Per inquadrare
correttamente la questione della Catalogna non ci si può limitare
assolutamente a vedere le aspirazioni indipendentiste di larga parte
delle masse catalane né le mere caratteristiche che possono far
definire la Catalogna una nazione.
Questo, pur necessario,
non spiegherebbe perchè qui e ora questa contraddizione è giunta ad
un nodo fondamentale, si è acutizzata, sì da porre nello Stato
spagnolo l'alternativa tra dittatura neofranchista in Catalogna con
una sorta di occupazione militare, o indipendenza nazionale, a guida
di una frazione della borghesia nazionale e della media borghesia
catalana.
Marx ed Engels ci
insegnano che bisogna andare oltre questo, bisogna individuare il
nesso esistente tra lo sviluppo della borghesia nello Stato spagnolo
e in Catalogna e le condizioni economiche e sociali che sono a
fondamento dell'attuale acutizzazione dello scontro.
Non si può, quindi,
inquadrare correttamente la questione senza parlare di crisi
economica e mondiale, delle contraddizioni interimperialiste e del
ruolo dello Stato spagnolo in esse, dentro lo
scenario dell'Europa a direzione tedesca e non solo.
scenario dell'Europa a direzione tedesca e non solo.
Una prima questione che
bisogna rilevare è che l'aspirazione a costituirsi in nazione
e a far valere il fattore
nazione è innanzitutto un'esigenza della borghesia e questo in
particolare nelle realtà interne a paesi imperialisti; è la
borghesia che vuole svilupparsi economicamente, spezzando
progressivamente ostacoli e barriere e esige una unità territoriale
che trascini al suo carro le masse lavoratrici e il movimento
progressivo delle masse.
Nel caso della Catalogna,
non sono tanto i residui feudali il problema, quanto il dominio dello
Stato spagnolo che contiene in sé una frazione “feudale” che è
la monarchia e il post franchismo che, pur non essendo feudalesimo in
senso stretto, svolge un ruolo di ostacolo e freno allo sviluppo
della borghesia.
Un altro elemento, questo
sì comune sempre nelle rivendicazioni nazionali e in Spagna in
particolare, è il peso dell'organizzazione della Chiesa che in
Spagna è Vaticano, Curia romana, e che come era stata prima
decisamente con Franco, ora è decisamente con la monarchia spagnola
e lo Stato spagnolo, e quindi alimenta, interagisce con l'aspirazione
indipendentista della Catalogna.
Altro elemento necessario
nell'analisi della contraddizione in Catalogna è, come ci insegnano
Marx ed Engels, approfondire lo studio del nesso esistente tra
questione nazionale e sviluppo del movimento operaio.
Qui il nostro punto di
riferimento non può che essere quello della Francia nel 1848; vale a
dire, in Catalogna non siamo di fronte ad un dominio di un paese
imperialista su un popolo oppresso del terzo mondo, ma all'interno di
una realtà in cui la stessa Catalogna è un paese capitalista,
incompiuto sul piano dell'esistenza di una nazione autonoma. La
necessaria discesa della classe operaia in questa contesa richiede
che essa scenda in campo come forza autonoma in lotta per il potere
politico.
La necessità del
proletariato di scendere in campo nell'attuale lotta in Catalogna è
dentro una precisa definizione e precisi confini, partendo da ciò
che Marx ed Engels affermavano ne 'Il Manifesto': “Gli operai
non hanno patria. Non si può togliere loro ciò che non hanno. Ma
come il proletariato di ogni paese deve innanzitutto conquistare il
potere politico, deve elevarsi a classe nazionale e deve costituirsi
in nazione, così esso è e rimane ancora nazionale sebbene sia tale
in un senso del tutto diverso a quello della borghesia”.
Quindi, è evidente che la
classe operaia in Catalogna ha interesse ad una Catalogna nazione
come terreno per conquistare il potere politico; e, in questo senso,
anche nello scontro attuale il suo essere dalla parte
dell'indipendenza della Catalogna è radicalmente diverso da quello
della borghesia.
