Dopo una serrata durata pressoché un mese, giovedì 12 ottobre in Prefettura, SDA e SI Cobas hanno sottoscritto un accordo per la riapertura dell’hub di Carpiano e la ripresa dell’attività bloccata per scelta padronale.
Nonostante SDA abbia cercato con fermezza,
nei precedenti incontri, di chiudere ogni spazio alla trattativa per tentare di
annichilire il sindacato e recuperare rapporti di forza più favorevoli, la
determinazione e la resistenza
dimostrata dai lavoratori hanno impedito
che ciò si concretizzasse. Al pari sono riusciti, con lucida
intelligenza tattica, a impedire che SDA li inchiodasse politicamente in un angolo, schiacciati, da un lato,
dalla diffamatoria campagna che li imputava dei danni subiti anche dall’utenza
e, dall’altro, dall’accettazione della cancellazione delle conquiste ottenute in
anni di lotte.
La forzatura fatta da SDA con
l’improvvisa decisione unilaterale
di cambiare la cooperativa fornitrice dei servizi di movimentazione
nell’hub di Carpiano a 3 mesi della
scadenza naturale del
contratto, ingaggiando un consorzio (UCSA) che offriva a garanzia, quale condizione per l’assegnazione dell’appalto, la cancellazione degli accordi in vigore sottoscritti con FEDIT, l’organismo di rappresentanza maggioritario nel settore (rappresenta, infatti, oltre a SDA anche GLS, BRT, ecc.), si è scontrata con la volontà operaia di non vedersi sottrarre le tutele acquisite.
contratto, ingaggiando un consorzio (UCSA) che offriva a garanzia, quale condizione per l’assegnazione dell’appalto, la cancellazione degli accordi in vigore sottoscritti con FEDIT, l’organismo di rappresentanza maggioritario nel settore (rappresenta, infatti, oltre a SDA anche GLS, BRT, ecc.), si è scontrata con la volontà operaia di non vedersi sottrarre le tutele acquisite.
In particolare, quelle date dai due
punti qualificanti tali accordi: la non applicazione del Jobs Act (e quindi
l’assoluta libertà di licenziamento introdotta da Poletti e Renzi) e la
previsione di clausole sociali che garantiscono ai lavoratori impiegati il
mantenimento del posto di lavoro in caso di cambio appalto. Tutele
realmente progressive conquistate con la forza dell’unità e della solidarietà
operaia, che hanno eliminato le condizioni schiavistiche in cui versavano i
facchini, capaci di invertire a favore della classe rapporti di forza prima
sbilanciati a favore del capitale. E che rappresentano
un netto miglioramento anche delle scarse tutele previste nel contratto
collettivo nazionale applicato all’intero settore.
Il subentro nell’appalto di UCSA è stato
favorito dall’interessata complicità del SOL Cobas che, immediatamente dopo, ne
ha legittimato la presenza con la sottoscrizione di un accordo sindacale
peggiorativo rispetto alle condizioni date, svendendo diritti all’insegna del peggiore corporativismo ed economicismo
(nel migliore dei casi…)
e
indebolendo, così, lo sciopero lanciato dai lavoratori e dalle lavoratrici
organizzati nel SI Cobas e, nei fatti, l’intera forza lavoro impiegata nel
magazzino. Ciò non stupisce: non ci possiamo
infatti aspettare nulla di positivo da chi si era presentato organizzato con le
catene in mano davanti al picchetto in occasione dell’ultimo sciopero generale
della logistica per fare opera di crumiraggio proprio all’interporto di
Carpiano.
Il patto infame assecondava quanto
richiesto da SDA: la libertà di licenziare e, nel complesso, la disapplicazione
dei contenuti degli accordi FEDIT. Il successivo blocco degli hub di Bologna e
Roma per lo sciopero in solidarietà con i propri compagni e compagne milanesi,
ha permesso a SDA ti trovare la scusa per una serrata anche dei
cancelli di questi magazzini nonché di addossare al SI Cobas, imputandone gli
imponenti danni economici, il sorgere di una presunta irreversibile crisi
aziendale e la responsabilità dei danni nei confronti
dell’utenza.
