In uno dei Centro sociali
più attivi e interessati alle questioni operaie e ambientali della
provincia di Brescia, Rovato, il C.S. '28 Maggio', è giunta la
presentazione del libro “Ilva la tempesta perfetta”.
Il carattere di questa
presentazione ha avuto dei lati positivi ma anche negativi che ne
testimoniano tutta l'attualità.
Il lato negativo è stato,
per ragioni tecnico informative, la poca partecipazione dei
frequentatori, di solito più numerosi, del centro.
Questo ha reso necessario
valorizzare il lato positivo dell'iniziativa, la solidale e calorosa
accoglienza dei compagni gestori del centro, prevalentemente, operai,
lavoratori, che hanno fatto di tutto per rendere utile la riunione
allargata che si è tenuta.
Gli autori del libro hanno
messo qui in rilievo non solo i contenuti del libro, ma gli elementi
di storia politica e sindacale che hanno prodotto negli anni la
vicenda Ilva e che hanno avuto il segno di una lotta operaia
d'avanguardia e di massa, che ha cercato dagli anni '70 in poi di
mettere in discussione
nell'Italsider di Stato, prima, e nell'Ilva di
padron Riva dopo, l'attacco sistematico alle condizioni di sicurezza
sul lavoro che hanno provocato centinaia di morti, e la gestione del
rapporto fabbrica/città che con un trend ascendente ha attraversato
tutta la storia di questa fabbrica.
Particolare attenzione è
stata posta dai relatori sulla repressione in fabbrica degli
attivisti sindacali, dalla Palazzina Laf ai licenziamenti dei
delegati Fiom che avevano bloccato il convertitore, ecc.; repressione
che visto progressivamente il sindacato, Fiom compresa, sostenere le
ragioni della conciliazione e del padrone, perfino con
l'emarginazione prima e l'espulsione dei delegati attivi, in
particolare dopo la ribellione del 2 agosto del 2012 (Apecar).
Gli interventi dei
compagni del Centro hanno permesso di tornare sulla composizione
operaia in questa fabbrica, passata dagli anni dell'insediamento a
quelli della privatizzazione e all'interno di questi, della
gigantesca rottamazione prodottasi negli anni di Riva con il
pensionamento di 5mila operai per amianto e l'ingresso progressivo di
8mila giovani, privi di esperienza sindacale e di conoscenza della
realtà di un siderurgico; rottamazione che ha in qualche misura
contribuito allo strapotere della gestione per il profitto e
criminale dell'Ilva e del suo gruppo dirigente.
Questo ha richiamato
all'esigenza che il conflitto di classe debba avere il suo centro
dentro la fabbrica, unendo le ragioni degli operai a quelle delle
masse popolari della città.
Si è detto come gli
operai, riorganizzati sindacalmente dal basso e puntando sulle
assemblee, possano non solo contrastare i piani attuali di padroni e
governo Renzi, ma anche diventare il punto di riferimento, uscendo
dalla fabbrica, della lotta in tutta la città.
I compagni del CS hanno
colto con particolare attenzione anche la dimensione nazionale della
vicenda Ilva e affermato che, evidentemente, la discussione,
l'informazione e la mobilitazione fanno parte degli impegni che anche
questo utile incontro deve stimolare e indirizzare.
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