Le elezioni comunali da
poco conclusesi hanno presentato la novità positiva della sconfitta
di Renzi in alcune le grandi città, dove effettivamente Renzi, col
Pd, la sua classe dirigente al servizio dei padroni, pensava di
marciare come un treno; invece ha sbattuto il muso perdendo elezioni,
e compromettendo immagine, strategia e soprattutto credibilità nei
confronti di chi lo tiene finora saldamente al potere; padroni,
banche, ceti politici dominanti, poteri statali.
Ma questo dato positivo in
nessuna maniera è stato capitalizzato dalle forze che rappresentano
nel paese spezzoni di lotta operaia, sociale e politica, sui posti di
lavoro e nel territorio.
Le masse operaie, precarie
e disoccupate hanno scelto giustamente, come prima opzione,
l'astensionismo, che è cresciuto notevolmente, fino al caso
clamoroso di Napoli; qui al ballottaggio ha partecipato solo il 36%
degli elettori, e pertanto di fatto ha votato per il sindaco De
Magistris poco più del 20% dell'elettorato, e De Magistris è stato
pur sempre il sindaco anche materialmente sostenuto da spezzoni reali
del movimento sociale e politico di Napoli.
Ci si aspettava, quindi,
che le forze rivoluzionarie, antagoniste, o quelle impegnate nei
movimenti sociali, nel sindacalismo di opposizione, ecc., facessero
un ragionamento sull'approfondirsi della contraddizione tra masse,
Stato, Governo, sistema elettorale, e su questo fondassero una
visione, che dimostrasse che lo spazio c'è per ricostruire per tappe
dal basso l'opposizione di classe e di massa che potesse trasformare
la polarizzazione in un effettivo innalzamento del livello dello
scontro di classe e della prospettiva di un'alternativa.
Invece è successo tutto
il contrario.
Le espressioni e
valutazioni di una parte del movimento, vedi Infoaut, Contropiano,
ecc., si sono
trasformate in strumenti di bassa sociologia, da “ceto politico intelligente”, per trasformare la vittoria dei grillini a Roma e a Torino in una apologia del M5S, in una cancellazione, rimozione degli aspetti più reazionari e inconsistenti del suo agire politico; vittoria che lungi dal trasformare il M5S in qualcosa che non è né mai sarà, trasforma le realtà sociali e politiche, di cui parlavamo, in un'ennesima forma e variante, non solo del revisionismo elettorale ma anche del trasformismo e dell'abbandono di principi dell'antagonismo e della lotta di classe.
trasformate in strumenti di bassa sociologia, da “ceto politico intelligente”, per trasformare la vittoria dei grillini a Roma e a Torino in una apologia del M5S, in una cancellazione, rimozione degli aspetti più reazionari e inconsistenti del suo agire politico; vittoria che lungi dal trasformare il M5S in qualcosa che non è né mai sarà, trasforma le realtà sociali e politiche, di cui parlavamo, in un'ennesima forma e variante, non solo del revisionismo elettorale ma anche del trasformismo e dell'abbandono di principi dell'antagonismo e della lotta di classe.
Con fare compiaciuto e
arrogante, queste “pulci” salgono sull'elefante presunto 5 stelle
ed esprimono giudizi, analisi, indicazioni che non hanno nulla a che
fare con ciò che realmente servirebbe nella lotta di classe, nei
luoghi dello scontro sociale.
Sappiamo che i compagni
che partecipano alle lotte e iniziative di queste forze sono lungi
dall'essere persi alla causa, ma sicuramente le teorie e i giudizi di
coloro che ne esprimono gli orientamenti sui mezzi di comunicazione
vanno in tutt'altra direzione.
Infoaut continua nel
giochetto di utilizzare il degrado delle forze “comuniste” per
trasformarlo non in una analisi storico, sociale concreta, bensì
nell'apologia del nulla e delle espressioni temporanee ed effimere di
contraddizioni reali, fondando su di esse questa sostanziale apologia
del M5S e dei suoi sindaci, che non può essere certo temperata da
frasette di circostanza con le quali si rivendica una continuità
politica rivoluzionaria.
