sabato 21 ottobre 2017

pc 21 ottobre - Catalogna - la posizione della CUP - essa va valutata alla luce della posizione espressa da proletari comunisti/PCm Italia

Intervista a J. S. Colomer (Endavant): “Il conflitto nazionale in Catalogna è la manifestazione del conflitto di classe”


 (realizzata all’inizio di questa settimana dai compagni di Noi Restiamo di Torino)


Di seguito vi proponiamo l’intervento di Joan Sebastià Colomer durante l’iniziativa organizzata a Bologna dalla Rete dei Comunisti e da Noi Restiamo lo scorso 15 ottobre dal titolo: “Catalogna: scacco al Re e all’Ue?”.
https://www.youtube.com/watch?v=gJxBz8bmCKQ&t=28s


Per inquadrare correttamente la questione della Catalogna non ci si può limitare assolutamente a vedere le aspirazioni indipendentiste di larga parte delle masse catalane né le mere caratteristiche che possono far definire la Catalogna una nazione.
Questo, pur necessario, non spiegherebbe perchè qui e ora questa contraddizione è giunta ad un nodo fondamentale, si è acutizzata, sì da porre nello Stato spagnolo l'alternativa tra dittatura neofranchista in Catalogna con una sorta di occupazione militare, o indipendenza nazionale, a guida di una frazione della borghesia nazionale e della media borghesia catalana.

Posizione proletari comunisti/PCm Italia

Marx ed Engels ci insegnano che bisogna andare oltre questo, bisogna individuare il nesso esistente tra lo sviluppo della borghesia nello Stato spagnolo e in Catalogna e le condizioni economiche e sociali che sono a fondamento dell'attuale acutizzazione dello scontro.
Non si può, quindi, inquadrare correttamente la questione senza parlare di crisi economica e mondiale, delle contraddizioni interimperialiste e del ruolo dello Stato spagnolo in esse, dentro lo

scenario dell'Europa a direzione tedesca e non solo.

Una prima questione che bisogna rilevare è che l'aspirazione a costituirsi in nazione
e a far valere il fattore nazione è innanzitutto un'esigenza della borghesia e questo in particolare nelle realtà interne a paesi imperialisti; è la borghesia che vuole svilupparsi economicamente, spezzando progressivamente ostacoli e barriere e esige una unità territoriale che trascini al suo carro le masse lavoratrici e il movimento progressivo delle masse.

Nel caso della Catalogna, non sono tanto i residui feudali il problema, quanto il dominio dello Stato spagnolo che contiene in sé una frazione “feudale” che è la monarchia e il post franchismo che, pur non essendo feudalesimo in senso stretto, svolge un ruolo di ostacolo e freno allo sviluppo della borghesia.
Un altro elemento, questo sì comune sempre nelle rivendicazioni nazionali e in Spagna in particolare, è il peso dell'organizzazione della Chiesa che in Spagna è Vaticano, Curia romana, e che come era stata prima decisamente con Franco, ora è decisamente con la monarchia spagnola e lo Stato spagnolo, e quindi alimenta, interagisce con l'aspirazione indipendentista della Catalogna.

Altro elemento necessario nell'analisi della contraddizione in Catalogna è, come ci insegnano Marx ed Engels, approfondire lo studio del nesso esistente tra questione nazionale e sviluppo del movimento operaio.
Qui il nostro punto di riferimento non può che essere quello della Francia nel 1848; vale a dire, in Catalogna non siamo di fronte ad un dominio di un paese imperialista su un popolo oppresso del terzo mondo, ma all'interno di una realtà in cui la stessa Catalogna è un paese capitalista, incompiuto sul piano dell'esistenza di una nazione autonoma. La necessaria discesa della classe operaia in questa contesa richiede che essa scenda in campo come forza autonoma in lotta per il potere politico.

