Nel riportare il contributo dei compagni di
Infoaut diciamo: Cari compagni “lo scenario orwelliano” cui vi riferite si
chiama “moderno fascismo” e sebbene “della politica di
Palazzo” vi “interessi poco” cercate di comprendere che è proprio questa che
state criticando, quella che tra l’altro indicate nelle fake news che sono “già
tra noi”: “Sono quelle dell'economia che si sta riprendendo, dello spread che
si abbassa grazie alle riforme e alla stabilità, del Jobs Act che porta lavoro,
dei voucher che servono a far emergere il lavoro nero, della Buona Scuola che
mette al pari gli studenti con l'attuale sviluppo della tecnologia e del mondo
del lavoro, dei risparmiatori tutelati dal crack finanziario". La stessa
politica di palazzo che intensificherà la caccia non alle fake news (questa sì è una falsa notizia!) ma ai “ribelli”.
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Minniti e Polizia alla caccia di fake news. Debutta il Ministero della
Verità?
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GENNAIO 2018 | IN PRECARIATO SOCIALE.
Passando in sordina
nei principali mezzi di informazione, e già questo la dice lunga sul concetto
di "verità" che si vuole propagandare, il Ministro dell'Interno
Minniti ha annunciato ieri un provvedimento che d'intesa con la Polizia di
Stato permetterà a detta del Viminale di intervenire a gamba tesa sulla
questione delle "fake news".
Minniti e Polizia alla caccia di fake news. Debutta il
Ministero della Verità?
Di fatto, i cittadini potranno segnalare
alla Polizia le notizie che ritengono infondate e quest'ultima potrà
intervenire a sua discrezione per segnalare quali siano notizie vere e quali
false. E' tutto vero, potete leggerlo qui, sempre che non sia
anche questa una fake news e la Polizia non decida di intervenire contro sè
stessa.
L'esito del provvedimento è l'istituzione di una sorta di Ministero della
Verità, che mette in discussione in maniera palese la possibilità di
espressione politica in Rete, e che soprattutto introduce chiaramente l'idea
per la quale ci possano essere delle istituzioni che la Verità la conoscono e
posseggono.
Uno scenario orwelliano, che è il logico punto di arrivo di un dibattito
malato sin dalle origini e che partendo da un problema reale, ovvero la
moltiplicazione incontrastata delle notizie palesemente false sopratutto sul
web, giunge ad una sorta di censura poliziesca che come ogni censura non può
essere animata da un criterio diverso da quello politico.
Per quanto della politica di Palazzo ci interessi poco, fa sensazione
leggere nel suo comunicato che la Polizia di Stato considera evidente "la
necessità di arginare, con specifico riguardo al corrente periodo di
competizione elettorale, l’operato di quanti, al solo scopo di condizionare
l’opinione pubblica, orientandone tendenziosamente il pensiero e le scelte,
elaborano e rendono virali notizie destituite di ogni fondamento, relative a
fatti od argomenti di pubblico interesse."
Chi deciderà se una promessa elettorale è realizzabile o meno? Chi avrà
l'analisi giusta e vera dei dati economici? La solerzia poliziesca contro i siti
di click-baiting si applicherà in maniera equa con il Tg1 o il Tg4 quando
questi diffonderanno ricostruzioni palesemente irreali? Il poliziotto diventerà
un giornalista impegnato in un quotidiano lavoro di "fact-checking"?
E con quali competenze?
Ma è un discorso che ovviamente ha ulteriori complicazioni per chi ha
ancora meno voce e possibilità di espressione nei mezzi mainstream. La
propaganda di un sito di controinformazione o di movimento, se segnalata da
centinaia di leoni da tastiera, da quale funzionario verrà giudicata
"vera" o "falsa"? E se il solerte funzionario giudicherà in
maniera errata una notizia? Come si desume da queste poche domande, un
provvedimento del genere ha lati quantomeno oscuri.
Vedremo come si realizzerà in pratica questa intesa, sperando che si
risolva in una boutade pre-elettorale, ma siamo di fronte ad una svolta
sicuramente preoccupante nella concezione dell'opinione pubblica da parte di
istituzioni sempre più avviluppate in una dimensione reazionaria e che attacca
sempre più gli spazi anche semplicemente formali di una democrazia liberale.
Come scrivevamo già
qualche mese fa, "la realtà è che le fake news non portano con sé alcuna
novità: sono già tra noi, sono presenti pienamente nelle nostre vite da anni.
Sono quelle dell'economia che si sta riprendendo, dello spread che si abbassa
grazie alle riforme e alla stabilità, del Jobs Act che porta lavoro, dei
voucher che servono a far emergere il lavoro nero, della Buona Scuola che mette
al pari gli studenti con l'attuale sviluppo della tecnologia e del mondo del
lavoro, dei risparmiatori tutelati dal crack finanziario".
La verità è che un fenomeno come quello delle fake news è derivazione di
una profonda mancanza di educazione all'informazione digitale che sta a monte
della Rete. Intervenire in maniera poliziesca per limitare la libertà, in un
nome di una presunta sicurezza informativa, non è altro che blindare
ulteriormente gli attuali canali di propaganda unificata, approfittando del
caos informativo per stringere ancora di più i cordoni all'informazione
indipendente e garantire stabilità ai manovratori.
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