Con
il “Piano industriale per l’Italia delle competenze” di Calenda
e Bentivogli uscito il 12 gennaio, siamo in realtà di fronte ad una
“fase 2 di politica economica” - come dice Padoan. Si tratta di
fatto di un nuovo jobs act, di un secondo passo, molto più serio e
devastante dei diritti dei lavoratori del primo.
Ma
c’è una sostanziale diversità.
Questa
volta uno degli attuali massimi rappresentanti della politica del
governo e il sindacato confederale più “di regime” agiscono
all’unisono per ratificare e dare sostegno legislativo alla nuova
organizzazione del lavoro, del salario, al nuovo piano che serve al
capitale.
Questo
è più che una concertazione, una svendita da parte del sindacalismo
confederale. E’ l’azione
in simbiosi di governo e sindacato di
regime per dare un sostegno decisivo al profitto padronale e un colpo
rilevante ai lavoratori.
Questo
concerto del sindacato col governo è fascismo sindacale.
Bentivogli
sembra in odor di poltrona nel nuovo governo, ma non è neanche
questo l’aspetto principale - la storia ci ha abituati a dirigenti
sindacali entrati in politica, diventati anche ministri - ma il fatto
che questo patto Bentivogli lo fa come ancora dirigente di Fim Cisl,
e che, quindi, la Fim Cisl si fa avanguardia del passaggio del
sindacalismo confederale ad essere parte integrante del moderno
fascismo istituzionale.
Questo
avrà pesanti ricadute tra i lavoratori. Non solo per il
peggioramento concreto delle condizioni di lavoro, salariali, per la
cancellazione di diritti dei lavoratori, ma per l’azione di
divisione, concorrenza tra lavoratori di diversi settori, di
corporativizzazione, con rafforzamento di settori (molto ristretti)
di aristocrazia operaia a fronte di una massa di lavoratori,
supersfruttati, precarizzati, da serie B, e con fasce sempre più
ampie ridotte a “esercito industriale di riserva” a disposizione
quando e come serve al capitale.
Cosa
significa, Marchionne ce lo sta mostrando negli Usa, con un piano che
comprende da un lato massicci licenziamenti, dall’altro premi a
fette di operai (legati ai buoni risultati del padrone, da cui avere
briciole, comunque nettamente inferiori ai diritti salariali loro
dovuti), per tenerli zitti, buoni, produttivi e corporativi (della
serie: mors tua vita mea).
Tutta
l’ultima vicenda Ilva, Calenda-ArcelorMital è stata la leva e
cuore di questo salto di Bentivogli a sindacato nella fase di moderno
fascismo.
La
Fim-Cisl è stato il sindacato
più esplicitamente a sostegno dell’accordo governo/ArcelorMittal.
Un accordo che vuole sancire la politica di operai di serie A e
operai di serie B. La Fim-Cisl è stato il sindacato più impegnato
nella mobilitazione reazionaria di una parte dei lavoratori (per
fortuna pochi), a fianco di governo e padroni e in “guerra”
contro tutti coloro che non lo erano (vedi lo scontro aperto con le
Istituzioni locali sulla questione “ricorso al Tar”).
In
questo senso, la questione Ilva, oltre che oggettivamente centrale
per il suo peso nel panorama nazionale e anche internazionale, è una
delle più importanti “cartine di tornasole” per il piano
industriale per l’Italia di “Calenda-Bentivogli”.
In
questo senso ora l’accordo Ilva può diventare una leva per Calenda
perché abbia un posto d’onore nel nuovo governo, qualunque esso
sia, e per Bentivogli affinché sia la testa riconosciuta del
sindacato necessario al sistema del capitale.
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