AJITH ( 2014)
LA SFIDA DI FRONTE AI MAOISTI
Il millennio è iniziato con la proclamazione dell’inizio di un’era di vittoria indiscussa del capitalismo, sotto l’egida della marcia aggressiva dell’imperialismo USA autoproclamatosi leader unico del mondo. È interessante notare che, contemporaneamente, si andavano creando le sabbie mobili della crisi economica. Al proclama millenario seguirono presto le guerre di aggressione in Afghanistan e in Iraq. In realtà queste guerre, che riflettevano le megalomani ambizioni di potere USA sotto l’amministrazione Bush Jr, hanno avuto un ruolo fondamentale nella genesi della crisi. Questo aspetto non è ancora debitamente riconosciuto. Piuttosto, si restringe l’attenzione fino alle bolle speculative della finanziarizzazione. Il nocciolo della questione rimane quella che in questo secolo continuano le crisi che colpiscono periodicamente l’economia capitalista, date dalla sovrapproduzione indotta dalla sete di profitti. Non solo, ciò è accentuato dalla finanziarizzazione, che rende l’economia ancora più vulnerabile. Tutto questo spinge verso spirale di crisi che comporta la peggiore recessione che la società
moderna abbia mai visto. Ricaduta inevitabile è un forte calo del livello di vita della stragrande maggioranza delle masse emarginate in tutto il mondo, comprese quelle nei paesi avanzati del primo mondo. Gli imperialisti hanno cercato di affrontare la situazione a muso duro fare con tentativi per risolverla questo
unitariamente, anche concedendo un certo spazio alle potenze emergenti del Terzo Mondo come Cina e India, ma le loro assortite soluzioni non hanno prodotto che un ambiente favorevole per la stagnazione e l’ulteriore crisi. Allo stesso tempo, le loro opzioni si
limitano al controllo di danni futuri. I disperati tentativi di stimolare l’economia cercando di massimizzare i profitti e scaricando i costo sulle masse hanno aggravato ancora di più la situazione. Ha portato spostamenti diffusi e migrazione massiccia, disoccupazione e la sottoccupazione, forte aumento dei livelli di povertà, fame e suicidi.
moderna abbia mai visto. Ricaduta inevitabile è un forte calo del livello di vita della stragrande maggioranza delle masse emarginate in tutto il mondo, comprese quelle nei paesi avanzati del primo mondo. Gli imperialisti hanno cercato di affrontare la situazione a muso duro fare con tentativi per risolverla questo
unitariamente, anche concedendo un certo spazio alle potenze emergenti del Terzo Mondo come Cina e India, ma le loro assortite soluzioni non hanno prodotto che un ambiente favorevole per la stagnazione e l’ulteriore crisi. Allo stesso tempo, le loro opzioni si
limitano al controllo di danni futuri. I disperati tentativi di stimolare l’economia cercando di massimizzare i profitti e scaricando i costo sulle masse hanno aggravato ancora di più la situazione. Ha portato spostamenti diffusi e migrazione massiccia, disoccupazione e la sottoccupazione, forte aumento dei livelli di povertà, fame e suicidi.
Il trattato GATT, che ha aperto la strada alla dittatura del WTO, continua a ripetere il mantra globalizzazione/privatizzazioni/liberalizzazione come rimedio a colpo sicuro contro stagnazione e crisi ricorrenti. In due decenni di applicazione, ha raccolto i profitti esorbitanti per le borghesie monopoliste e la grande borghesia compradora del Terzo Mondo. Oltre che a queste, ha portato beneficio solo a una piccola parte delle classi medie che elevatasi dagli strati superiori di esse. Si è tentato di spacciare questi piccoli vantaggi ottenuti da una sezione della borghesia come la prova del successo della globalizzazione. Nel frattempo, si è ricorso a ogni metodo per coprirne, ignorarne e negarne gli effetti, negativi che hanno colpito la stragrande maggioranza. In India, i suicidi commessi da contadini indigenti in questo periodo sono stati oltre 3 milioni. Se ne è cercata la ragione in tante diverse cause, tranne che la globalizzazione. In realtà, è la globalizzazione che ha approfondito a livelli senza precedenti il divario tra ricchi e poveri. La cosa più importante è che ha bruscamente portato allo scoperto la contraddizione principale tra imperialismo e i popoli e le nazioni oppresse, mentre si aggravano anche tutte le altre contraddizioni. Se ne possono vedere i risultati nelle turbolenze e lotte di resistenza sparse in tutto il mondo. La primavera araba, che ha rovesciato dittature che duravano da decenni, fedeli lacchè dell’imperialismo, è l’esempio più evidente. I tentativi di sovvertire queste ribellioni i vecchi dittatori con dei nuovi con maschere più democratiche vengono scoperti e anche questi devono affrontare l’ira delle masse. Nei paesi imperialisti, i lavoratori e le masse popolari scendono in piazza per resistere e fermare i tentativi di peggiorare le loro condizioni di vita o di deprivarli del reddito.
