Riportiamo come esempio questo
articolo della Repubblica di oggi che si chiede appunto: “Dietro gli incendi
potrebbe esserci la vendetta dei licenziati, il ricatto per farsi assumere ma
anche il tentativo di accaparrarsi nuovi terreni”…
Certo, chi può negare che ci sono
quei delinquenti addirittura qualche volta presi con le mani nel sacco, i
cosiddetti “piromani per caso” e quelli per mestiere, che distruggono e mettono
in pericolo la vita delle persone, ma tutto questo diventa un polverone che nasconde
chi non ha mai davvero il pensiero alle possibili vittime… per esempio quelli
che perdono la casa, il lavoro, quando non la vita!
E se le cose scritte nell’articolo,
che sono “vere”, non si leggono in questo modo, se non si sottolinea la
responsabilità politica innanzi tutto, e sono anche questi che devono pagare
pesantemente, non si capisce niente e si crea volontariamente confusione!
(Da La Repubblica) - L’inchiesta. Dietro gli incendi
potrebbe esserci la vendetta dei licenziati, il ricatto per farsi assumere ma
anche il tentativo di accaparrarsi nuovi terreni
Speculatori, forestali esclusi o la mafia dei pascoli le tre piste sui
piromani
Alle quattro del pomeriggio,
vista dalle falde di Monte Pellegrino, Palermo sembra una città in guerra. Il
cielo è una cortina plumbea, il bagliore dei roghi si alterna a colonne di fumo
nero pece, le esplosioni all’interno di case raggiunte dalle fiamme inseguono
le sirene delle ambulanze. In una città semideserta, con la gente barricata in
casa per sfuggire alla tempesta di scirocco che ha fatto salire il termometro
fino a 46 gradi e il sindaco Orlando che invita a non uscire, il presidente
della Regione Rosario Crocetta è furioso: “Non è casuale che questo drammatico scenario
sia esploso alla vigilia della partenza del piano antincendio varato dalla
Regione e quando era previsto lo scirocco”.
Gli stagionali
Già, il piano antincendio della
Regione: per i 6.500 forestali stagionali, 5.300 a 101 giornate e 1.200 a 151
entrati in servizio proprio da ieri, è stato un vero “battesimo del fuoco”. È tradizionalmente
loro, ai forestali stagionali che ogni primavera attendono questo lavoro a giornale
che per molti di loro è anche l’unico, che si attribuisce la mano criminale”,
che al primo scirocco da sempre accende contemporaneamente focolai da un capo
all’altro della Sicilia, solo ieri 500. Nel 2012 l’allora assessore alle Infrastrutture
del governo Lombardo Andrea Vecchio li accusò apertamente di appiccare il 70
per cento dei fuochi. Ma stavolta primi 6.500 stagionali in attesa di chiamata
sono appena stati assunti. E allora chi mette a ferro e fuoco la Sicilia? Soprattutto perché?
Le ipotesi al vaglio
Speculazioni edilizie sui terreni
bruciati, la mafia dei pascoli o magari, sempre a guardare nel variegato
esercito dei 23.000 forestali siciliani, la vendetta di quanti (280) sono stati
licenziati dal governo regionale un paio di mesi fa quando uno screening ha
portato alla luce fedine penali di tutto rispetto, 17 condannati per mafia e
alcuni con sentenza definitive proprio per aver appiccato incendi. “Mi fa
orrore il pensiero che criminali siciliani possano incendiare parchi e boschi
centenari – ragiona ancora Crocetta – ma non me lo toglie nessuno dalla testa
che ci siano interessi speculativi dietro agli incendi in determinate zone della
Sicilia”.
Le tecniche dei piromani
Il recente incendio che ha
mandato in fumo 600 ettari della montagna di Pantelleria, alla vigilia dell’istituzione
del parco, è una ferita ancora aperta. E ieri, quando il fronte del fuoco ha
raggiunto con una serie di focolai anche il Parco dei Nebrodi, è il presidente Giuseppe
Antoci (da poco sfuggito ad un agguato di mafia) a dare una risposta immediata
a questi piromani organizzati.
“Noi, qui al parco faremo la guerra
ai piromani. Metteremo telecamere, controlleremo ogni centimetro e se se ne
prenderà qualcuno, ci costituiremo parte civile. Io sono certo che ci sia dolo
e so anche che sarà difficilissimo provarlo. Perché usano mille tecniche
diverse, alcune impossibili da smascherare come dare fuoco agli animali che, scappando,
poi diffondono le fiamme”.
La “mafia delle campagne”
Migliaia di ettari andati a
fuoco. In teoria le legge impedisce qualsiasi speculazione edilizia. I terreni
bruciati dovrebbero essere registrati in un apposito catasto presso i comuni e
non dovrebbero poter essere oggetto per dieci anni di licenze edilizie o di
caccia. Ma la prassi è tutt’altra cosa e solo una minima percentuale dei
terreni devastati da incendi dolosi viene registrata e dunque messa al sicuro
da speculazioni. Dare in gestione le terre bruciate invece si può. Ed è proprio
così che, prendendo alla gola poveri contadini incapaci di far fronte agli
ingenti danni, la mafia delle campagne e dei pascoli si impossessa di centinaia
di ettari su cui poi riesce quasi sempre ad ottenere contributi pubblici.
Le falle dell’antincendio
Che siano mafiosi o speculatori,
forestali licenziati o assumenti, in Sicilia la macchina dell’antincendio per la
quale vengono spesi centinaia di milioni di euro non funziona come dovrebbe. A cominciare
dall’attività di prevenzione, vialetti tagliafuoco, pulizia di sterpaglie:
avrebbe dovuto essere messa in atto da mesi ma lo scirocco è arrivato prima
delle assunzioni degli stagionali. Anche le torrette antincendio e l’impianto
di telerilevamento degli incendi, oggetto di un appalto che, la Sistet dei
fratelli Campione di Agrigento si era aggiudicato a suon di mazzette, non sono
mai entrati in funzione visto che la Regione, dopo l’inchiesta aperta dalla
Procura di Palermo e l’intervento di Raffaele Cantone, ha bloccato tutto.
Il coordinamento non c’è
E poi ci sono i mezzi, totalmente
insufficienti ad affrontare un’emergenza di questa portata. Dal 2007 al 2013 la
Regione ha speso 30 milioni di euro per il sevizio di elicotteri antincendio. Poi
l’anno scorso, dopo lo scandalo, il governo Crocetta ha stipulato una convenzione
con la Forestale nazionale per avere a disposizione una piccola frotta di
quattro elicotteri di stanza in Sicilia mentre dei canadair bisogna attendere
l’arrivo da fuori. E, per incredibile che sembri, qui Protezione civile, vigili
del fuoco e Corpo forestale lavorano su piattaforme informatiche diverse che
non si parlano tra loro. “Manca il coordinamento – dice il capo della
protezione civile regionale Calogero Foti – certo se si comincia così la
stagione non c’è da stare allegri”.
17 giugno ’16
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