pc 10 aprile - "IL DECRETO MINNITI SULLA SICUREZZA URBANA" - Un articolo/contributo di Enzo Pellegrin Avvocato di Torino - legale delle parti civili Slai cobas sc del Processo Ilva
Il
decreto Minniti sulla sicurezza urbana: gastrolegislatori e acritici
digestori
di Enzo
Pellegrin
Il Ministro Minniti, rispondendo
al question time della Camera sul neonato decreto legge sulla
"sicurezza urbana", confessava un calo del 9,4% dei reati
nell'ultimo anno. Tuttavia, sostiene il ministro, la "percezione"
di insicurezza è aumentata.La
percezione non è un dato oggettivo. Chi la misura? Minniti si mette
un termometro tutte le sere? Lo mette a qualcun'altro?
Semmai
si potesse misurare, o fosse utile misurare un dato soggettivo, tale
"percezione" non sarebbe altro che un risultato delle
campagne di stampa isteriche dei media di regime, i quali hanno
interesse a distrarre l'attenzione dal ladro principale: sono i
monopoli globali che rubano ogni giorno di più la ricchezza a chi
realmente la produce.
La "percezione" è il frutto di
questa isteria disseminata sul fertile e disponibile compost di
individualismo, mancanza di capacità critica e profonda ignoranza.
Il padrone passa poi felice a raccoglierne ed incassare i frutti. La
"percezione", come ha sostenuto felicemente qualcuno, è
sono i rumori del ventre molle del Paese, unica voce a cui risponde
un'operazione securitaria come il decreto Minniti.
Hai voglia
a parlare di massimi sistemi e dividere le carriere dei magistrati,
quando l'ultima delle oscure autorità può fare carta straccia dei
diritti degli emarginati e di chi prova a lottare contro le
diseguaglianze sociali.
Si pensi, ad esempio, all'articolo 9 di
questo decreto, dall'ineffabile rubrica "Misure
a tutela del decoro di particolari luoghi":
"Fatto
salvo quanto previsto dalla vigente normativa a tutela delle aree
interne delle infrastrutture, fisse e mobili, ferroviarie,
aeroportuali, marittime e di trasporto pubblico locale, urbano ed
extraurbano, e delle relative pertinenze, chiunque ponga in essere
condotte che limitano la libera accessibilita' e fruizione delle
predette infrastrutture, in violazione dei divieti di stazionamento o
di occupazione di spazi ivi previsti, e' soggetto alla sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da euro 100 a euro 300.
Contestualmente alla rilevazione della condotta illecita, al
trasgressore viene ordinato, nelle forme e con le modalità di cui
all'articolo 10, l'allontanamento dal luogo in cui e' stato commesso
il fatto".
Dal
momento che le infrastrutture italiane non appaiono (nemmeno nelle
isteriche prospettazione dei media) essere perennemente afflitte da
delinquenti che le occupano ovvero da fastidiosi ed indecorosi
elemosinanti, il pensiero malizioso del decreto non può che
rivolgersi alle manifestazioni del conflitto sociale ed alle forme di
sciopero ed occupazione che dovessero anche solamente interessare un
viale di accesso ad un giardino od anche solo un'aiuola. La scusa è
buona per autorizzare (art. 10) la Polizia a reprimere, sanzionare,
emettere fogli di via e financo veri e propri DASPO, segnalazioni ai
servizi socio-sanitari, perchè manifestare può nuocere alla salute.
Misure liberticide imposte dalle questure che possono durare fino a
due anni e in caso di condanna per reati (anche solo di occupazione
abusiva) il giudice può subordinare la sospensione condizionale
concedibile ad un incensurato "all'imposizione del divieto di
accedere a luoghi o aree specificamente individuati."
Insomma,
il tentativo securitario di criminalizzare, reprimere, prevenire ogni
efficace forma di conflitto sociale e manifestazione del pensiero,
facilmente ora inquadrabile come disturbo alla fruibilità delle
infrastrutture e financo (questo è veramente il massimo) disturbo al
"decoro urbano".
Tutto ciò in un Paese che vede -
lo dice il Ministro - un calo di quasi dieci punti percentuali del
numero di reati... Piacerebbe vedere con quale bronzea maschera i
rappresentanti del governo muoveranno censura alle misure liberticide
della paradittatura turca di Erdogan od ai bandi razziali della
chioma d'oltreoceano.
Non voglia che ad esprimersi sia proprio
questo Ministro, in carica durante una delle più violente e
discutibili repressioni del popolo partenopeo, il quale ha osato
contestare le provocazioni razziste ad orologeria messe in opera da
un parlamentare europeo che non brilla per assiduità a presenziare e
lavorare nell'assemblea dalla quale incassa le indennità. Tutto
sommato, la tempistica semina pure gravi indizi che questa grida sia
figlia benvoluta di quella discutibile operazione repressiva.
La
"percezione" quand'anche non ci fosse, o fosse troppo
debole, si può opportunamente creare od amplificare. Di tecnici del
suono, il regime ne dispone.
La legislazione per "percezione"
non può che definirsi come l'ultima spudorata barbarie di un
capitalismo ormai putrescente e puteolente, il quale desidera
silenziare e porre fuorilegge la povertà e la diseguaglianza che per
primo crea.
Un tempo la si nascondeva dentro un politichese
ipocrita.
Oggi la barbarie può venire ostentata, così come ci si
vanta, in ogni formazione politica che popoli il Parlamento, di
triturare ogni regola di partecipazione democratica "per il bene
della causa" o "in virtù della fiducia".
Per
questo occorre dichiarare ferma opposizione costante e spietata ad
entrambe le categorie: gastrolegislatori ed acritici digestori.
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