Video sulla presentazione alla Calusca https://www.youtube.com/watch?v=5Hp97J-MnUs https://www.youtube.com/watch?v=MihW2phSyxI |
I compagni intervenuti
rappresentavano realtà importanti, da Medicina democratica, ai
rappresentanti sindacali di diverse organizzazioni di base, Usi,
Coordinamento 3 ottobre, Usb, Slai cobas sc, da operai, precari
lavoratori attivi nelle lotte, a militanti politici importanti della
realtà milanese, come Soy Mendez, il nuovo collettivo di Micene,
Anpi, Crescenzago, compagni di 'Penetteria', 'Olga', ecc.
Aprendo la presentazione,
la compagna di Taranto è partita dai dati che riassumono la
dimensione della questione Ilva, sempre utili e necessari per mettere
i compagni in grado di comprendere la portata della vicenda e della
lotta necessaria a Taranto.
Quindi ha letto alcuni
brani del libro che riguardano la biografia economia, personale di
padron Riva, espressione concentrata del capitale industriale nella
sua espressione più chiara di attacco ai lavoratori, alla condizione
di vita e di sfruttamento globale, di disprezzo per la loro vita.
Intrecciato con la visione
di alcuni video che permettevano ai compagni di conoscere volti e
fatti, dell'interno dell'Ilva, del quartiere Tamburi, del cimitero di
Taranto.
E' seguito quindi un vero
e proprio racconto dei contenuti del libro, vale a dire il racconto
delle lotte a Taranto, dei 2 anni di ribellione, confusa ma
espressasi in diverse forme, sia da parte degli operai, sia
da parte
della popolazione nei quartieri e nella città.
Si è voluto soprattutto
smentire che gli operai in questa vicenda siano stati succubi
dell'azienda o assenti e che tutto si possa rinchiudere nella
contraddizione tra lavoro e salute, o, ancor peggio, in una lotta tra
operai e cittadini: se viene prima il lavoro o la salute.
E' stato raccontato cosa è
avvenuto realmente con l'arrivo di Riva, come padrone neocoloniale
che, legandosi ad aspetti degenerati dell'industria di Stato, ha
operato con l'accetta, attaccando diritti sindacali e, nel caso della
Palazzina Laf, perfino diritti umani. Così come l'impatto nella
vicenda della “rottamazione” in fabbrica che ha visto l'uscita di
5mila operai per “benefici amianto” e l'ingresso di 8mila
giovani, sindacalmente sprovvisti degli strumenti per lottare e che
solo nel susseguirsi delle morti sul lavoro che li hanno toccati
hanno cominciato a lottare sul fronte della sicurezza.
La realtà raccontata dal
libro, sulla base di cronache, fatti, documenti, polemiche, è invece
la dinamica di una lotta di massa che potenzialmente poteva e può
unire operai e masse popolari contro il fronte di padroni, governi,
sistema del capitale.
E' stato necessario
nell'esposizione ritornare su ciò che aveva preceduto i due anni
dell'esplosione dell'inchiesta giudiziaria, la lotta e la resistenza
degli operai in fabbrica contro prima di tutto dentro una fabbrica
che ha prodotto il maggior numero di morti sul lavoro nel nostro
paese, e questo sia nei lunghi anni dell'industria di Stato,
Italsider, sia negli anni di padron Riva.
Una lotta che aveva visto
negli anni '70 perfino piattaforma puntuali e affilate che
domandavano cambiamenti degli impianti, dell'organizzazione del
lavoro, per aumentare la sicurezza e ridurre l'impatto ambientale;
piattaforme su cui gli operai hanno anche lottato, così come hanno
reagito alle morti sul lavoro, lottando però quasi sempre soli.
Così come è stata
raccontata la lotta della Palazzina Laf, del blocco del convertitore,
i cui i giovani delegati della Fiom sono stati licenziati e poi
isolati dal loro stesso sindacato, mobbizzati e, infine, dopo la
contestazione dell'”Apecar” del 2 agosto, espulsi.
Questa storia reale di una
guerra di classe, ora sotterranea e latente, ora esplicita e diretta,
è alla base del manifestarsi delle contraddizioni e delle posizioni
tra gli operai e nella città che come in certe fasi hanno animato la
protesta, la denuncia e la mobilitazione, poi ne hanno determinato
l'implosione e il ripiegamento e anche il materiale abbandono del
terreno della lotta di classe, dell'unità di classe e dell'unità
del fronte di lotta tra “operai e cittadini”.