Le volatili e violente reazioni delle masse scuotono le classi dominanti. Creano grossi ai loro piani di applicazione di aggressive misure antipopolari nel tentativo di rilanciare l’economia. La risoluzione della Riunione Speciale di partiti del MRI del 2012 afferma chiaramente: “In questa si sviluppa ed emerge una potenziale nuova ondata della rivoluzione proletaria mondiale che ha come punti di riferimento e ancoraggio strategico le guerre popolari guidate dai partiti maoisti. La realizzazione di questo potenziale dipende in ultima analisi da quanto i partiti MLM riescono ad adempiere i loro compiti rivoluzionari. La condivisione delle loro concezioni ed esperienze e lo sviluppo della loro capacità di portare un messaggio rivoluzionario unitario alle masse ribelli di tutto il mondo hanno un’importanza decisiva”.
Questa situazione internazionale pone le basi per la ripresa tumultuosa di rivolte e resistenze di massa. La sfida davanti ai maoisti è quella di cogliere correttamente le nuove possibilità aperte dalla crisi imperialista, che , nonostante tutti gli sforzi congiunti, non mostra alcun segno di risoluzione per il prossimo futuro. Il mondo è in subbuglio. Gli studenti ei giovani, operai e contadini, le classi salariate, si uniscono tutti per lottare contro la vita questo sistema imperialista gli impone. La crescente disoccupazione e sottoccupazione nel mondo imperialista hanno dissipato le illusioni e sgonfiato l’orgoglio sciovinista di grandi nazioni. Senza dubbio, questa situazione di grave instabilità rafforza anche tendenze reazionarie, nazionaliste. Ma il segno della tendenza è prevalentemente positivo. La crescente consapevolezza è ben visibile negli slogan, nel livello di dibattito e di rabbia concentrata contro le classi dominanti e l’imperialismo. Ogni evento diventa una potenziale esplosione. Che sia lo stupro e l’ omicidio di una giovane donna in un bus a Delhi o il taglio di alcuni alberi in un parco di Istanbul ogni episodio incendia focolai di una rabbia repressa che non lascia intimidire facilmente.
In questo mondo di crisi e ribellione, la guerra popolare che cresce oggi nel cuore dell’India, guidata dal Partito Comunista dell’India (maoista) e nelle Filippine, guidata dal Partito Comunista delle Filippine, si impone come fonte di esempio e forza del maoismo. Vanno inoltre citati i tentativi dei maoisti in corso per lanciare o rilanciare guerre popolari in Turchia, Nepal, Perù (da parte di quelli che risollevano la bandiera della rivoluzione contro l’opportunismo e tradimento emersi dopo la cattura del compagno Gonzalo) e in vari altri paesi. Ma ci sono ancora problemi da risolvere che ostacolano la realizzazione del salto complessivo che proietterebbe il polo maoista al centro dell’attuale ondata di ribellioni e resistenze cui si assiste in tutto il mondo.
