giovedì 25 gennaio 2018

pc 25 gennaio - 1.029 assassini sul lavoro! I dati dell’Inail sono implacabili, 3 morti al giorno! Siano per sempre maledetti i padroni con i loro profitti e chi gli tiene la sacca dei soldi: Cgil, Cisl, Uil

Continuano a chiamarle “morti bianche” per cercare di nascondere il nero del lutto. Ad ogni pubblicazione di statistica ufficiale (c’è poi quella reale di cui fanno finta di niente) innanzi tutto dedicano un articoletto spesso nascosto in una delle pagine interne e poi comincia da parte di tutti la lunga sfilza di “dispiaceri”, “non si fa mai abbastanza” ecc. ecc.

Come in questo articolo del Sole 24 Ore di ieri che vuole apparire dispiaciuto per i tanti morti sul lavoro ma è stracarico di ipocrisia.
Confindustria e sindacalisti confederali insieme a tavola

“Commentare dei dati quando parliamo della vita delle persone è sempre difficile - dice il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe -.”
Per i padroni “è difficile” perché mette in luce che il loro sistema uccide ogni anno migliaia di persone, fa migliaia di vedovi e vedove, genitori rimasti senza figli, e orfani e questo è uno dei fattori che alimentano la povertà!
E continua con la tiritera: “Il tema della sicurezza sul lavoro è importante, prioritario e evidentemente non si fai mai abbastanza.” Con la sparata grossa grossa: “Confindustria, su tutto il territorio con le associazioni, lavora da tempo per diffondere la cultura della sicurezza e soprattutto della prevenzione.”
E poi il “suggerimento: “Serve infatti potenziare le iniziative di formazione sia per gli imprenditori, che per i lavoratori”.
Tu pensa per te, verrebbe da dire, i lavoratori dovrebbero potenziare solo la formazione e la
loro forza di combattimento per spazzare via questo vostro sistema!

Il maggior aumento di è avuto nell’industria! Un dato che da solo smentisce ogni volta le chiacchiere sulla diminuita importanza della classe operaia, quando non addirittura della sua “scomparsa”!

Ma non abbiamo finito, perché il “massimo” solo le affermazioni dei capi dei sindacati di governo.

Cominciamo con la Furlan/Cisl/300.000 euro all’anno di stipendio che dice "solennemente": “Siamo davanti ormai costantemente a circa un migliaio di morti sul lavoro all’anno, in tutti i settori – osserva il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan -. Ci vuole una presa di coscienza e di responsabilità molto, molto più forte da parte di tutti”.

La “presa di coscienza e di responsabilità” per la Furlan è un problema degli altri, lei lo ha detto e questo basta!

“Già nel 2017 – aggiunge Camusso – c’ea stata una crescita degli incidenti mortali. Tutto questo ci dice che la precarizzazione del mercato del lavoro è uno degli elementi che mette a rischio i lavoratori”.
“Mette a rischio?” NO, fa letteralmente morire! È questo anche il risultato della “precarizzazione del mercato del lavoro” che è uno dei capolavori del sindacato confederale! Molto apprezzato pubblicamente dai padroni in ogni salotto che conta e dai governi di ogni colore!

In questo caso non si cita l’insignificante tipo umano che va girando come rappresentante della Uil, Barbagallo, ma il suo “pensiero” è dello stesso tipo!

Anche in riferimento a questi morti, invalidi più o meno perenni, vedove, orfani ecc. ecc. il Censis nel suo ultimo rapporto sulla società ha parlato di un diffuso “rancore sociale”. Noi possiamo rassicurare il Censis e tutta la schifosa borghesia di questo Paese che questo “rancore”, per i proletari e le masse popolari, ha un nome scientifico e si chiama legittimimamente ODIO DI CLASSE!

***
Crescono le morti bianche Nel 2017 sono state 1.029
di Cristina Casadei
Mille e ventinove. Tanti sono stati i morti sul lavoro nel 2017 (gennaio-dicembre), secondo quanto è stato comunicato dall’Inail con l’ultimo bollettino. “Commentare dei dati quando parliamo della vita delle persone è sempre difficile - dice il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe -. Il tema della sicurezza sul lavoro è importante, prioritario e evidentemente non si fai mai abbastanza. Confindustria, su tutto il territorio con le associazioni, lavora da tempo per diffondere la cultura della sicurezza e soprattutto della prevenzione. Serve infatti potenziare le iniziative di formazione sia per gli imprenditori, che per i lavoratori”. Nel 2017 le denunce di infortunio con esito mortale sono aumentate dell’1,08%” rispetto al 2016, quando erano state 1.018. l’aumento riguarda tanto gli uomini che sono stati 6 in più (passando da 921 a 927), quanto le donne che sono state 5 in più (passando da 97 a 102). Nella distinzione dei settori, i decessi sono stati 857 (841 nel 2016) nell’industria e nei servizi, 141 in agricoltura (133 nel 2016) e 31 per conto dello Stato (44 nel 2016). “Siamo davanti ormai costantemente a circa un migliaio di morti sul lavoro all’anno, in tutti i settori – osserva il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan -. Ci vuole una presa di coscienza e di responsabilità molto, molto più forte da parte di tutti”. “Il 2018, per quanto riguarda gli incidenti sul lavoro, si è aperto malissimo”, rincara il leader della Cgil Susanna Camusso. “Già nel 2017 – aggiunge Camusso – c’ea stata una crescita degli incidenti mortali. Tutto questo ci dice che la precarizzazione del mercato del lavoro è uno degli elementi che mette a rischio i lavoratori”.
Prendendo i dati complessivi degli infortuni c’è un lieve miglioramento. In totale nel 2017 le denunce sono state 635.433, lo 0,22% in mone rispetto alle 636.812. questo risultato si deve essenzialmente al calo delle denunce di infortunio in occasione di lavoro che sono state lo 0,74% in meno, mentre pesa sempre di più il fenomeno degli infortuni in itinere.
La soluzione del problema chiede però un coinvolgimento a diversi livelli. Stirpe osserva che “è necessario coinvolgere tutti gli attori della prevenzione in azienda, ma anche nelle istituzioni su questi temi: politiche, strategie, personale, risorse, processi e risultati per una gestione totale della sicurezza. Servono norme chiare e indirizzare sempre maggiori risorse per rafforzare la prevenzione a tutti i livelli. Serve un grande lavoro di squadra. Noi continueremo a non abbassare la guardia e a potenziare il nostro impegno in questa direzione”.
Analizzando il quadro regione per regione, si scopre che le denunce di infortunio hanno una distribuzione disomogenea e il primato negativo spetta alla Lombardia: è in questa regione che gli infortuni sono passati dai 116.049 del 2016 ai 117.757 del 2017 con un incremento dell’1.47%. seguono l’Emilia Romagna (+1,41%), il Friuli Venezia Giulia (+1,31%) e la Sardegna (+1,27%). Se invece prendiamo le morti sul lavoro, l’Abruzzo, regione di Rigopiano e Campo Felice, ha più che raddoppiato le morti bianche passando da 26 a 54, seguita dalla Liguria dove nel 2016 18 persone hanno perso la vita sul lavoro mentre nel 2017 sono diventate 34. In Lombardia i morti nel 2017 sono stati 19 in più, in Piemonte 7, in Sicilia 5.
Il Sole 24 Ore
24 gennaio ’18

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