Un centinaio di operai, dei circa 140 che erano al lavoro in
fabbrica, nello stabilimento di Termini Imerese, sono stati messi in cassa integrazione
fino al 30 giugno come tutti gli altri che sono fuori dal 2011, circa 700 oltre
i 300 dell’indotto.
Quelli messi in cassa sono i cosiddetti progettisti e altri
impiegati, mentre quelli rimasti stanno ancora lavorando sulla “spiaggina”.
Cosa succederà dopo il 30 giugno ancora non si sa. L’attuale
amministratore giudiziario, Glorioso, invece di dare novità sulle decisioni del
tribunale di Torino in merito al sequestro dello stabilimento ha pensato bene
di mettere in cassa anche chi stava lavorando. E questo non sembra un buon
segnale. È un segnale comunque negativo quello che arriva dal Ministero del
Lavoro, al cui comando c’è attualmente l’ingannapopolo Di Maio; negativo perché
fino a questo momento del “tavolo” promesso che dovrebbe rilanciare l’azienda
non c’è traccia.
E non c’è traccia del possibile interessamento dell’ex Fiat
impegnata nella fusione con Renault e Nissan… un coinvolgimento che aprirebbe
una grande possibilità di rilancio dello stabilimento, ma si tratta di un “coinvolgimento”
di cui gli operai devono essere protagonisti attivi!
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