Dopo dieci anni di lotta, guidata principalmente dal Partito Comunista del Perù, nel 1993 il MRI ha adottato il maoismo e assunto il marxismo-leninismo maoismo come terza, nuova e superiore tappa dell’ideologia proletaria. La lotta per affermarlo nella sua totalità è stata di per sé un salto. È stata anche un’arma contro la sua comprensione frammentata, lo stile opportunista e il revisionismo esistenti anche tra quanti agitavano la bandiera del marxismo-leninismo-maoismo. Un compito che ha dato frutti, perché nella lotta per affermare il maoismo ha rivelato il vero volto di idee e tendenze sbagliate che alla fine assunto una posizione totalmente revisionista. Ma in questi dieci anni, o quasi, queste tendenze, che sono riuscite a non farsi identificare, hanno ritagliato le loro versioni del revisionismo. Ed persistono anche varie altre tendenze. Il compito di affermare il maoismo deve essere ancora portato avanti con forza.
Nella Riunione Allargata del 2000, il MRI ha analizzato e ha richiamato l’attenzione sulla “emergente nuova ondata della rivoluzione” e ha riconosciuto che la rivoluzione è la tendenza principale. Poco dopo abbiamo visto il PCR, USA allontanarsi da queste posizioni, dopo l’attacco al World Trade Center. Col pretesto di presentare una visione dialettica delle “enormi possibilità, ma anche gravi pericoli” esistenti, in realtà hanno finito essere unilaterali e vedere solo i gravi pericoli. Questo è stato anche il periodo in cui il quale il contenuto principale dell’avakianismo, ora presentato come nuova sintesi di Bob Avakian, è andato prendendo forma. Nel 2004 i revisionisti Prachanda-Bhattarai hanno cominciato a formalizzare la loro deviazione dal maoismo col nome di Democrazia del 21° secolo.
Una tendenza sbagliata evidente oggi tra i maoisti è quella di eludere la lotta al revisionismo sul fronte ideologico. Ciò è tanto più grave in quanto due pericolose nuove forme di revisionismo, nelle varianti del revisionismo Prachanda – Bhattarai e dell’avakianismo, stanno seminando confusione. È sorprendente vedere quanti vengono dalla tradizione del MRI, in cui si dava la massima importanza ai compiti ideologici, mancare oggi di tensione nell’assumere il compito di una rigorosa lotta ideologica per combattere efficacemente il revisionismo. Alcuni sostengono che, prima che si possa definirlo revisionista, è necessario studiare a fondo e misurarsi nel dibattito su “qualcosa di importante”, come ciò che Avakian ha detto.
È vero che occorre una confutazione approfondita. perciò, se l’ultimo numero di Naxalbari si è occupato di confutare il revisionismo Prachanda - Bhattarai, questo numero è dedicato al compito di rigettare l’avakianismo. Il revisionismo Prachanda-Bhattarai si espone da sé, nel porsi apertamente al servizio della reazione, dell’espansionismo indiano e dell’imperialismo. L’avakianismo è più subdolo. Ma, quando si dichiara che il MLM deve essere sostituito con Avakianismo, non è questo un motivo sufficiente per rifiutarlo apertamente come liquidazionista e revisionista? Non è questo un passo urgente, necessario, da fare immediatamente, anche se ci si riserva la responsabilità di un approfondito esame e confutazione al momento opportuno? Quando è evidente che i metodi manipolatori del PCR, USA e l’opportunismo del PCUN (M) sono state le cause immediate del collasso del MRI, non lo si dovrebbe dire apertamente? Concedere a revisionisti e a liquidatori il beneficio del dubbio crea solo ulteriore confusione. Questo è tirarsi indietro dalle proprie responsabilità internazionaliste. È una manifestazione di centrismo. Se non lo si corregge, si apre la strada al revisionismo. È il momento di chiamare le cose col loro nome, senza ulteriore ritardo, e di assumere al più presto il compito dell’unità dei maoisti.