Anche in Catalogna la
classe operaia deve aver coscienza che una Catalogna nelle mani della
borghesia non è la loro patria, ma sarebbe la patria della borghesia
e degli strati medio e piccolo borghesi ad essa alleati e che quindi
anche in questa Catalogna, anche in questa lotta per l'indipendenza
essa deve condurre la sua lotta sul fronte sindacale ed economico,
come su tutti i fronti per soppiantare l'attuale classe dominante.
Anche dentro il movimento
di lotta per l'indipendenza della Catalogna la classe operaia è
internazionalista e punta ad una società in cui l'economia è
organizzata su scala mondiale e in cui venga meno non solo lo
sfruttamento di una nazione da parte di un'altra ma l'antagonismo
delle nazioni in quanto tale, perchè questo sfruttamento e questo
antagonismo sono comunque caratteristiche dell'economia capitalista e
imperialista.
La classe operaia si
occupa della questione nazionale come classe in lotta per la
conquista del potere, assumendo su di sé tutti i problemi della vita
nazionale e, nel caso della Catalogna, la questione dell'indipendenza
della Catalogna. Ma questa non è una lotta a sé, ma è parte
integrante della questione più generale della conquista del potere
politico e dell'emancipazione del proletariato.
(vedi citazione di Marx
per l'Italia/Austria – lettera a Laube maggio 1848 – citata a
pag. 18 de “Il marxismo e la questione nazionale e coloniale”
Stalin – Einaudi.)
La classe operaia – come
ci insegnano Marx ed Engels – prende parte alle lotte nazionale,
come oggi nel caso della Catalogna, non solo come questione sociale
ma come questione della democrazia. Sono infatti rivendicazioni
democratiche quelle, sostenute da una stessa frazione della
borghesia, del referendum e di un diritto a dichiarare l'indipendenza
della Catalogna.
E' evidente – e Marx ed
Engels ce lo insegnano – che la posizione dei comunisti e della
classe operaia non può essere quella dei falsi comunisti di
disinteressarsi della questione nazionale in Catalogna fino ad
opporsi ad essa, prendendo con motivazioni socialiste le parti dello
Stato spagnolo. La lotta della classe operaia si sviluppa meglio in
una condizione in cui non ci sia l'oppressione di una nazione su
un'altra, e questo, nel caso concreto, in un paese imperialista.
Ma la classe operaia vi
partecipa anche per un'altra importante ragione. La partecipazione
della classe operaia come forza autonomo nella lotta in Catalogna
muta profondamente i termini del problema, mettendo in luce il
contrasto esistente tra gli interessi di classe della borghesia
catalana e gli interessi delle masse. Questo perchè sempre, e quindi
anche nell'odierna Catalogna, la borghesia subordina, e
subordinerebbe ancor più gli interessi della nazione al suo
interesse.
E' importante la citazione
di Marx ed Engels del 1849 nella NRZ (citata a pag.19 de “Il
marxismo e la questione nazionale e coloniale” Stalin – Einaudi),
dove mette in luce come nella contesa italiana, l'indipendenza
italiana poteva essere persa non tanto per la forza militare
dell'Austria quanto per la viltà del potere reggio piemontese. Si
può e si potrà fare un paragone in Catalogna con l'atteggiamento
dell'attuale leader Puigdemont.
Questo è importante anche
per cogliere la sostanza dell'indicazione di Marx ed Engels che non
si limita a perorare la causa dell'azione della classe come forza
autonoma ma anche a trarre le conseguenze di essa sul piano dello
scontro “L'insurrezione in massa, la guerra rivoluzionaria, la
guerriglia dappertutto sono gli unici mezzi con i quali un piccolo
popolo può vincere uno più grande e con i quali un esercito più
debole può far fronte a un esercito più forte e meglio
organizzato”.
Se il proletariato come
classe autonoma entra in campo e indica questi come i mezzi per
affrontare la contesa in Catalogna è probabile che la frazione
borghese dominante attualmente nel movimento “piuttosto che
allearsi col popolo preferirà concludere la pace con il suo peggior
nemico”.
Marx ed Engels ci
insegnano che nel contesto attuale della lotta in Catalogna è di
grande importanza la partecipazione degli operai anche se fossero non
del tutto consapevoli e anche se fossero gruppi ristretti.
