martedì 4 giugno 2019

pc 4 giugno - Sudan: intervento esercito contro manifestanti, 13 morti e 116 feriti

Khartum, 03 giu 13:05 - (Agenzia Nova) - E' salito a 13 morti e 116 feriti il bilancio degli scontri che proseguono da questa mattina a Khartum, dopo che l'esercito ha fatto irruzione nel sit-in dell'opposizione in atto nei pressi del quartier generale delle forze armate, nel tentativo di disperderlo. Lo riferisce il Comitato centrale dei medici sudanesi (Ccsd) sulla sua pagina Facebook, precisando che tra le morti, confermate da diversi ospedali della capitale, c'è quella di un bambino di otto anni. Con frequenti aggiornamenti, i medici sudanesi hanno denunciato l'uso di armi non caricate a salve da parte dei militari delle forze speciali sudanesi, e la loro irruzione nel Royal Care International Hospital, dove numerose persone presentano "lesioni critiche" e "necessitano di interventi chirurgici". Diversi colpi sono stati sparati anche all'interno della struttura e nel campus ospedaliero, dove
prosegue l'inseguimento dei manifestanti. "Il numero dei martiri della libertà e della patria sale a 13", si legge nella nota pubblicata sul social, in cui i medici denunciano un "massacro" contro "manifestanti pacifici", e annunciano altri aggiornamenti.

Secondo quanto riferisce il "Sudan Tribune", i membri dell'Associazione dei professionisti sudanesi (Spa), il movimento che ha promosso le proteste che hanno portato il mese scorso alla deposizione dell'ex presidente Omar al Bashir, avevano avvertito i manifestanti dell'imminente attacco, invitandoli ad essere presenti in massa per resistere ai militari. I militari sono tuttavia intervenuti la mattina presto, cogliendo di sorpresa molti dei manifestanti. Le Forze per la libertà ed il cambiamento (Ffc), l'ombrello che racchiude le forze di opposizione sudanesi, hanno condannato il "sanguinoso massacro", denunciando l'uso di armi non caricate a salve, ed accusando il Consiglio militare di transizione (Tmc), la giunta militare che ha preso il potere dopo la deposizione di Bashir, di non aver protetto i manifestanti. "Riteniamo la giunta militare responsabile della sicurezza dei manifestanti e sottolineiamo che i membri del Consiglio militare saranno ritenuti responsabili di ogni goccia di sangue versata" durante la protesta di questa mattina, hanno dichiarato. Le tende dei partecipanti al sit-in sono state distrutte. Di recente, i vertici del Tmc avevano dichiarato che l'area del sit-in è diventata "una minaccia per il paese", e aveva dichiarato di voler reprimere ogni attività illegale.

Venerdì i membri dello Spa avevano già accusato il Consiglio militare di transizione (Tmc) di essere responsabile della morte di tre persone nelle manifestazioni degli ultimi giorni a Khartum. Lo Spa ha quindi denunciato il dispiegamento dell'esercito nei pressi del quartier generale delle forze armate, teatro del sit-in permanente messo in atto dai manifestanti dell’opposizione per chiedere la cessione del potere ad autorità civili. In precedenza le autorità sudanesi hanno annunciato la chiusura della redazione di Khartum dell’emittente televisiva qatariota “al Jazeera” dopo che aveva mostrato le immagini di una manifestazione contro il Consiglio militare. La nuova escalation di tensioni nel paese giunge dopo che le Forze per la libertà e il cambiamento (Ffc), il cartello che racchiude le sigle dell’opposizione, hanno annunciato il successo dello sciopero di 48 ore proclamato nei giorni scorsi nel paese, “con punte di adesioni del 90 per cento”. Nel corso di una conferenza stampa tenuta a Khartum, l'opposizione ha parlato di un "sostegno pressoché unanime" alla protesta contro il Consiglio militare. In risposta, i vertici del Tmc hanno accusato le Ffc di “non essere rappresentative” del popolo sudanese. Lo sciopero è stato indetto dall’opposizione in seguito al fallimento dei colloqui con il Consiglio militare di transizione (Tmc) per raggiungere un accordo di spartizione del potere nel periodo di transizione.

Alla mobilitazione dei giorni scorsi hanno aderito, tra gli altri, i dipendenti del settore petrolifero e del gas, dell’autorità portuale, i veterinari e gli avvocati, mentre il Partito nazionale umma (Nup) ha annunciato il suo rifiuto chiedendo che tali decisioni siano prese da un Consiglio direttivo delle forze di opposizione. Il partito guidato dall’ex primo ministro Sadiq al Mahdi ha dichiarato che l'arma dello sciopero generale “dovrebbe essere utilizzata in determinate circostanze concordate dalle parti e decisa, se necessario, da un Consiglio direttivo per la libertà e il cambiamento”. La presa di posizione è stata fortemente criticata dalle altre forze di opposizione, secondo cui la decisione è stata presa “in modo collegiale e approvata dal rappresentante del Nup” nelle Ffc. I coloqui fra militari e opposizione hanno conosciuto una fase di stallo negli ultimi giorni a causa delle divergenze che ancora permangono sulla spartizione del Consiglio sovrano (l’organismo incaricato di guidare il governo durante il periodo di transizione). Il principale punto di contesa resta, in particolare, la presidenza e il numero di rappresentanti che ciascuna parte dovrà avere in seno al Consiglio, di cui ciascuna parte rivendica la maggioranza. Nelle scorse settimane le due parti hanno raggiunto un primo accordo convenendo che il periodo di transizione sarà di tre anni e che il governo transitorio sarà interamente formato dalle Forze per la libertà e il cambiamento.

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