Per
quanto riguarda la svendita ai nuovi padroni (o ArcelorMittal con
Marcegaglia o Arvedi con i tanti soldi della Cassa depositi e prestiti), il
nostro problema non è sceglierci il padrone e legarci alle sue
promesse.
Sia
l'una che l'altra cordata prevede tagli almeno di un 30% di noi
operai, considerando anche l'appalto, nessuna reale bonifica e
contratti peggiorativi per chi resta.
Il
10° decreto
è il peggiore e più illegale fatto finora: concede l'immunità e
quindi il via libera a violazioni sulla sicurezza, sull'ambiente ai
nuovi padroni; rinvia fino addirittura al 2019 gli interventi di
bonifica (tra cui la copertura dei micidiali parchi minerali). Di
fatto vuol dire non farle mai, visto che permette ai nuovi padroni di
modificare il piano ambientale (cioè di peggiorarlo). Questo decreto
toglie ai nuovi acquirenti l'obbligo di restituire i 300 milioni e
altri debiti (che quindi pagherà lo Stato, cioè noi); ripresenta la
strada della newco
- in cui sarà salvata solo una parte della fabbrica e gli operai
passeranno con un nuovo contratto all'insegna del jobs act - e della
badcompany
- in cui saranno messi debiti, risarcimenti, spese ambientali
"improduttive" e migliaia
di esuberi operai.
Senza
la nostra mobilitazione vi sarà sempre più attacco al lavoro, al
salario, alla nostra salute dentro e anche fuori la fabbrica.
Vogliamo
un'assemblea generale. Dobbiamo organizzare da noi una mobilitazione
vera, che ci faccia sentire e pesare, decisa da noi e
fuori dalle “passeggiate” o scioperi inutili dei sindacati
confederali, fatti pure con la confindustria. Nè ci servono
iniziative di parrocchia.
Dobbiamo
bloccare la fabbrica, ma anche aprire la fabbrica alle masse popolari di
Taranto e unire le nostre forze, in fabbrica e fuori.
Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
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