Ricordiamo ieri, per porre la necessità dell'oggi. Per contrastare quel luogo comune insinuatosi come un "cancro" nella coscienza di tanti lavoratori per cui non è possibile conquistare dei risultati effettivi con la lotta quotidiana. Una sfiducia frutto essenzialmente delle sconfitte generali e particolari, sul fronte del lavoro, del salario, dei diritti sindacali, ecc., e che a loro volta sono il frutto della mancanza di un sindacato di classe e del Partito della classe operaia.
"I tempi sono diversi", dicono coloro che vogliono giustificare la propria linea di svendita, o lo ripetono come un 'mantra' ingenuamente i più che non hanno gli strumenti di conoscenza e di analisi di parte, di classe della situazione.
Ma per il capitale i tempi dello sfruttamento, della repressione antisindacale, non "cambiano mai"...
ALLORA, RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA STORIA!
Le conquiste operaie del lungo'"autunno caldo" 69/primi anni 70
"I tempi sono diversi", dicono coloro che vogliono giustificare la propria linea di svendita, o lo ripetono come un 'mantra' ingenuamente i più che non hanno gli strumenti di conoscenza e di analisi di parte, di classe della situazione.
Ma per il capitale i tempi dello sfruttamento, della repressione antisindacale, non "cambiano mai"...
ALLORA, RIPRENDIAMOCI LA NOSTRA STORIA!
Le conquiste operaie del lungo'"autunno caldo" 69/primi anni 70
L'autunno
caldo del '69 rimise in discussione e modificò profondamente in pratica ogni
aspetto della vita nei luoghi di lavoro, dei trattamenti salariali e
normativi, della vecchia organizzazione del lavoro pesantemente
gerarchizzata dal padronato, dei diritti e delle libertà sindacali,
del potere di intervenire nelle grandi questioni sociali –
pensioni, casa, sanità, trasporti, scuola - e finanche della vita
interna al sindacato e dei rapporti tra vertice e base di questo.
Ogni rivendicazione e conquista portava in sè ed era frutto di affermazione, pratica di principi fondamentali per la lotta di classe: l'unità dei lavoratori, l'uguaglianza delle condizioni di lavoro.
Ogni rivendicazione e conquista portava in sè ed era frutto di affermazione, pratica di principi fondamentali per la lotta di classe: l'unità dei lavoratori, l'uguaglianza delle condizioni di lavoro.
Aumenti
salariali uguali per tutti
contro la divisione salariale messa in atto per decenni dal padronato per dividere i lavoratori e creare
aristocrazie operaie più facilmente corrompibili e manovrabili. Questa rivendicazione fu un potente cemento di classe, che assieme alla rivendicazione della riduzione delle categorie, contribuì a creare quella grande compattezza nella classe operaia e tra i lavoratori che permise di raggiungere un'ininterrotta serie di conquiste anche in altri campi.
contro la divisione salariale messa in atto per decenni dal padronato per dividere i lavoratori e creare
aristocrazie operaie più facilmente corrompibili e manovrabili. Questa rivendicazione fu un potente cemento di classe, che assieme alla rivendicazione della riduzione delle categorie, contribuì a creare quella grande compattezza nella classe operaia e tra i lavoratori che permise di raggiungere un'ininterrotta serie di conquiste anche in altri campi.
Fu
per merito di questa linea se si arrivò per esempio alla conquista
del punto unico di contingenza, e all'abolizione delle famigerate
"gabbie salariali".
Queste ultime erano state infatti introdotte nell'immediato
dopoguerra, dividendo l'Italia in più zone, con un Sud fortemente
penalizzato, per frenare l'azione operaia onde non turbare la
ricostruzione post-bellica.
Furono
proprio le grandi aziende del Nord, teoricamente meno interessate a
cambiamenti, a dare il maggior impulso alla lotta, che portò
alla capitolazione prima le aziende a Partecipazione statale (21
dicembre '68) e poi la recalcitrante Confindustria il 18 marzo '69,
con l'impegno a graduare in 3 anni la completa abolizione delle
'gabbie".
Passaggio
di categoria in massa
Anche
i passaggi di categoria in massa furono una rivendicazione dal forte
carattere egualitario e di classe, perché rifiutavano l'arbitrio
padronale che su queste materie aveva da sempre fondato i suoi
successi.
Spesso
scontrandosi con i vertici sindacali che cercarono invano di frenare
e riassorbire nella vecchia politica questa spinta rivendicativa del
tutto senza precedenti. A partire dalla primavera '69, quando gli
operai delle Officine Prova motori e Ausiliarie della Fiat chiesero
il passaggio generalizzato in 2' categoria, questa rivendicazione si
estese ad altre fabbriche, a cominciare dall'Alfa di Arese, per poi
dilagare in
tutte le fabbriche del Nord.
Inquadramento
unico operai-impiegati
Fu
un'altra importante conquista dell'autunno caldo, che tendeva a
scardinare la rigida separazione tra operai e impiegati, coltivata
dal padronato, creando un intreccio tra le categorie dei due gruppi e
che fu resa possibile dalla scesa in lotta a fianco degli operai di
consistenti masse
di tecnici e impiegati delle categorie
più basse, sotto la spinta oggettiva del clima combattivo e
rivoluzionario dominante.
