La “guerra economica” è alla base della “guerra politica”
che sfocia, come sempre, nella “guerra guerreggiata”
Il controllo delle materie prime (innanzi tutto petrolio,
gas, ferro…), la loro conquista e la conquista dei mercati di sbocco di queste
e altre merci sono il motore che spinge i paesi imperialisti e farsi la guerra
in diverse forme, da quella guerreggiata a quella commerciale, appunto. Un
articolo del Sole 24 Ore del 7 aprile scorso è un esempio che riguarda l’Unione
Europea e la Cina.
La guerra in questo caso consiste nell’alzare, di fatto
raddoppiare, le barriere doganali dell’Ue sull’acciaio cinese per ostacolarne l’importazione
(e meno male che hanno accusato Trump di chiusura dei mercati, protezionismo
ecc.)!
“Il provvedimento – dice l’articolo - è stato preso, precisa
la Commissione, dopo che un’indagine ha verificato che i prodotti finiti nel
mirino venivano venduti a prezzi “altamente”
falsati rispetto a quelli di mercato.”
Ma come sembrano innocenti, questi della Commissione! Vogliono
solo “difendere” la produzione europea riportando i prezzi a “quelli di mercato”.
Tralasciamo il fatto che questa “difesa” ogni volta “dimentica” le migliaia di
operai che, per mantenere i “prezzi di mercato” vengono licenziati; che innanzi
tutto ci dovrebbero dire che cosa sono e chi stabilisce questi “prezzi di mercato”…
e, poi, senti chi parla di falsificare il mercato! In tutti i paesi europei i
capitalisti non reggerebbero un giorno senza i sussidi statali!
Le risposte a queste domande non possono certo darle i
capitalisti parassiti che con queste guerre si arricchiscono; noi le troviamo (nelle
nostre lotte quotidiane) ma soprattutto nella
formazione operaia (vedi i Quaderni sul Capitale di Marx e l’Imperialismo di Lenin)
formazione operaia (vedi i Quaderni sul Capitale di Marx e l’Imperialismo di Lenin)
Stabilimento acciaieria Ilva di Taranto
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Siderurgia. Salgono a un massimo del 35,9% i dazi sui
laminati a caldo piatti
L’Europa rafforza le difese dall’import cinese d’acciaio
Bruxelles rafforza il “muro” a difesa dalle importazioni in
regime di dumping. La Commissione Ue ha reso noto di avere deciso di alzare e
di rendere definitivi dazi antidumping sulle importazioni
di laminati a caldo piatti dalla Cina. I dazi in vigore sono superiori rispetto a quelli provvisori applicati dall’ottobre scorso, oscillano tra un minimo del 18,1% a un massimo di 35,9% e resteranno in vigore per almeno cinque anni. Ma le autorità cinesi protestano.
di laminati a caldo piatti dalla Cina. I dazi in vigore sono superiori rispetto a quelli provvisori applicati dall’ottobre scorso, oscillano tra un minimo del 18,1% a un massimo di 35,9% e resteranno in vigore per almeno cinque anni. Ma le autorità cinesi protestano.
Il provvedimento è stato preso, precisa la Commissione, dopo
che un’indagine ha verificato che i prodotti finiti nel mirino venivano venduti
a prezzi “altamente” falsati rispetto a quelli di mercato. Ad oggi sono ben 41,
di cui 18 riguardano prodotti cinesi, le misure antidumping e antisussidi che l’Ue
ha adottato per difendere l’industria siderurgica europea dalla concorrenza
sleale esercitata da Paesi terzi.
L’inchiesta è stata avviata il 13 febbraio dell’anno scorso
a seguito di una denuncia presentata da Eroder per conto di produttori che rappresentano
oltre il 90% della produzione totale dell’Unione. Le misure provvisorie erano state
decise l’8 ottobre, con un range tra il 13,2% e il 22,6%. I prodotti cinesi colpiti dalla misura annunciata oggi vengono
utilizzati nel settore delle costruzioni edilizie e navali, per realizzare
gasdotti e oleodotti e nell’industria automobilistica. Secca la reazione di
Pechino: la Cina ha chiesto all’Ue di “correggere l’errore”, e cha detto che
adotterà le “misure necessarie per proteggere i diritti delle sue aziende,
secondo un comunicato pubblicato sul sito del ministero del Commercio.
La Commissione ha specificato che i prodotti in esame non
comprendono “prodotti di acciaio inossidabile e al silicio detti “magnetici” a
grani orientati, i prodotti di acciaio per utensili e di acciaio rapido, i
prodotti non arrotolati, che non presentano motivi in rilievo, di particolari
dimensioni e spessori. Contemporaneamente, la Commissione ha deciso di non imporre
dazi provvisori sugli stessi prodotti provenienti da Brasile, Iran, Russia,
Serbia e Ucraina. L’indagine relativa alle importazioni provenienti da questi
paesi proseguiranno per i prossimi sei mesi: la decisione di non imporre dazi
provvisori non pregiudica il risultato finale dell’indagine.
Il Sole 24 Ore
7 aprile ’17
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