La parte finale
dell'esposizione è stata dedicata chiaramente all'inchiesta
giudiziaria. Un processo ad un intero sistema che i padroni
chiaramente non vogliono e che stanno sabotando attraverso i loro
legali perchè non cominci neanche, si muova lentamente, non vada a
fondo, ma che proprio per questo è una pagina importante dello
scontro a Taranto; un processo che, dato il suo carattere di “madre
di tutti i processi” di questo genere e di manifestazione estrema
della “produzione per il profitto” che distrugge operai,
cittadini, ambiente, deve diventare una battaglia nazionale.
Il libro, è stato detto,
è stato fatto anche per questo, e il giro delle presentazioni, il
confronto con i compagni di diverse realtà, sta dimostrando come
cresca questa comprensione e condivisione.
Sono seguite delle domande
con cui i compagni hanno cercato di entrare ancor più nella fabbrica
e nella vicenda. Qual'è la situazione in questi giorni in fabbrica?
Quali sono le forze all'interno che stanno agendo? Come vivono gli
operai le vicende più recenti legate ai piani di svendita della
fabbrica? Che cosa ci dobbiamo aspettare nei prossimi mesi che
succeda all'Ilva?
Alcuni compagni hanno
denunciato il ruolo della politica borghese e sindacale in tutte le
sue forme per quello che si è determinato e come si debba cercare
una risposta anche politica a questa vicenda.
Altri compagni hanno
denunciato come sia sbagliato considerare gli operai responsabili di
quello che è accaduto all'Ilva e che accade anche in altre
fabbriche; altri compagni chiesto se si poteva pensare ad una
riconversione produttiva dell'Ilva.
Nel rispondere a queste domande, i compagni autori del libro hanno messo in luce le difficoltà, la frammentazione operaia e sindacale attuale, l'insufficienza del Usb sindacato di base maggiormente presente in Ilva, il ridimensionamento e la passività interna alla fabbrica dei “Liberi e pensanti”. Ma, nello stesso tempo, il generarsi di gruppi di operai non organizzati, non strutturati, che vogliono impegnarsi e si preparano alla lotta che verrà e che domandano anche una presenza degli ambientalisti al fianco degli operai. Mentre in città si assiste ad una nuova mobilitazione contro l'infame decimo decreto del Governo Renzi, che rimanda l'intervento ambientale in fabbrica a quando i nuovi padroni ne prenderanno in mano le redini, il che vuol dire al 2019, rispetto ad un'emergenza di morti, tumori e danni ambientali che già era esplicita nel 2012.
Nel rispondere a queste domande, i compagni autori del libro hanno messo in luce le difficoltà, la frammentazione operaia e sindacale attuale, l'insufficienza del Usb sindacato di base maggiormente presente in Ilva, il ridimensionamento e la passività interna alla fabbrica dei “Liberi e pensanti”. Ma, nello stesso tempo, il generarsi di gruppi di operai non organizzati, non strutturati, che vogliono impegnarsi e si preparano alla lotta che verrà e che domandano anche una presenza degli ambientalisti al fianco degli operai. Mentre in città si assiste ad una nuova mobilitazione contro l'infame decimo decreto del Governo Renzi, che rimanda l'intervento ambientale in fabbrica a quando i nuovi padroni ne prenderanno in mano le redini, il che vuol dire al 2019, rispetto ad un'emergenza di morti, tumori e danni ambientali che già era esplicita nel 2012.
Si è detto che
nazionalizzazione, riconversione, o altre “soluzioni” - al di là
del merito, spesso illusorio perchè non si vuole fare i conti con un
sistema economico e politico capitalista - risultano essere parole
d'ordini sterile, e anzi utilizzate dai padroni e dal governo, se non
riparte una potente e organizzata lotta generale di operai e masse
popolari di Taranto.
Un dibattito che
evidentemente anche alla Calusca domanda continuità, legami con
Taranto e mobilitazione.
Una mobilitazione che a
Taranto, prima che scoppiasse la grande crisi c'era già stata ed era
ben rappresentata dal filmato che è stato proiettato alla fine
dell'assemblea e che mostra la grossa manifestazione nazionale a
Taranto avvenuta il 18 aprile del 2009, in cui si ritrovarono operai,
sindacalismo di base e di classe, giovani universitari di Napoli,
familiari di operai morti, non solo di Taranto ma provenienti dalla
Thyssen e da varie realtà lavorative e città, forze impegnate sulle
morti sul lavoro e da inquinamento di diverse parti d'Italia,
chiamate a raccolta dalla Rete nazionale per la sicurezza sul lavoro.
Quella manifestazione
aveva già contenuti, indicazioni per un movimento nazionale che
facesse dell'Ilva e di Taranto una battaglia generale per vincere non
solo a Taranto ma in tutto il paese.
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