Stupratore di 4 donne e torturatore a Bolzaneto: è Massimo Pigozzi, poliziotto
Una
sentenza di Cassazione, a conferma dei due precedenti gradi di
giudizio, che condanna il poliziotto Massimo Pigozzi a dodici e anni e
mezzo di reclusione per lo stupro di ben 4 donne. Stupri che il Picozzi
compieva durante l’espletamento delle sue mansioni lavorative, quindi
all’interno delle camere di sicurezza della Questura di Genova ai danni
di donne in stati di fermo.
Massimo Pigozzi però noi lo conosciamo già, il suo nome, prima degli stupri “in divisa” era già noto alla magistratura, ma soprattutto a noi che eravamo per quelle strade in quei giorni indimenticabili; non un poliziotto qualunque, un playmobil tra i troppi che ce ne sono…
Massimo Pigozzi - mi piace ripetere il suo nome tipo nenia, così che il tempo lo lasci comunque indelebile nella memoria- era ben noto come torturatore, e per questo già condannato a tre anni e due mesi, per aver … non so trovare il verbo adatto… divaricato le dita delle mani di un manifestante fino a spaccargli la mano (dopo Giuseppe Azzolina fu suturato con 25 punti e ha riportato una lesione permanente ) .
Insomma, Massimo Pigozzi è un uomo di Stato e in quanto tale è stato condannato per aver compiuto tortura su un uomo in stato di fermo,
e in quanto tale ha stuprato ben 4 donne dentro una Questura anche loro in stato di fermo, quindi in una condizione di debolezza totale.
La corte di Cassazione ha per questo stabilito che il risarcimento venga pagato dallo Stato, dal Viminale per essere precisi, perchè se stupro c’è stato,
dice senza troppi giri di parola la sentenza depositata oggi – e c’è stato per ben 4 volte- è stato possibile per volere dello Stato, che dopo la condanna per i fatti di Bolzaneto ha pensato bene di mantenere quel personaggio a svolgere il suo lavoro,
avendo oltretutto modo di avvicinare e poter rimanere solo con persone in stato di fermo.
Dopo i giorni di Genova ha continuato a fare il suo mestiere,
Dopo la condanna a tre anni e due mesi per i fatti di Bolzaneto, ha continuato a fare il suo mestiere,
Dopo uno stupro e poi un altro e poi un altro e poi un altro, tutti avvenuti in caserma mentre continuava a fare il suo mestiere.
Oggi il terzo grado di giudizio: il fatto che sia la magistratura a toglier dalle caserme questi personaggi e non il “furor di popolo” mette un po’ di tristezza, ma tant’è.
Son sentenze che però andrebbero lette e rilette in faccia a chi diceva che a Genova in quei giorni c’è stata la “sospensione della democrazia”, o a chi parla di “mele marce” quando avvengono certi fatti in caserma.
Massimo Pigozzi però noi lo conosciamo già, il suo nome, prima degli stupri “in divisa” era già noto alla magistratura, ma soprattutto a noi che eravamo per quelle strade in quei giorni indimenticabili; non un poliziotto qualunque, un playmobil tra i troppi che ce ne sono…
Massimo Pigozzi - mi piace ripetere il suo nome tipo nenia, così che il tempo lo lasci comunque indelebile nella memoria- era ben noto come torturatore, e per questo già condannato a tre anni e due mesi, per aver … non so trovare il verbo adatto… divaricato le dita delle mani di un manifestante fino a spaccargli la mano (dopo Giuseppe Azzolina fu suturato con 25 punti e ha riportato una lesione permanente ) .
Insomma, Massimo Pigozzi è un uomo di Stato e in quanto tale è stato condannato per aver compiuto tortura su un uomo in stato di fermo,
e in quanto tale ha stuprato ben 4 donne dentro una Questura anche loro in stato di fermo, quindi in una condizione di debolezza totale.
La corte di Cassazione ha per questo stabilito che il risarcimento venga pagato dallo Stato, dal Viminale per essere precisi, perchè se stupro c’è stato,
dice senza troppi giri di parola la sentenza depositata oggi – e c’è stato per ben 4 volte- è stato possibile per volere dello Stato, che dopo la condanna per i fatti di Bolzaneto ha pensato bene di mantenere quel personaggio a svolgere il suo lavoro,
avendo oltretutto modo di avvicinare e poter rimanere solo con persone in stato di fermo.
Dopo i giorni di Genova ha continuato a fare il suo mestiere,
Dopo la condanna a tre anni e due mesi per i fatti di Bolzaneto, ha continuato a fare il suo mestiere,
Dopo uno stupro e poi un altro e poi un altro e poi un altro, tutti avvenuti in caserma mentre continuava a fare il suo mestiere.
Oggi il terzo grado di giudizio: il fatto che sia la magistratura a toglier dalle caserme questi personaggi e non il “furor di popolo” mette un po’ di tristezza, ma tant’è.
Son sentenze che però andrebbero lette e rilette in faccia a chi diceva che a Genova in quei giorni c’è stata la “sospensione della democrazia”, o a chi parla di “mele marce” quando avvengono certi fatti in caserma.
1.3.1.2.
ACAB
ACAB
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