumo che ha fatto scaldare gli animi dei solidali accorsi e rilanciare le grida di sostegno. Il rogo si è ripetuto anche questo sabato quando le voci, la musica e il clangore delle battiture di uno sparuto presidio fuori dal centro, allestito nonostante la pioggia, hanno raggiunto le orecchie dei reclusi.

Ieri ci è arrivata la notizia che numerosi reclusi hanno gettato il cibo addosso agli operatori, forti del fatto di aver anche ricevuto il giorno prima una grossa mole di pacchi alimentari, raccolti a seguito di un appello lanciato per l’occasione da alcuni dei tanti solidali che si sono mobilitati dopo la morte di Faisal. Lontano da ogni forma di pietismo e assistenza umanitaria questo episodio sottolinea come una lotta possa acquisire maggiore forza nella congiuntura di sforzi tra dentro e fuori: rigettare il cibo della Sodexo senza perdere le energie e mantenendosi lucidi, ossia senza il ricatto della fame, e con la possibilità in prospettiva di organizzarlo per più giorni e in modo duraturo.

Continuando in questa carrellata attraverso il fine settimana, da sabato sera fino a tutto domenica un ragazzo è rimasto arrampicato sopra il tetto della sezione per resistere a una deportazione. In isolamento è trattenuto un ragazzo con forti problemi mentali, preoccupando molto altri reclusi che lo hanno visto senza vestiti.

macerie @ Luglio 29, 2019

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