Un esempio. Si pubblica un
lungo intervento di Vito Ferro del blog “scrittore ad ore”, che
si esercita nel facile gioco di descrivere la situazione di degrado
assoluto via via realizzatasi nel quartiere Vallette di Torino che
giustificherebbe, a suo dire, l'attivismo nel quartiere di alcuni
esponenti del M5S, e che spiegherebbero, sempre a suo dire, il voto a
Vallette che avrebbe premiato l'Appendino, la quale si sarebbe fatta
interprete proprio delle istanze del quartiere.
E' inutile dire che anche
a Vallette l'astensionismo, come in tutta Torino, è stato il “primo
partito”, ma quello che consideriamo più grave è che quando si
descrive il degrado del quartiere si usino gli stessi argomenti e gli
stessi fatti – ben reali, naturalmente – che utilizzano sempre i
demagoghi di destra, alla Salvini e non solo, quando si occupano dei
quartieri; e non mancano, chiaramente, i riferimenti alla presenza
degli extracomunitari, degli zingari, della droga, dei suk...
Ma questa descrizione
“minuziosa” mai che suggerisce l'autorganizzazione e la lotta, la
costruzione di centri sociali, comitati di quartiere, organismi di
disoccupati, come strumenti di partecipazione che possano sottrarre
realmente quel quartiere, come tutti i quartieri, allo stato in cui
il sistema, il governo, lo Stato, i sindaci, il sistema dei partiti e
dei sindacati, li hanno ridotti.
Per Vito ferro
partecipazione è chiedere a qualcuno di fare la campagna elettorale,
di diventare procacciatori di voti per un delegato sindaco che certo
non vive in questi quartieri, ma è parte integrante delle classi
sociali che vivono nell”altra Torino”.
Che Vito Ferro abbia
queste opinioni, che pensi che questa sia la partecipazione e la
trasformazione, è del tutto legittimo, ma che Infoaut pubblichi
acriticamente tutto questo, non è legittimo!
Lo stesso Vito Ferro però
non può dire, per piegare le cose al pregiudizio con cui ha scritto
il suo articolo, che l'Appendino penserà alle periferie.
Come ben si sa, anche
senza essere di Torino, l'Appendino la prima cosa che ha detto è di
rimuovere uno degli uomini forti del potere bancario, Profumo, per
sostituirlo con altro uomo forte più corrispondente al nuovo sistema
di potere che ha vinto le elezioni.
Nessuno può impunemente
dire che la nuova amministrazione avrà a cuore e risolverà i
problemi dei proletari, delle masse di Vallette.
Preoccupante appare,
sempre in Infoaut, un'altra nota relativa alla “presa di Roma” da
parte del M5S, perchè si lega al cambio dell'amministrazione una
domanda di cambio generale, di attitudine del movimento verso il
Comune e il potere generale.
Si parla di “asimmetria
tra le scelte a livello locale e la volontà del governo Renzi” che
dovrebbe “aprire spazi di possibilità a livello politico”, e si
aggiunge che “la stagione di movimento a livello romano fatta di
strategie poco entusiasmanti di difesa debba essere abbandonata per
andare ad abitare” questi presunti spazi politici.
Ma usare la parola
“abitare” forse è un infortunio per chi scrive, perchè a Roma
abitare significa case, spazi sociali, occupazione dei quartieri per
sottrarli al degrado, alla violenza poliziesca, alla penetrazione
fascio-razzista.
Ma davvero chi scrive
pensa che su questo terreno si sia aperto qualche spazio politico con
la Raggi, la cui prima parola nella culla di sindaco è “legalità”?
Ma davvero si può sostenere che con la nuova giunta si sta formando
qualcosa di particolarmente alternativo?
Se si parla di case,
lavoro, trasporti, servizi sociali, diritti, accoglienza dei
migranti, reddito, ecc., non c'è altra strada che non sia di “alzare
il livello” della lotta e dell'organizzazione, divenuta forse poco
entusiasmante ma unica arma nelle mani dei proletari e delle masse. E
in una città come Roma ancora di più di prima.
Nessun commento:
Posta un commento