Un’altra tendenza sbagliata è a non comprendere concretamente la “potenziale nuova ondata della rivoluzione proletaria mondiale”e quali opportunità l’attuale situazione mondiale presenta per i maoisti. Qui sta l’importanza di avere una corretta comprensione della linea internazionale e della sua relazione col lavoro rivoluzionario in un dato paese. La tendenza a vedere il lavoro internazionale, come accessorio o a considerare che il lavoro internazionale è necessario solo per dare o ricevere solidarietà, alla fine impedisce di adottare una corretta linea internazionale. Questo influisce anche sulla linea nazionale. La tendenza più comune è quella ad ammettere i cambiamenti che si verificano a livello internazionale, a parlarne nella nostra letteratura, ma senza apportare i cambiamenti necessari nel nostro lavoro. Si adotta così l’approccio gradualista alla “ordinaria amministrazione”. Questa tendenza impedisce di cogliere le opportunità e spingere avanti la guerra popolare o i piani necessari per la sua preparazione, di prendere l’iniziativa nelle nostre mani.
Piuttosto stranamente, la situazione internazionale attuale e le lotte spontanee dei popoli in tutto il mondo hanno incoraggiato qualcuno a mostrare apertamente la propria indole revisionista e a sostenere la politica elettorale. Giurano fedeltà al maoismo, alla sua applicazione creativa e alla necessità di sviluppare la teoria, ma praticano l’esatto contrario, adottando politiche già smentite più e più volte e alla fine di preparano a tuffarsi nel pantano del parlamentarismo. La loro creatività non ha nulla di nuovo, nella sostanza, è la stessa linea revisionista di sempre, ora combinata con lo stile di lavoro delle ONG. Fra opportunisti ei revisionisti, c’è la forte tendenza a nascondersi dietro la retorica marxista-leninista, ad esempio della “analisi concreta della situazione concreta”, della “applicazione della dialettica” ecc., per praticare l’esatto contrario
In un caso la deviazione sorge da una variante di “analisi concreta della situazione concreta” con cui si vede che il carattere fondamentale della società indiana è cambiato e che caste e feudalità non sono più il nemico principale e decisivo delle masse. La comprensione maoista del capitalismo burocratico come una specifica forma di capitalismo creato e nutrito dagli imperialisti al servizio dei propri interessi nei paesi oppressi non viene presa in considerazione. Non si riconosce così il carattere di questa forma di capitalismo, che serve gli interessi dell’imperialismo e del feudalesimo. La forma classica di feudalesimo, come lo si è visto nella Cina pre-rivoluzionaria, non esiste oggi in nessuna parte del mondo. Ma è altrettanto vero che l’imperialismo vuole in un modo o nell’altro mantenere il feudalesimo come sua base sociale, per proseguire lo sfrenato sfruttamento del terzo mondo, delle sue risorse, delle sue ricchezze e del grande serbatoio di manodopera, per ottenere i rendimenti sul capitale esportato. Ma, allo stesso tempo, c’è anche una disperata costante necessità di approfondire ed ampliare i mercati per imporre i loro prodotti in quantità sempre maggiori. Contemporaneamente, nei paesi oppressi esercita la sua pressione dal basso la lotta di classe, in particolare la lotta rivoluzionaria. Questa interazione, dall’alto e dal basso, impone agli imperialisti di trasformare il feudalesimo per mantenerlo, secondo le loro esigenze politiche ed economiche. Quindi, i cambiamenti osservati nelle campagne non indicano che si sta eliminando il feudalesimo. Un’analisi approfondita rivela che se in apparenza le forme tradizionali del feudalesimo sono messe da parte o addirittura scomparse, nella sostanza esse vengono sostituite da nuove forme che hanno contenuti feudali. Questa è una grande questione si cui è necessaria una lotta profonda all’interno del campo maoista per fare un salto verso una superiore unità dei maoisti su una linea corretta.
La turbolenza che si vede oggi nel mondo è ancora prevalentemente guidata da diverse ideologie non marxista. Ma l’avanzamento della solida alternativa della guerra popolare guidata dai maoisti e la formazione di un’organizzazione maoista internazionalista non può che contribuire a una rapida polarizzazione e a conquistare a ondate le masse rivoluzionarie. Il mondo in turbolenza dimostra sempre più vistosamente che le masse hanno bisogno di rivoluzione e di partiti rivoluzionari che le dirigano e le guidino alla vittoria finale. È il momento di affilare la lotta di linea allo scopo di unire la maggioranza. Un momento che richiede un’unità più forte e di principio dei maoisti a livello nazionale e internazionale. Queste sfide sono già state lanciate
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