martedì 4 giugno 2019

pc 4 giugno - Sulla fantomatica svolta a sinistra della Cgil - un contributo

La fantomatica svolta a sinistra della Cgil La città futura - renato caputo - stralci


Molti esponenti della “sinistra” vedono nella elezione di Landini a segretario della Cgil un’importante svolta a sinistra, che certamente non potrà che favorire una ripresa di quest’ultima, anche dal punto di vista politico. La realtà delle cose, però, non corrisponde mai alla loro apparenza, dal momento che, in caso contrario, anche la scienza diverrebbe superflua. ....

.... l’elezione di Landini è stata il prodotto dell’affermazione della volontà della Camusso che si affermasse un candidato che il più possibile si facesse garante della continuità con la Cgil da lei diretta negli anni precedenti. ...continuità che significa.deriva sempre più neocorporativa della maggioranza della Cgil.
... l’affermazione di Landini è stata il prodotto di lotte tutte interne alle burocrazie sindacali. Da parte sua, il nuovo segretario generale ha avuto la meglio proprio perché ha dato le massime garanzie di continuità, mediante la volontaria eutanasia di quella componente conflittuale della Cgil che egli –
per molto tempo, agli occhi dei più (complici al solito i grandi mezzi di comunicazione di massa) – aveva rappresentato. Si potrebbe dire che Landini si è svenduta la primogenitura, ovvero di poter rappresentare la tanto attesa e auspicata ripresa di un sindacato conflittuale e, anzi, per un certo periodo, di una sinistra conflittuale, per il piatto di lenticchie, ossia per assicurarsi la poltrona di segretario generale.

Tanto è vero che la tattica scelta per conseguire l’obiettivo lo ha portato a traghettare la Fiom da cuore dell’opposizione di sinistra, alla linea sempre più concertativa e neocorporativa della maggioranza della Cgil, al ritorno del sindacato dei metalmeccanici all’interno di una maggioranza che, non per questo, si è spostata su posizioni conflittuali. Anche perché Landini, per conquistarsi la piena fiducia della Camusso, – della quale per un periodo non breve era sembrato il più credibile e temibile oppositore di sinistra – ha portato sempre più lo stesso sindacato dei metalmeccanici ad adeguarsi alla linea ultra-concertativa della maggioranza. Al punto che proprio la Fiom guidata da Landini ha firmato un contratto drammaticamente al ribasso con il padronato, che ha portato ad “aumenti” ridicoli, in realtà ben al di sotto dell’inflazione reale, in cambio di una quasi completa rinuncia alla conflittualità che pure aveva a lungo differenziato la Fiom dal resto della Cgil.
Per altro il contratto della Fiom ha aperto la strada a uno degli obiettivi storici del padronato, ovvero al suo mirare a portare a compimento l’abbattimento del cosiddetto Welfare universale da sostituire, sulla base dell’organizzazione del lavoro di stampo toyotista, con il Welfare aziendale. In un’ottica sempre più apertamente neocorporativa che porta i lavoratori a dover sottostare alla linea concertativa imposta dal padronato, in quanto portare avanti una linea conflittuale porterebbe al rischio di perdere non solo il salario ma lo stesso, cosiddetto, Stato sociale.
....
Landini ha fatto tramontare definitivamente l’illusione, coltivata a torto anche da tanti lavoratori salariati in perfetta buona fede, che intorno a lui si potesse coagulare un’alternativa di sinistra alla inarrestabile deriva a destra del Pd renziano. Ciò non poteva che portare ai risultati catastrofici sotto gli occhi di tutti sul piano politico, ovvero in mancanza di una credibile alternativa di sinistra, le politiche apertamente antioperaie del governo Renzi hanno oggettivamente favorito l’affermazione di un governo dominato da demagoghi di destra e populisti qualunquisti, ossia il peggiore degli scenari allora possibili.
Tanto più che questa decisa svolta a destra della Fiom è stata possibile dopo che Landini ha portato avanti un attacco letale alla residua sinistra interna, che manteneva il proprio caposaldo nel sindacato dei metalmeccanici. Tale lotta senza quartiere portata avanti da Landini contro la sinistra interna – di cui, prima delle sue mire a una rapida ascesa ai vertici della Cgil, era stato il più noto e influente esponente – non poteva che contribuire a spostare ulteriormente a destra l’asse del sindacato. In quanto, privati dell’agibilità sindacale, il maggiore rappresentante della sinistra interna e diversi esponenti dell’opposizione di sinistra della Fiom sono passati armi e bagagli nel principale sindacato di base conflittuale. Riducendo, così l’opposizione di sinistra residua a un ruolo per lo più di testimonianza, non disponendo più della massa critica necessaria a incidere efficacemente sulla deriva a destra del sindacato italiano maggiormente rappresentativo.
...
Del resto, la migliore dimostrazione che la fantomatica svolta a sinistra della Cgil sia, purtroppo, nei fatti un’ulteriore slittamento a destra, lo dimostra la pressoché totale incapacità di contrastare il governo per molti versi più reazionario della storia repubblicana del nostro paese. Non solo le politiche apertamente razziste del governo non sono state efficacemente contrastate dalla Cgil guidata da Landini, ma le stesse politiche più smaccatamente reazionarie portate avanti dall’esecutivo gialloverde non hanno incontrato una reale opposizione da parte del principale sindacato italiano. Tali casi particolarmente eclatanti di politica smaccatamente di destra – dinanzi alle quali la Cgil ha portato avanti un’opposizione soltanto a parole e non conseguente nei fatti – sono la Flat tax, da sempre principale cavallo di battaglia della componente più a destra del blocco sociale borghese dominante, e l’autonomia differenziata, ovvero l’autonomia delle ricche regioni del centro-nord che rappresenta la peggiore conclusione possibile della già tragica questione meridionale.

Infine, occorre ricordare che il primo atto politico della segreteria Landini è stata la firma di un documento comune con il padronato di chiaro stampo neocorporativo, che invitata a sostenere i partiti europeisti. Del resto il pieno appoggio all Unione europea - cioè ai governi del capitale che la compongono - è stata confermata da Cgil, Cisl e Uil nell’ultimo concerto del 1 maggio a essa dedicata. Perciò, lo stesso processo di unificazione sindacale con Cisl e Uil portato avanti da Landini non nasce dall’esigenza reale di rilanciare un sindacato unitario e conflittuale, ma sembra andare nella direzione opposta, ovvero della riproduzione di un sindacato unico nei fatti neocorporativo.

Nessun commento:

Posta un commento