Una situazione non inedita: dalla lettura
dei bilanci si nota che la crisi finanziaria perdura da anni ed è sempre stata
risolta da Poste Italiane, controllante al 100% di SDA, attraverso propri
capitali. Non di beneficenza si tratta del resto, ma di un preciso piano
industriale che, in un’epoca in cui la spedizione postale è in netto e
inesorabile declino, impone investimenti altri. E quello della
logistica, sebbene la crisi strutturale e sistemica non sia risolta,
rappresenta uno dei pochi settori in cui è possibile valorizzare capitali e
massimizzare profitti soprattutto grazie alla letterale esplosione
dell’e-commerce. Questa infatti, da un lato, sta creando possibilità di
nuovi profitti per i grandi corrieri, dall’altro però sta ingenerando nuove
aggregazioni padronali e una concorrenza spietata che si riverbera, in termini
di contrazione dei costi (soprattutto del lavoro), sugli operai impiegati
nell’intero settore.
Tale quadro non collide affatto con quanto
si è compreso in questo mese circa la volontà di Poste Italiane di
vendere un hub
(peraltro fiore all’occhiello in termini di investimenti in automazione)
“pacificato”, desindacalizzato e ridotto nei numeri di forza lavoro impiegata ad
Amazon, e cercare così di massimizzare nel breve periodo per recuperare
e accumulare capitale da reinvestire (o anche solo per ripianare le forti
perdite).
E’ evidente quindi che non si sia trattato
del solo tentativo padronale di recuperare quote di profitto eroso e di comando
in magazzino, bensì di un grave attacco politico di
dimensioni più complessive dispiegato con la volontà di azzerare il sindacato SI
Cobas, quale punta avanzata del conflitto costruito da lavoratori in maggioranza
immigrati, e di abbatterne le istanze e le sue conquiste.
Un
pericoloso precedente che, ove avesse raggiunto l’obiettivo prefisso, poteva
essere ripetuto, anche con modalità differenti, da altri soggetti aderenti e
firmatari degli accordi FEDIT che, ribadiamo, rappresentano uno dei punti più
alti delle conquiste della classe. Non dimentichiamo che i rapporti dialettici
di classe sono dinamici e mai definitivi: tra le finalità del padronato infatti
vi è sempre quello di riconquistare il terreno perduto in termini di comando e
profitto sottratti e recuperati a favore del lavoro.
Anche per questo l’attacco scagliato contro
il sindacato e la resistenza operaia è stato totale e sono state messe in campo
da SDA e dai suoi sgherri tutte le armi e le provocazioni possibili: dalle
aggressioni mafiose portate da squadracce di crumiri prezzolati, provenienti da
tutta Italia (dalla Puglia alla Campania, ecc.) e organizzatisi su una lista
chiusa di facebook, per spezzare il presidio con coltellate e feriti davanti ai
cancelli; dal tentativo, come detto, di accollare
sui lavoratori i danni subiti, le commesse perse e l’utenza danneggiata per le
mancate consegne; dalla redistribuzione dei pacchi da lavorare su altri
magazzini (Buccinasco, Piacenza, Vimodrone) dove la presenza sindacale è
ridotta; al sub-appalto ad altri corrieri nazionali (a prezzi peraltro elevati)
dei nuovi ordini da
evadere.
A questi si è aggiunto un compatto e
potentissimo fronte composto da più attori
istituzionali (tra cui spicca il PD) e della stampa borghese a difesa e sostegno
degli interessi materiali di SDA/Poste Italiane.
Sebbene siamo abituati alle ricostruzioni
faziose della stampa asservita agli interessi padronali, così come alla prona
complicità dei sindacati confederali che, arresi da decenni alla controparte, si
prodigano in strenue difese del fallito modello concertativo che ha svenduto
tutele e salari, stavolta il ruolo da questi giocato è
ignobile e al di là di ogni limite di
decenza.