La necessità del proletariato di scendere in campo nell'attuale lotta in Catalogna è dentro una precisa definizione e precisi confini, partendo da ciò che Marx ed Engels affermavano ne 'Il Manifesto': “Gli operai non hanno patria. Non si può togliere loro ciò che non hanno. Ma come il proletariato di ogni paese deve innanzitutto conquistare il potere politico, deve elevarsi a classe nazionale e deve costituirsi in nazione, così esso è e rimane ancora nazionale sebbene sia tale in un senso del tutto diverso a quello della borghesia”.
Quindi, è evidente che la classe operaia in Catalogna ha interesse ad una Catalogna nazione come terreno per conquistare il potere politico; e, in questo senso, anche nello scontro attuale il suo essere dalla parte dell'indipendenza della Catalogna è radicalmente diverso da quello della borghesia.
Anche in Catalogna la classe operaia deve aver coscienza che una Catalogna nelle mani della borghesia non è la loro patria, ma sarebbe la patria della borghesia e degli strati medio e piccolo borghesi ad essa alleati e che quindi anche in questa Catalogna, anche in questa lotta per l'indipendenza essa deve condurre la sua lotta sul fronte sindacale ed economico, come su tutti i fronti per soppiantare l'attuale classe dominante.
Anche dentro il movimento di lotta per l'indipendenza della Catalogna la classe operaia è internazionalista e punta ad una società in cui l'economia è organizzata su scala mondiale e in cui venga meno non solo lo sfruttamento di una nazione da parte di un'altra ma l'antagonismo delle nazioni in quanto tale, perchè questo sfruttamento e questo antagonismo sono comunque caratteristiche dell'economia capitalista e imperialista.

La classe operaia si occupa della questione nazionale come classe in lotta per la conquista del potere, assumendo su di sé tutti i problemi della vita nazionale e, nel caso della Catalogna, la questione dell'indipendenza della Catalogna. Ma questa non è una lotta a sé, ma è parte integrante della questione più generale della conquista del potere politico e dell'emancipazione del proletariato.
(vedi citazione di Marx per l'Italia/Austria – lettera a Laube maggio 1848 – citata a pag. 18 de “Il marxismo e la questione nazionale e coloniale” Stalin – Einaudi.)

La classe operaia – come ci insegnano Marx ed Engels – prende parte alle lotte nazionale, come oggi nel caso della Catalogna, non solo come questione sociale ma come questione della democrazia. Sono infatti rivendicazioni democratiche quelle, sostenute da una stessa frazione della borghesia, del referendum e di un diritto a dichiarare l'indipendenza della Catalogna.

E' evidente – e Marx ed Engels ce lo insegnano – che la posizione dei comunisti e della classe operaia non può essere quella dei falsi comunisti di disinteressarsi della questione nazionale in Catalogna fino ad opporsi ad essa, prendendo con motivazioni socialiste le parti dello Stato spagnolo. La lotta della classe operaia si sviluppa meglio in una condizione in cui non ci sia l'oppressione di una nazione su un'altra, e questo, nel caso concreto, in un paese imperialista.
Ma la classe operaia vi partecipa anche per un'altra importante ragione. La partecipazione della classe operaia come forza autonomo nella lotta in Catalogna muta profondamente i termini del problema, mettendo in luce il contrasto esistente tra gli interessi di classe della borghesia catalana e gli interessi delle masse. Questo perchè sempre, e quindi anche nell'odierna Catalogna, la borghesia subordina, e subordinerebbe ancor più gli interessi della nazione al suo interesse.

E' importante la citazione di Marx ed Engels del 1849 nella NRZ (citata a pag.19 de “Il marxismo e la questione nazionale e coloniale” Stalin – Einaudi), dove mette in luce come nella contesa italiana, l'indipendenza italiana poteva essere persa non tanto per la forza militare dell'Austria quanto per la viltà del potere reggio piemontese. Si può e si potrà fare un paragone in Catalogna con l'atteggiamento dell'attuale leader Puigdemont.
Questo è importante anche per cogliere la sostanza dell'indicazione di Marx ed Engels che non si limita a perorare la causa dell'azione della classe come forza autonoma ma anche a trarre le conseguenze di essa sul piano dello scontro “L'insurrezione in massa, la guerra rivoluzionaria, la guerriglia dappertutto sono gli unici mezzi con i quali un piccolo popolo può vincere uno più grande e con i quali un esercito più debole può far fronte a un esercito più forte e meglio organizzato”.
Se il proletariato come classe autonoma entra in campo e indica questi come i mezzi per affrontare la contesa in Catalogna è probabile che la frazione borghese dominante attualmente nel movimento “piuttosto che allearsi col popolo preferirà concludere la pace con il suo peggior nemico”.

