domenica 26 giugno 2016

pc 26 giugno - sul dopo elezioni e su alcuni commenti infoaut alle elezioni grilline -

Le elezioni comunali da poco conclusesi hanno presentato la novità positiva della sconfitta di Renzi in alcune le grandi città, dove effettivamente Renzi, col Pd, la sua classe dirigente al servizio dei padroni, pensava di marciare come un treno; invece ha sbattuto il muso perdendo elezioni, e compromettendo immagine, strategia e soprattutto credibilità nei confronti di chi lo tiene finora saldamente al potere; padroni, banche, ceti politici dominanti, poteri statali.

Ma questo dato positivo in nessuna maniera è stato capitalizzato dalle forze che rappresentano nel paese spezzoni di lotta operaia, sociale e politica, sui posti di lavoro e nel territorio.

Le masse operaie, precarie e disoccupate hanno scelto giustamente, come prima opzione, l'astensionismo, che è cresciuto notevolmente, fino al caso clamoroso di Napoli; qui al ballottaggio ha partecipato solo il 36% degli elettori, e pertanto di fatto ha votato per il sindaco De Magistris poco più del 20% dell'elettorato, e De Magistris è stato pur sempre il sindaco anche materialmente sostenuto da spezzoni reali del movimento sociale e politico di Napoli.

Ci si aspettava, quindi, che le forze rivoluzionarie, antagoniste, o quelle impegnate nei movimenti sociali, nel sindacalismo di opposizione, ecc., facessero un ragionamento sull'approfondirsi della contraddizione tra masse, Stato, Governo, sistema elettorale, e su questo fondassero una visione, che dimostrasse che lo spazio c'è per ricostruire per tappe dal basso l'opposizione di classe e di massa che potesse trasformare la polarizzazione in un effettivo innalzamento del livello dello scontro di classe e della prospettiva di un'alternativa.
Invece è successo tutto il contrario.
Le espressioni e valutazioni di una parte del movimento, vedi Infoaut, Contropiano, ecc., si sono
trasformate in strumenti di bassa sociologia, da “ceto politico intelligente”, per trasformare la vittoria dei grillini a Roma e a Torino in una apologia del M5S, in una cancellazione, rimozione degli aspetti più reazionari e inconsistenti del suo agire politico; vittoria che lungi dal trasformare il M5S in qualcosa che non è né mai sarà, trasforma le realtà sociali e politiche, di cui parlavamo, in un'ennesima forma e variante, non solo del revisionismo elettorale ma anche del trasformismo e dell'abbandono di principi dell'antagonismo e della lotta di classe.
Con fare compiaciuto e arrogante, queste “pulci” salgono sull'elefante presunto 5 stelle ed esprimono giudizi, analisi, indicazioni che non hanno nulla a che fare con ciò che realmente servirebbe nella lotta di classe, nei luoghi dello scontro sociale.
Sappiamo che i compagni che partecipano alle lotte e iniziative di queste forze sono lungi dall'essere persi alla causa, ma sicuramente le teorie e i giudizi di coloro che ne esprimono gli orientamenti sui mezzi di comunicazione vanno in tutt'altra direzione.

Infoaut continua nel giochetto di utilizzare il degrado delle forze “comuniste” per trasformarlo non in una analisi storico, sociale concreta, bensì nell'apologia del nulla e delle espressioni temporanee ed effimere di contraddizioni reali, fondando su di esse questa sostanziale apologia del M5S e dei suoi sindaci, che non può essere certo temperata da frasette di circostanza con le quali si rivendica una continuità politica rivoluzionaria.

Un esempio. Si pubblica un lungo intervento di Vito Ferro del blog “scrittore ad ore”, che si esercita nel facile gioco di descrivere la situazione di degrado assoluto via via realizzatasi nel quartiere Vallette di Torino che giustificherebbe, a suo dire, l'attivismo nel quartiere di alcuni esponenti del M5S, e che spiegherebbero, sempre a suo dire, il voto a Vallette che avrebbe premiato l'Appendino, la quale si sarebbe fatta interprete proprio delle istanze del quartiere.

E' inutile dire che anche a Vallette l'astensionismo, come in tutta Torino, è stato il “primo partito”, ma quello che consideriamo più grave è che quando si descrive il degrado del quartiere si usino gli stessi argomenti e gli stessi fatti – ben reali, naturalmente – che utilizzano sempre i demagoghi di destra, alla Salvini e non solo, quando si occupano dei quartieri; e non mancano, chiaramente, i riferimenti alla presenza degli extracomunitari, degli zingari, della droga, dei suk...
Ma questa descrizione “minuziosa” mai che suggerisce l'autorganizzazione e la lotta, la costruzione di centri sociali, comitati di quartiere, organismi di disoccupati, come strumenti di partecipazione che possano sottrarre realmente quel quartiere, come tutti i quartieri, allo stato in cui il sistema, il governo, lo Stato, i sindaci, il sistema dei partiti e dei sindacati, li hanno ridotti.
Per Vito ferro partecipazione è chiedere a qualcuno di fare la campagna elettorale, di diventare procacciatori di voti per un delegato sindaco che certo non vive in questi quartieri, ma è parte integrante delle classi sociali che vivono nell”altra Torino”.

Che Vito Ferro abbia queste opinioni, che pensi che questa sia la partecipazione e la trasformazione, è del tutto legittimo, ma che Infoaut pubblichi acriticamente tutto questo, non è legittimo!

Lo stesso Vito Ferro però non può dire, per piegare le cose al pregiudizio con cui ha scritto il suo articolo, che l'Appendino penserà alle periferie.
Come ben si sa, anche senza essere di Torino, l'Appendino la prima cosa che ha detto è di rimuovere uno degli uomini forti del potere bancario, Profumo, per sostituirlo con altro uomo forte più corrispondente al nuovo sistema di potere che ha vinto le elezioni.
Nessuno può impunemente dire che la nuova amministrazione avrà a cuore e risolverà i problemi dei proletari, delle masse di Vallette.

Preoccupante appare, sempre in Infoaut, un'altra nota relativa alla “presa di Roma” da parte del M5S, perchè si lega al cambio dell'amministrazione una domanda di cambio generale, di attitudine del movimento verso il Comune e il potere generale.
Si parla di “asimmetria tra le scelte a livello locale e la volontà del governo Renzi” che dovrebbe “aprire spazi di possibilità a livello politico”, e si aggiunge che “la stagione di movimento a livello romano fatta di strategie poco entusiasmanti di difesa debba essere abbandonata per andare ad abitare” questi presunti spazi politici.
Ma usare la parola “abitare” forse è un infortunio per chi scrive, perchè a Roma abitare significa case, spazi sociali, occupazione dei quartieri per sottrarli al degrado, alla violenza poliziesca, alla penetrazione fascio-razzista.
Ma davvero chi scrive pensa che su questo terreno si sia aperto qualche spazio politico con la Raggi, la cui prima parola nella culla di sindaco è “legalità”? Ma davvero si può sostenere che con la nuova giunta si sta formando qualcosa di particolarmente alternativo?
Se si parla di case, lavoro, trasporti, servizi sociali, diritti, accoglienza dei migranti, reddito, ecc., non c'è altra strada che non sia di “alzare il livello” della lotta e dell'organizzazione, divenuta forse poco entusiasmante ma unica arma nelle mani dei proletari e delle masse. E in una città come Roma ancora di più di prima.

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