Torino, due No Tav indagati rifiutano di presentarsi al gip: "Ribellione doverosa"
Oggi in programma gli interrogatori di garanzia degli attivisti colpiti da arresti domiciliari o obbligo di firma. Tra i "disobbedienti" anche Nicoletta Dosio. Sit in a Palazzo di giustizia
La lotta No Tav riprende vigore e i militanti raggiunti da misura cautelare - arresti domiciliari o obbligo di firma - nell'inchiesta sui disordini del giugno 2015 al cantiere di Chiomonte disertano gli interrogatori di garanzia: «Una ribellione doverosa» dichiarano da Bussoleno mentre a Torino in
Tribunale il giudice ascolta i compagni che hanno deciso invece di presenziare. Tra questi c'è anche Marisa Meyer, 71 anni, che per il blitz del 28 giugno dell'anno scorso è stata destinataria della misura restrittiva dell'obbligo di firma suscitando la solidarietà del web.
Non si sono presentati invece Nicoletta Dosio e Giuliano Borio, che è evaso dagli arresti domiciliari sfidando la Procura e la Digos e comparendo pubblicamente alla manifestazione di Bussoleno del 21 giugno. Entrambi erano stati convocati per l'interrogatorio di garanzia. In un incontro con la stampa, in Valle di Susa, sono state illustrate le ragioni del gesto. Nicoletta Dosio, attivista storica del movimento, ha parlato di ribellione «ribellione giusta e doverosa». «Trent'anni di lotta - ha detto - meriterebbero una medaglia, non la serie di imposizioni e restrizioni inflitte ai nostri giovani» dalla magistratura.
In giornata sono in programma al Palazzo di giustizia gli interrogatori di garanzia dei No Tav coinvolti nell'ultima inchiesta che ipotizza i reati di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, lesioni personali, esplosioni di ordigni con la finalità di turbare l'ordine pubblico. Un gruppo di sostenitori si è raccolto in presidio davanti ai cancelli per manifestare solidarietà agli indagati, per i quali il giudice dovrà valutare se permangano le esigenze cautelari alla base delle misure. "Due ragazzi entrati nel palazzo - dice un attivista - sono stati fatti uscire, nonostante sia un luogo aperto al pubblico, solo perché indossavano magliette con la scritta No Tav". Un funzionario delle forze dell'ordine ha spiegato che si può accedere liberamente ma senza bandiere, foulard, striscioni.
Sull'ultima indagine è intervenuto anche il leader del movimento No Tav Alberto Perino nella conferenza stampa promossa in concomitanza con gli interrogatori. «La risposta popolare - ha detto - è stata estremamente chiara. La gente non si è fatta spaventare ed è stata vicino a chi è stato colpito in modo subdolo da richieste che non stanno né in cielo né in terra. Questa volta - ha aggiunto - hanno voluto colpire anche agli anziani per dire che non sono esenti dalla loro scure. Ma così facendo hanno smontato il tema caro alla pubblicistica e ai giornali che in valle vengono solo i black bloc. L'ordinanza di custodia ha dato uno spaccato reale di quello che è il movimento No Tav. Hanno voluto colpire tutti, ma non ci arrendiamo».
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