Marx ed Engels ci insegnano che nel contesto attuale della lotta in Catalogna è di grande importanza la partecipazione degli operai anche se fossero non del tutto consapevoli e anche se fossero gruppi ristretti.
Perchè questo è importante? Perchè può essere l'opportunità che spiana la via e prepara il terreno alla lotta per il potere proletario in Catalogna, per una Catalogna socialista.

In sostanza, in una società capitalista sviluppata, e la Catalogna lo è, anche di fronte all'oppressione nazionale dello Stato spagnolo gli operai non hanno patria, ma nella contesa gli operai prendono parte e posizione per far avanzare nella dimensione nazionale della Catalogna la lotta di liberazione della classe operaia, che esclude ogni oppressione e sfruttamento di una nazione da parte di un'altra. Questo è diverso dal nazionalismo della borghesia che vuole continuare ad opprimere nel quadro nazionale la classe operaia e le masse. Questa partecipazione della classe operaia è contro le concezioni che rispetto alla Catalogna considerano la questione nazionale come estranea alla classe operaia.

Anche in occasione della Catalogna viene in luce la necessità per i comunisti che vogliono dirigere la classe operaia come forza autonoma anzidetta, di lottare risolutamente contro l'opportunismo di destra e l'opportunismo di “sinistra”.
I primi sposano la causa dello Stato spagnolo, arrivando a considerare che il quadro dello Stato spagnolo è quello della vera lotta di classe, cosa che li porta naturalmente a fare di tutto meno che approfittare della crisi della Catalogna per intensificare la lotta di classe nello Stato spagnolo.
I secondi, invece, sottraggono la classe operaia alla lotta di liberazione in Catalogna lasciando campo libero alla borghesia e contribuendo al fatto che questa lotta nazionale resti nel quadro delle contraddizioni interborghesi. Entrambi spezzano l'unità della classe operaia nei fatti, che proprio invece nel contesto della crisi catalana avrebbe tutta l'opportunità di realizzarsi e pesare nello Stato spagnolo e in Catalogna, per poi realizzare gli obiettivi del potere proletario e del socialismo.

Nello stesso tempo è assolutamente necessario nell'attuale lotta per l'indipendenza nazionale della Catalogna non prestare il fianco in nessuna maniera ad una concezione che valuti la Catalogna cosa diversa da un paese capitalista sviluppato esso stesso. Questo darebbe il fianco ad una visione della Catalogna come nazione proletaria perchè oppressa, che è sempre una caratteristica della borghesia e della sua ala reazionaria.

Nello Stato spagnolo e in Catalogna, quindi, è decisiva la lotta dei comunisti alle posizioni che impediscono alla classe operaia di partecipare con un ruolo autonomo a questa contesa sia nello Stato spagnolo che in Catalogna. In particolare contro quelle posizioni che si tingono di sinistra e di comuniste.
Lenin ci insegna che la rinuncia dei comunisti alla lotta immediata e decisa oggi per la rivendicazione democratica per l'indipendenza della Catalogna fa il gioco della borghesia sia dello Stato spagnolo che della Catalogna stessa. Dello Stato spagnolo perchè indebolisce la lotta progressista per l'indipendenza della Catalogna, che senza il ruolo e la partecipazione della classe operaia non può vincere; della borghesia catalana che ha campo libero e trascina dietro il suo carro le masse. Al contrario, il ruolo e la partecipazione della classe operaia permette di formulare e attuare la rivendicazione dell'indipendenza della Catalogna in modo rivoluzionario e non riformista e aprire la via, ripetiamo, alla Catalogna socialista.

Per questo, anche nell'acutizzazione attuale della contraddizione tra lo Stato spagnolo, guidato dal governo Rajoy, sostenuto in diverse forme dagli altri partiti del parlamento in Spagna, e il governo Catalano di Puigdemont, non bisogna assolutamente farsi ingannare dalle parole d'ordini sostenute dalle borghesie; queste tendono o prima o poi ad accordarsi oppure ad accodarsi ad altre potenze imperialiste per realizzare i propri obiettivi.   

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