Dallo scorso 23 Marzo proseguono ininterrottamente le proteste nel governatorato di Tataouine. In questi 15 giorni i blocchi stradali si sono moltiplicati in tutto il governatorato, tant’é che é molto difficile raggiungere il capoluogo (la città di Tataouine) dai governatorati confinanti (Madenine e Kebili) inoltre il capoluogo é anche isolato dai piccoli centri limitrofi per lo stesso motivo. In particolare i blocchi servono per fare pressione e isolare i siti dove sorgono le compagnie petrolifere gestite da multinazionali e joint ventures.
Gli abitanti di Tataouine reclamano lavoro e sviluppo per la regione, denunciano che da oltre 60 anni (dall’indipendenza a questa parte) tutto cio’ sia stato negato alle regioni meridionali del paese e in particolare a quella di Tataouine, la più grande regione tunisina per estensione seppur in gran parte desertica caratterizzata dalla presenza di pozzi petroliferi e dalla sua posizione geografica che fa da cerniera tra Algeria e Libia.
Una protesta quindi contro il governo con forti connotazioni anti-stato e contro le multinazionali. Dopo la prima settimana di protesta si é riusciti a strappare degli incontri a livello regionale e ministeriale considerati dai manifestanti insoddisfacenti. Per questo motivo la notte di sabato durante un’assemblea popolare svoltasi in un picchetto in centro città sono state lanciate due grandi mobilitazioni: una manifestazione per l’indomani che ha visto la partecipazione di decine di migliaia di persone venute da tutto il governatorato e uno sciopero generale indetto dall’UGTT regionale per martedi prossimo. Contemporaneamente alla manifestazione di Tataouine si sono svolti due sit-in uno nella capitale a Tunisi e un altro davanti il consolato tunisino di Parigi.
Intanto anche nel nord-est del paese resistono i 430 operai della Coroplast di Kef, anche loro da giorni occupano la strada davanti lo stabilimento protestando contro la decisione del padrone di spostare la fabbrica ad Hammamet per risparmiare i costi di trasporto verso il porto di Rades (il più grande porto commerciale del paese meglio collegato ad Hammamet piuttosto che a Kef). Nonostante nei giorni scorsi il presidio sia stato attaccato dalla polizia, gli operai e le tante operaie rimangono ancora li.
Recentemente a Nabeul vi è stata una tre giorni in cui hanno partecipato i rappresentanti delle principali lotte del paese, sebbene l’analisi sia stata troppo sbilanciata sull’aspetto ambientalista, é stata una buona occasione per fare il punto delle lotte nazionali degli ultimi mesi. Tra le altre cose si é individuato come punti deboli delle lotte nazionali, il mancato coordinamento (verissimo) e si è indicato come solo le mobilitazioni nell’Oasi di Jemna (Kebili) e nelle isole Kerkennah abbiano ottenuto parziali risultati. Di contro il governo attuale punta sempre di più a criminalizzare le lotte e a reprimerle piuttosto che a trovare soluzioni reali ai problemi. Il taglio troppo rivendicativo/economico della discussione non individua il fatto che il governo e lo stato tunisini per loro natura burocratico/compradora non possono e non vogliono fare cio’.
E’ evidente che in questa ricchezza di lotte in cui tutti i settori popolari sono in prima linea: dai contadini delle oasi, alla classe operaia, dalle comunità di pescatori ai disoccupati organizzati fino agli studenti, cio’ che manca é la soggettività in grado di organizzare in maniera coerente con una tattica e strategia rivoluzionaria. Il fatto pero’ che si inizi a parlare di coordinare le lotte e che soggettività diffuse sul territorio abbiano questa idea lascia ben sperare.
Tutte le foto concesse dalla pagina fb “7obbbbi Tataouine” (amore Tataouine n.d.r.)
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