In
questa fase elettorale siamo di fatto di fronte a una sorta di due
livelli.
C’è
il livello da campagna elettorale vera e propria, tutto centrato su
alleanze sì o no, su liste, capilista, personaggi, lotte interne agli
schieramenti o agli stessi partiti, piani e proposte buone solo per
propaganda elettorale ad usum mass media, ma su cui neanche gli
stessi proponenti ci giocherebbero un centesimo, ecc. ecc.
Una
campagna che apparentemente se ne frega di qualsiasi problema
minimamente serio.
Ma
c’è un altro livello; questo livello agisce contemporaneamente,
con tempi celeri, e sembra andare in parallelo con il primo livello,
salvo incontrarsi a elezioni fatte.
Questo
livello, fatto da economisti, ministri, alcuni neanche impegnati
nelle elezioni (vedi Calenda), dallo stesso Gentiloni ("spinto" a candidarsi...), non sta affatto
aspettando le elezioni per agire subito o per preparare i programmi
effettivi del nuovo governo.
Questo livello è concentrato su due piani soprattutto, più un terzo
collegato.
Il
piano dell’intervento imperialista dell’Italia in Africa, e in
legame, il piano antimigranti; e il piano della nuova politica
economica per i padroni. A quest’ultimo è collegato il nuovo piano
verso la scuola, una sorta di fase due della “buona scuola”.
Il
piano di guerra, neocoloniale dell’imperialismo italiano è quello
più agente e spudorato, varato il
giorno dopo lo scioglimento formale del
parlamento, e che continua in questi giorni in maniera veloce: il
piano è stato approvato in men che non si dica, con uno schieramento
veramente trasversale, ed è stato deciso tutto: numeri di uomini,
cifre dei finanziamenti, commesse militari per ammodernare il nostro
armamentario di guerra, compiti (ufficiali e ufficiosi), ecc.
Il
nuovo piano industriale, per ora solo presentato da Calenda e
Bentivogli, traccia precisamente le politiche a sostegno del capitale
nella nuova legislatura, che tutti, chiunque vinca, si devono
impegnare ad applicare (e, in effetti, le dichiarazioni di sostegno
entusiastico arrivano da centrosinistra come da centrodestra).
Effetto
di questo piano è la seconda fase della “buona scuola”, dove la
formazione culturale non interessa nessuno, ma solo la formazione in
funzione della forza-lavoro futura che serve al capitale.
Questo
è il livello effettivo della/per la borghesia, quello determinante
della politica del prossimo governo.
C’è
un livello di “parole” e un livello di “fatti”.
Ma
tutto questo sembra passare sopra la testa anche di quelle forze alla estrema sinistra, come “Potere al popolo” che si sta
presentando alle elezioni. Per esse è come se contasse solo il primo
livello; il secondo, quello effettivo, è come “non pervenuto...”.
La
mobilitazione anche di questa lista è tutta interna alla “normale”
campagna elettorale. Dove sta una mobilitazione che attacca quei
punti chiave dell’azione già in corso della borghesia italiana e
della politica del futuro governo?
Anche
il programma di “Potere al popolo”, confondibile con quello di
altre liste di “sinistra”, una raccogliticcia lista della spesa,
sono parole che non si impattano assolutamente con il piano reale
della borghesia.
E
qui, viceversa che per le liste dei partiti borghesi, i due “livelli”, i due “tempi”, quello elettorale, con
tutti i riti e miti elettorali, e quello che si promette “di
lotta”, addirittura di “rivoluzione”, così non si incontreranno
mai...
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