Le federazioni di categoria di CGIL, CISL e
UIL hanno chiesto a gran voce il ripristino della legalità borghese spacciata
per la difesa del diritto di sciopero e della “libertà individuale di ogni
persona”, coinvolgendo anche il Ministero dei Trasporti, arrivando a organizzare
un fallimentare presidio a Roma “contro la strumentalizzazione delle lotte
operaie”.
Segnaliamo infine anche il
particolare ruolo subordinato e reazionario del PD,
degnamente rappresentato dall’abietto Stefano Esposito, che nella difesa di SDA
ha più volte invocato l’intervento delle forze dell’ordine contro gli operai e
le operaie in presidio.
L’accordo di
ieri non segna però la fine della
lotta. Al contrario definisce solo una sorta di
tregua armata nello scontro tra interessi che rimangono
incompatibili. Un congelamento delle posizioni che non
nasconde due dati incontrovertibili: il piano di ristrutturazione dell’hub è
stato fatto saltare e i lavoratori che si volevano espellere con la serrata sono
ancora tutti dentro e pronti a riprendere il conflitto.
Il consorzio UCSA infatti, con il subentro,
è a tutt’oggi fermo nella volontà di applicare comunque il Jobs Act a tutti i
lavoratori impiegati a Carpiano.
SDA/Poste Italiane, invece, è già pronta a
una rilevante ristrutturazione che, nei piani aziendali, comporterà una drastica
riduzione del personale e che si estenderà oltre il perimetro dei cancelli di
Carpiano coinvolgendo tutti i magazzini e hub italiani.
Del resto la crescita delle forze
produttive resa possibile dall’innovazione tecnologica e informatica, consente
al padronato di incrementare lo sfruttamento tanto riducendo il numero dei
lavoratori utili quanto aumentando ritmi di lavoro e orario per i “fortunati”
assunti, definendo una
sempre maggiore e oggettiva contrapposizione tra “modernità” tecnologica e
qualità delle condizioni di vita e di lavoro. E’ un processo orizzontale,
identico nei fini in tutti i settori produttivi, che permette e permetterà al
capitale, se non affrontato e combattuto anche per il tramite di una “sapienza
operaia” che conosca con precisione le dinamiche della produzione/circolazione e
i suoi punti deboli e falle, una rinnovata “verticalità” nel comando padronale e
nella subordinazione che consentirà nuovi margini di profitto e un controllo
assoluto della classe.
Le prossime sfide che attendono il
sindacato, i lavoratori e i solidali tutti sono quindi enormi da affrontare
e necessitano del peso, dei rapporti di
forza e della capacità di mobilitazione operaia che il sindacato ha costruito a
livello nazionale.
Non resta che attrezzarci
in vista della prossima sfida e delle
future battaglie
sapendo
che solo la solidarietà, l’unità e il
conflitto di classe possono respingere gli attacchi
padronali. Ma non basterà
neanche questo se queste lotte non riusciranno a proiettarsi anche su un piano
più prettamente politico, ponendosi l'obiettivo di una trasformazione
rivoluzionaria dei rapporti di produzione e sociali.
La sfida è continuare su queste
basi e in questo percorso
per costruire la
possibilità concreta di generalizzare il conflitto di
classe e un'opposizione
reale contro gli interessi del capitale.
Approfittiamo per
mandare un grande abbraccio solidale e di classe alle lavoratrici e ai
lavoratori con i quali abbiamo condiviso quest’ultimo mese, giorno dopo giorno,
di fronte a quei maledetti cancelli chiusi dal padrone, luogo di sfruttamento ma
anche garanzia di salario e terreno di conquista di diritti. Un abbraccio unito
al riconoscimento delle capacità e della tenuta dei delegati e dei coordinatori
del SI Cobas che hanno lavorato per il costante coinvolgimento dei lavoratori in
ogni singolo passaggio e
scelta.
ESTENDIAMO LA SOLIDARIETA’ DI CLASSE,
SOSTENIAMO LA LOTTA DEI LAVORATORI E
DELLE LAVORATRICI
SDA!
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