Perchè questo è
importante? Perchè può essere l'opportunità che spiana la via e
prepara il terreno alla lotta per il potere proletario in Catalogna,
per una Catalogna socialista.
In sostanza, in una
società capitalista sviluppata, e la Catalogna lo è, anche di
fronte all'oppressione nazionale dello Stato spagnolo gli operai non
hanno patria, ma nella contesa gli operai prendono parte e posizione
per far avanzare nella dimensione nazionale della Catalogna la lotta
di liberazione della classe operaia, che esclude ogni oppressione e
sfruttamento di una nazione da parte di un'altra. Questo è diverso
dal nazionalismo della borghesia che vuole continuare ad opprimere
nel quadro nazionale la classe operaia e le masse. Questa
partecipazione della classe operaia è contro le concezioni che
rispetto alla Catalogna considerano la questione nazionale come
estranea alla classe operaia.
Anche in occasione della
Catalogna viene in luce la necessità per i comunisti che vogliono
dirigere la classe operaia come forza autonoma anzidetta, di lottare
risolutamente contro l'opportunismo di destra e l'opportunismo di
“sinistra”.
I primi sposano la causa
dello Stato spagnolo, arrivando a considerare che il quadro dello
Stato spagnolo è quello della vera lotta di classe, cosa che li
porta naturalmente a fare di tutto meno che approfittare della crisi
della Catalogna per intensificare la lotta di classe nello Stato
spagnolo.
I secondi, invece,
sottraggono la classe operaia alla lotta di liberazione in Catalogna
lasciando campo libero alla borghesia e contribuendo al fatto che
questa lotta nazionale resti nel quadro delle contraddizioni
interborghesi. Entrambi spezzano l'unità della classe operaia nei
fatti, che proprio invece nel contesto della crisi catalana avrebbe
tutta l'opportunità di realizzarsi e pesare nello Stato spagnolo e
in Catalogna, per poi realizzare gli obiettivi del potere proletario
e del socialismo.
Nello stesso tempo è
assolutamente necessario nell'attuale lotta per l'indipendenza
nazionale della Catalogna non prestare il fianco in nessuna maniera
ad una concezione che valuti la Catalogna cosa diversa da un paese
capitalista sviluppato esso stesso. Questo darebbe il fianco ad una
visione della Catalogna come nazione proletaria perchè oppressa, che
è sempre una caratteristica della borghesia e della sua ala
reazionaria.
Nello Stato spagnolo e in
Catalogna, quindi, è decisiva la lotta dei comunisti alle posizioni
che impediscono alla classe operaia di partecipare con un ruolo
autonomo a questa contesa sia nello Stato spagnolo che in Catalogna.
In particolare contro quelle posizioni che si tingono di sinistra e
di comuniste.
Lenin ci insegna che la
rinuncia dei comunisti alla lotta immediata e decisa oggi per la
rivendicazione democratica per l'indipendenza della Catalogna fa il
gioco della borghesia sia dello Stato spagnolo che della Catalogna
stessa. Dello Stato spagnolo perchè indebolisce la lotta
progressista per l'indipendenza della Catalogna, che senza il ruolo e
la partecipazione della classe operaia non può vincere; della
borghesia catalana che ha campo libero e trascina dietro il suo carro
le masse. Al contrario, il ruolo e la partecipazione della classe
operaia permette di formulare e attuare la rivendicazione
dell'indipendenza della Catalogna in modo rivoluzionario e non
riformista e aprire la via, ripetiamo, alla Catalogna socialista.
Per questo, anche
nell'acutizzazione attuale della contraddizione tra lo Stato
spagnolo, guidato dal governo Rajoy, sostenuto in diverse forme dagli
altri partiti del parlamento in Spagna, e il governo Catalano di
Puigdemont,
non bisogna assolutamente farsi ingannare dalle parole d'ordini
sostenute dalle borghesie; queste tendono o prima o poi ad accordarsi
oppure ad accodarsi ad altre potenze imperialiste per realizzare i
propri obiettivi.
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