Seicentosei persone, 241 bambini, almeno 170 non accompagnati. È una sbarco record quello compiuto stamattina nel porto di Palermo dalla nave Aquarius di Sos Méditeranée. Tra le persone arrivate anche un giovane che porta i segni di ferite da arma da fuoco e da machete. Diversi naufraghi presentano sintomi di malnutrizione e appaiono provati dalla prolungata mancanza di cure. Numerose donne di origine subsahariana hanno dichiarato di essere state ripetutamente vittime di violenze sessuali e di essere state imprigionate per diversi mesi.
Cinquanta persone sono richiedenti asilo siriani in fuga dalla Libia, e tra questi intere famiglie con bambini e undici donne incinte al nono mese di gravidanza. I migranti sono stati soccorsi in 36 ore in diverse operazioni di salvataggio. “Siamo fuggiti dalla Siria e siamo arrivati in Libia nel 2012. Ho lavorato nel settore delle costruzioni. Ma presto in questo Paese tutto è diventato caotico, non ci sono più soldi, né lavoro. Tutto ormai ruota intorno al racket e al traffico di esseri umani” ha spiegato un siriano ai volontari della ong.“In Libia, se vedono Siriani dicono: dammi i soldi. Mi hanno rubato la macchina. È uguale per tutti gli stranieri, se non sei libico non sei niente. Non ho avuto altra scelta: il mio passaporto era scaduto, era il mare o la morte” ha continuato il testimone siriano, che desidera chiedere asilo in Germania, dove si trova una parte della sua famiglia. “Abbiamo tentato la traversata tre volte. Ma la prima volta la barca è quasi affondata, la seconda volta il tempo era troppo brutto e dei pescatori ci hanno consigliato di tornare sulla costa altrimenti saremmo morti in mare, la terza volta era questa. I trafficanti ci hanno dato una bussola e ci hanno detto: se andate in questa direzione arrivate a Malta. Se andate in questa direzione arrivate a Venezia. Se andate in questa direzione arrivate in Andalusia” ha aggiunto ancora il naufrago siriano, assicurando che la barca è partita da Garabulli, a est di Tripoli.
“Le diverse operazioni di salvataggio effettuate dalla Aquarius in queste ultime ore dimostrano che la crisi umanitaria nel Mediterraneo centrale continua o addirittura peggiora. Gli uomini, le donne e specialmente i tanti bambini salvati in mare scappano dal caos e dal clima di insicurezza e di violenza in Libia. In mancanza di un’alternativa sicura, non hanno altra scelta che tentare la traversata del tratto di mare più mortale al mondo”, spiega Valeria Calandra, presidente di Sos Méditerranée Italia. L’organizzazione si appella alle autorità nazionali ed europee sulla “necessità urgente di mobilitazione di imbarcazioni di salvataggio nel Mediterraneo per intervenire in tempo, prima che le imbarcazioni di fortuna si rompano e affondino, non lasciando alcuna possibilità sopravvivenza ai loro passeggeri”. Da quando la missione della ong ha preso il via, a fine febbraio, sono più di 23.000 le persone salvate e soccorse a bordo della nave Aquarius. A parte i salvataggi di alcune centinaia di migranti, per gran parte maghrebini, questo è il primo grande sbarco di persone che provengono anche da zone di guerra e dell’Africa centrale (Siria, Egitto, Mali, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Sudan, Marocco, Somalia, Eritrea, Senegal, Camerun, Nigeria, Liberia, Etiopia, Algeria, Ghana, Benin, Gambia, Yemen) nell’ultimo mese.
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