Golpismo della Ue e cedimenti del governo Conte. Costruire l’unità del fronte popolare
di Fosco Giannini*responsabile esteri del Pci
La
Commissione europea, in relazione all’aumento del debito pubblico
italiano, chiede violentemente al governo giallo-verde una nuova manovra
economica di 4/5 miliardi (da attuare subito) che si basi
essenzialmente sull’aumento dell’IVA ( e dunque sull’attacco alle
condizioni di vita dei lavoratori e delle famiglie) e su ulteriori tagli
allo stato sociale, tagli peraltro già anticipati dal governo Conte
attraverso l’ennesima sforbiciata alle pensioni, non quelle d’oro, ma
quelle percepite dagli ex operai e dagli ex lavoratori a 1.500 euro di
stipendio. Ciò subito. Ma, naturalmente, la Commissione europea
ha un disegno d’attacco strategico e, conseguentemente, chiede al
governo italiano di cancellare
la propria, totale, politica economica, a cominciare dalla rinuncia al reddito di cittadinanza e alla “quota cento” per le pensioni. I ministri delle Finanze dell’Ue si riuniranno a Bruxelles, proprio per il “caso Italia”, il prossimo 9 luglio. Da ora sino a quella data il governo Conte ha la possibilità di chinare completamente la testa (“di avviare una discussione con la Commissione europea”, si dice in modo eufemistico) e accettare i nuovi diktat imposti dall’Ue, nello stresso modo in cui questo governo “sovranista” chinò vergognosamente la testa nello scorso dicembre, quando accettò “la raccomandazione” dell’Ue di tagliare 10 miliardi di spese sociali nella manovra 2019. Se entro il 9 di luglio il governo giallo-verde non avrà chinato la testa la Commissione europea potrà scagliare contro il nostro Paese la micidiale “procedura d’infrazione”, mai lanciata nell’intera storia dell’Ue, una procedura che potrà, nei fatti, permettere alla Commissione di decidere, per anni, le intere politiche di bilancio del governo italiano e tutti gli obiettivi di rientro dal deficit (che, naturalmente non potranno essere che quelli “greci”: tagli alle pensioni, ai salari e allo stato sociale). Questo potere della Commissione potrà dilungarsi sino a quando la Commissione stessa non deciderà che il debito complessivo sia stato “adeguatamente” abbassato. Se il governo italiano non aderisse a questo disegno potranno scattare appieno le sanzioni, una “multa” sino allo 0,2% del PIN e la sospensione dei fondi strutturali dell’Ue all’Italia, continuando tuttavia l’Italia a versare la propria, ingentissima, quota quale membro dell’Ue.
la propria, totale, politica economica, a cominciare dalla rinuncia al reddito di cittadinanza e alla “quota cento” per le pensioni. I ministri delle Finanze dell’Ue si riuniranno a Bruxelles, proprio per il “caso Italia”, il prossimo 9 luglio. Da ora sino a quella data il governo Conte ha la possibilità di chinare completamente la testa (“di avviare una discussione con la Commissione europea”, si dice in modo eufemistico) e accettare i nuovi diktat imposti dall’Ue, nello stresso modo in cui questo governo “sovranista” chinò vergognosamente la testa nello scorso dicembre, quando accettò “la raccomandazione” dell’Ue di tagliare 10 miliardi di spese sociali nella manovra 2019. Se entro il 9 di luglio il governo giallo-verde non avrà chinato la testa la Commissione europea potrà scagliare contro il nostro Paese la micidiale “procedura d’infrazione”, mai lanciata nell’intera storia dell’Ue, una procedura che potrà, nei fatti, permettere alla Commissione di decidere, per anni, le intere politiche di bilancio del governo italiano e tutti gli obiettivi di rientro dal deficit (che, naturalmente non potranno essere che quelli “greci”: tagli alle pensioni, ai salari e allo stato sociale). Questo potere della Commissione potrà dilungarsi sino a quando la Commissione stessa non deciderà che il debito complessivo sia stato “adeguatamente” abbassato. Se il governo italiano non aderisse a questo disegno potranno scattare appieno le sanzioni, una “multa” sino allo 0,2% del PIN e la sospensione dei fondi strutturali dell’Ue all’Italia, continuando tuttavia l’Italia a versare la propria, ingentissima, quota quale membro dell’Ue.
E’
chiaro come le intenzioni della Commissione europea, che traggono la
loro “liceità” dagli stessi Trattati dell’Ue, abbiamo il sapore acre del
colpo di Stato: un intero Paese, la sua economia, le sue scelte
strategiche, possono venire completamente annullate dai nuovi “Chicago
Boys” dell’Ue e le condizioni di vita di un intero popolo possono
passare nelle mani di una Commissione di esponenti diretti del grande
capitale europeo.
Ora,
quali sono le reazioni sia del governo italiano che del PD all’annuncio
delle posizioni golpiste della Commissione europea? Come già nello
scorso dicembre il governo Conte si sta preparando alla capitolazione,
che avverrà in un immorale e indecente gioco delle parti: Salvini
abbaierà un po’ alla luna mentre Conte e Tria, trainati da Mattarella e
attraverso il beneplacito di Di Maio e dell’area moderata e liberista
del M5S, accetteranno tutte le condizioni-capestro dell’Ue ( sul reddito
di cittadinanza gli esponenti liberal del M5S hanno già affermato che
“la misura rimarrà, magari riequilibrata in relazione alle esigenze
dell’ ’Ue”).
Nel
buio omertoso di cui si circonda il processo di costruzione dell’Ue si è
aperto in questa fase un pertugio di luce: su questo pertugio devono
lavorare innanzitutto i comunisti, il PCI. E’ora il tempo, (se non ora
quando?) che i comunisti si rendano protagonisti di un immediato disegno
di costruzione di un Fronte Unitario, Popolare, comunista e di sinistra
di classe volto a denunciare in tutte le piazze del Paese sia la
protervia golpista dell’Ue che la subordinazione ad essa del governo
italiano e del Paese.
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