giovedì 16 giugno 2016

pc 16 giugno - CCNL metalmeccanici: lo "stallo" della trattativa non aiuta la ripresa. Ma lo scontro sui contratti è uno scontro sindacale nella forma, tutto politico nella sostanza

....LO DICONO APERTAMENTE ANCHE GLI ANALISTI BORGHESI COME DARIO DI VICO: 

Lo slittamento a settembre dell’accordo non è di per sé drammatico, ma le attuali condizioni economiche, oltre alle incombenti raccomandazioni di Bruxelles, spingerebbero a prendere decisioni coraggiose - stralci dal corriere della sera

È sempre più probabile che il «rinnovamento» del contratto nazionale dei metalmeccanici venga rimandato a settembre. 
In questi giorni con una serie di azioni articolate sul territorio i sindacati di categoria stanno facendo sentire la loro pressione ma appare comunque più come una risposta dovuta che il tentativo di dare una spallata. 
Va riconosciuto a Fiom-Fim-Uilm di aver osservato finora una linea di grande compostezza....... le organizzazioni sindacali hanno saputo tenere i nervi a posto e esibire la loro «forza tranquilla». 

Il guaio è che lo slittamento a dopo le ferie corrisponde a uno stallo e non si capisce come se ne possa venir fuori. La Federmeccanica ha spiazzato i sindacati presentando una piattaforma giudicata da molti innovativa e che sostanzialmente prevede concessioni in materia di sanità integrativa, il principio delle formazione garantita per tutti i lavoratori e l’erogazione di aumenti salariali legati ad effettivi incrementi della produttività. 


Sul welfare sanitario e sulla formazione i sindacati hanno recepito positivamente la novità attribuendosene persino la paternità ideativa, sul salario però insistono che si debba prevedere un aumento nazionale uguale per tutti anche nel caso in cui salario individuale fosse nettamente superiore. 

La verità, però, è che oggi gli scioperi colpiscono durante un 30% delle imprese che ha bisogno di produrre e di aumentare l’orario, per il restante 70% il danno è molto relativo. Anche per questo la base degli imprenditori meccanici è decisa ad andare fino in fondo e a non firmare mediazioni deboli come quelle siglate da chimici e alimentaristi. Vuole riconoscere aumenti salariali anche significativi ma solo a fronte di incrementi paralleli della produttività. Mai più sommatorie tra livello nazionale e paghe ottenute in fabbrica.


Il governo che aveva adombrato l’intenzione di intervenire sulla materia con un atto d’imperio, grazie al pragmatismo del sottosegretario Tommaso Nannicini sembra disposto ad attendere ma si sente la necessità di sbloccare il negoziato. Altrimenti la riforma delle relazioni industriali sarà ancora una volta rinviata alle calende greche delegittimando ulteriormente il ruolo del contratto nazionale. 

La debolezza della ripresa e dell’aumento del Pil dovrebbe spingere invece tutti a prendere decisioni coraggiose e utili, che per altro figurano nelle «raccomandazioni» arrivateci da Bruxelles.

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