Nel
settembre '70 si apre la vertenza nella siderurgia pubblica:
all'Italsider la piattaforma chiede il passaggio da 50 posizioni
retribuite a 6, e un "inquadramento unico" operai-impiegati che fu conquistato il 22 dicembre dello stesso anno. Nel
'71 il nuovo sistema su 8 livelli fu al centro delle vertenze nel
settore elettromeccanico. Nella
tornata contrattuale '72-'73 l'inquadramento unico fu generalizzato
ai metalmeccanici e a tutta l'industria.
Contrattazione
collettiva e aziendale
Nel '69 scesero in
lotta per i rinnovi contrattuali circa 5 milioni di lavoratori, tra
cui metalmeccanici, chimici, edili. Al centro delle piattaforme vi
erano sostanziosi aumenti salariali, la riduzione d'orario a 40 ore
settimanali, la parità normativa operai-impiegati, l'abolizione di
ogni limitazione alla contrattazione aziendale, il diritto di
assemblea e di organizzazione sindacale nei posti di lavoro. Lo
scontro fu durissimo.
Sono
oltre 60 i rinnovi contrattuali nel '69, per un totale di 4 milioni di
lavoratori dell'industria e dei servizi e per circa 1 milione e mezzo
di braccianti e salariati fissi.
Diritti
sindacali
Molti
diritti sindacali fondamentali, prima impensabili, vengono
conquistati con le lotte del '69 e degli anni immediatamente
successivi, tra cui il diritto di tenere liberamente assemblee dentro
e fuori l'orario di lavoro, con 10 ore retribuite all'anno, permessi
sindacali retribuiti per i delegati, possibilità di avere a
disposizione spazi per attività sindacale e per affiggere
comunicati, ecc. Lo Statuto dei lavoratori (legge n. 300 del 20
maggio '70) non fece che recepire parzialmente nei codici quello che
il movimento operaio aveva strappato di fatto al nemico di classe con
le lotte, come la legge 604 (15/7/66) sulla "giusta causa"
per i licenziamenti, e tutta una serie di diritti e libertà dentro e
fuori la fabbrica prima negati.
Democrazia
sindacale
L'assemblea
dei lavoratori e i Consigli dei delegati di fabbrica sono le due
grandi conquiste ottenute dal basso dai lavoratori che rivitalizzano
la democrazia sindacale negata di fatto dal sistema della delega e
dalle burocratiche Commissioni interne sostenute dai vertici
sindacali. I Consigli di fabbrica fioriscono spontaneamente a partire
dal '69, formati da delegati eletti su base di gruppo omogeneo di
reparto, di squadra e di linea, da parte di tutti i lavoratori,
iscritti e non iscritti al sindacato, su scheda bianca e libera, e
revocabili in ogni momento dall'assemblea dei lavoratori.
Si
tratta dunque di un organismo del tutto nuovo e rivoluzionario di
democrazia diretta, mediante il quale i lavoratori decidono
direttamente su tutte le questioni che li riguardano senza delegare a
nessuno questa fondamentale prerogativa. Questo diritto viene
esercitato in modo massiccio proprio nella vertenze contrattuali
del 69 e dei primi anni 70, con una partecipazione in massa alla
discussione e alla formazione delle piattaforme, mediante migliaia e
migliaia di assemblee preliminari, conquistandosi il diritto di
approvarle o contestarle, o anche di respingere gli accordi
eventualmente raggiunti dalle direzioni sindacali col padronato nel
corso delle vertenze.
Nati
nel '68 come delegati per i comitati di cottimo e di linea, i
delegati di reparto si affermano come struttura di base del sindacato
già nel corso del 1970, pur restando ancora in vita le vecchie
Commissioni interne. Nel '74, il 1º congresso unitario delle
strutture di base segna la ormai generalizzata estensione dei CdF in
tutto il Paese e l'esautoramento quasi totale delle Commissioni
interne.
Scienza, medicina al servizio degli operai.
La forza sindacale, politica, ideologica degli operai portò tecnici, medici, studenti, a mettere le loro conoscenze al servizio delle risposte alla difesa, miglioramento della condizione operaia. Ma sul fronte della sicurezza in fabbrica, della difesa delle salute, della lotta alla nocività anche fuori dalla fabbrica, furono prima e soprattutto gli operai che fecero piani, proposero soluzioni, dimostrando che le fabbriche, anche quelle più nocive, in mano agli operai possono essere trasformate.
(per buona parte di queste descrizioni ci siano avvalsi della sintesi utile fatta dal giornale "Il Bolscevico)
Scienza, medicina al servizio degli operai.
La forza sindacale, politica, ideologica degli operai portò tecnici, medici, studenti, a mettere le loro conoscenze al servizio delle risposte alla difesa, miglioramento della condizione operaia. Ma sul fronte della sicurezza in fabbrica, della difesa delle salute, della lotta alla nocività anche fuori dalla fabbrica, furono prima e soprattutto gli operai che fecero piani, proposero soluzioni, dimostrando che le fabbriche, anche quelle più nocive, in mano agli operai possono essere trasformate.
(per buona parte di queste descrizioni ci siano avvalsi della sintesi utile fatta dal giornale "Il Bolscevico)
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